Manifesto: Il segretario Cgil: «Stanno crescendo rabbia e delusione»
Intervista a Enrico Panini: «Ritengo che la caduta di questo governo sarebbe dannosa, ma con la scuola non si può scherzare»
Cinzia Gubbini
Roma Dal palco ha detto che la piazza invia un preciso messaggio: «Con la scuola non si scherza». Enrico Panini, segretario generale della Cgil Flc (federazione lavoratori della conoscenza), parla subito dopo lo sciopero di docenti e personale della scuola.
Chi sta scherzando con la scuola, Panini?
Scherzare è un eufemismo, e purtroppo scherzano sia il presidente del consiglio dei ministri che il ministro dell'Istruzione. Non posso pensare altrimenti se dopo soli due mesi dalla firma del patto per la conoscenza non se ne trova traccia in Finanziaria. Quel patto diceva tre cose precise: predisporre un piano pluriennale di investimenti, mettere fine al precariato, smetterla con il taglio degli organici. Diceva che la conoscenza è fonte di crescita per il paese. Ci troviamo di fronte a una Finanziaria che per l'ennesima volta sceglie di essere sparagnina perché non investe, e oltretutto utilizza la politica del falcione: unidicimila docenti di meno a fronte di un aumento delle iscrizioni. E l'inserimento di soli 10 mila unità per il personale tecnico e amministrativo.
E per il contratto?
Come fece Berlusconi nel 2006 si prevede di coprire soltanto la vacanza contrattuale, cioè una media di otto euro lordi al mese. Significa disegnare uno slittamento del contratto.
Cinque anni di governo Berlusconi e un anno e mezzo di governo di centrosinistra. Come sta la scuola italiana?
La nostra è una scuola che lavora tutti i giorni, ma nella quale sta crescendo la rabbia: da un lato non si vedono risposte a problemi annosi, come i debiti dentro cui navigano le istituzioni scolastiche. Dall'altra va considerato che il comparto scuola ha votato per l'80% per questo governo e il suo programma. Che non solo non è stato applicato, ma in certe scelte va da tutta altra parte.
Cioè?
Penso all'appalto di pezzi di offerta formativa all'esterno, come l'apertura pomeridiana delle scuole. Una bella cosa, ma prendiamo Napoli dove l'orario pomeridiano viene gestito dalle parrocchie. O il recupero dei debiti formativi. Giustissimo. Ma non si può accettare che i corsi in agosto siano affidati anche a soggetti esterni senza alcun controllo. Per non parlare del sostegno alle paritarie.
«In questa piazza non ci sono né bulli né fannulloni», ha detto dal palco. Il ministro dà voce a ciò che una certa sinistra avrebbe sempre voluto dire, come il signor Poverini e il razzismo?
Credo che più banalmente faccia parte del modo in cui la politica ha deciso di risolvere il problema del pubblico impiego.
Si parla molto di bassi salari in Italia. La battaglia per lo stipendio europeo degli insegnanti è ancora attuale?
Differenze incommensurabili.
Ma con meno ore di lavoro...
Persino un recente studio del ministero dell'Economia e dell'Istruzione dimostra che le differenze in termini di ore sono molto limitate e le vere differenze riguardano le retribuzioni. Ciò si fonda su un dato storico: altrove i governi hanno sempre scelto di investire sulla scuola. Da noi è sempre stata soltanto un problema di contabilità.
Avete sostenuto il protocollo del Welfare, non avete aderito alla manifestazione del 20. Perché oggi in piazza contro il governo?
Il protocollo per noi rappresenta un accordo soddisfacente, e ricordo che lo ha considerato tale anche l'80% dei cinque milioni di lavoratori che hanno votato. Sulla manifestazione del 20 ero in dissenso per molte ragioni, ma un dissenso laico e non di contrapposizione. Certo, io ritengo dannosa un'eventuale caduta di questo governo, perché vedo prospettarsi soluzioni più arretrate: un governo tecnico o uno più moderato non farebbero bene al lavoro. Ma ciò non mi esime dal contrastare scelte che reputo sbagliate, come quelle contenute in questa Finanziaria.