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Manifesto-Il sogno di tutte le private: la perfetta "scuola per ricchi"

Il sogno di tutte le private: la perfetta "scuola per ricchi" C. POL. MILANO L'Istituto Leone XIII di Milano è un enorme edificio che occupa la via omonima. Grande quanto un ospedale, il più pres...

14/10/2003
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il manifesto

Il sogno di tutte le private: la perfetta "scuola per ricchi"
C. POL.
MILANO
L'Istituto Leone XIII di Milano è un enorme edificio che occupa la via omonima. Grande quanto un ospedale, il più prestigioso istituto scolastico privato milanese, gestito dai padri gesuiti, è frequentato da circa 1.150 studenti, divisi fra scuola elementare, media e liceo classico e scientifico. Il rettore, padre Vincenzo De Mari, è un ex professore di filosofia, delegato a dettare la linea educativa per tutte e cinque gli istituti gesuiti italiani.

Quanto costa la retta?

Sui 4.500 euro l'anno. Le famiglie possono versare una quota maggiorata se vogliono contribuire ad accogliere alunni meritevoli ma non in grado di sostenere l'intero costo della retta, che peraltro viene aumentata dalle attività extracurricolari, come quelle sportive. E' senza dubbio una scuola per ricchi. Si tratta di professionisti, funzionari di banca, avvocati, medici e quella che io definisco classe emergente, legata al commercio. Nelle iscrizioni diamo la precedenza alle famiglie che hanno già un figlio iscritto, che non sono poche e che arrivano a spendere in cinque anni dai 40 ai 90mila euro. Nel Seicento, quando è nata, la scuola dei gesuiti era "gratuita per li putti": oggi è molto costosa, ed è fonte di finanziamento per altre attività, rivolte al sociale.

Per esempio?

Il Centro Astalli nel quartiere Scampia di Napoli, dove si trovano istituti professionali, perché anche all'interno del nostro ordine c'è chi contesta le scuole per i ricchi.

E' una scuola solo per cattolici?

No. Questa è la mia posizione personale.

Come avviene il reclutamento insegnanti?

In genere vengono messi alla prova con supplenze. Mi è capitato anche di prenderne un paio atei. Purtroppo non possiamo permetterci di assumere facilmente, perché con la legislazione che c'è il vincolo è peggio del matrimonio. Stipuliamo il contratto nazionale con cinque sindacati. Ma i nostri insegnanti sono pagati un po' meno che nella scuola statale.

Qual è la peculiarità dell'offerta formativa?

La nostra pedagogia non dice niente di più dei buoni principi dell'insegnamento in generale, con una sottolineatura: a noi interessa che i ragazzi si impegnino personalmente. Impegnarsi personalmente significa, per esempio, fare volontariato, che deve però essere liberamente scelto. Facciamo volontariato all'istituto penitenziario per minori Beccaria e con i malati. In media il 50% dei ragazzi si dedica a queste attività. Abbiamo la lingua straniera e l'informatica già da anni alle elementari. Le nostre aule sono tutte cablate, molti ragazzi utilizzano il portatile in classe. Penso che la riforma, anche quella Berlinguer, ci abbia lasciato molte libertà.

Ci sono studenti problematici?

Tra i nostri studenti ci sono ragazzi che vengono da famiglie molto protettive, incapaci di esercitare autorità, che chiedono a noi di esercitarla in nome loro. Ma la vera educazione si apprende in casa. Abbiamo ragazzi che girano con la carta di credito in tasca, magari un regalo per compensare la separazione dei genitori.

Ci sono proteste degli studenti?

In genere no. Qualcuno dei nostri ragazzi si lamenta che a scuola ci sia poca rivoluzione. Le sospensioni sono rarissime. Dopo anni di sole promozioni, l'anno scorso ci sono stati due bocciati. Per quanto riguarda l'abbigliamento ci siamo adattati molto: non c'è nessuna regola, se non quella del decoro. L'ombelico scoperto, per esempio, non è ammesso.


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