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Manifesto: Il riciclaggio dei bambini

DI CLASSE IN CLASSE

21/05/2010
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il manifesto

Arianna Di Genova
Una notizia che può stimolare comportamenti creativi e forse salvare i disperati dirigenti di istituti: una scuola del Cilento, a corto di materiali didattici, si è buttata a capofitto in polverosi scantinati e ha ritrovato gli oggetti con cui studiavano i bambini degli anni 50, compresa una lavagna con caratteri mobili, tesoro di modernariato per un museo degli «usi e costumi» del tempo andato.
Crisi e riciclaggio. Niente di male nel binomio, se non fosse che in molte aule delle nostre elementari e materne i docenti sono costretti al «riciclaggio» degli alunni stessi. Perché capita spesso, anche per diversi giorni di fila, che in mancanza di supplenti - pochi presidi si azzardano a chiamare un insegnante/sostituto, non essendo certi che poi verrà realmente pagato - i piccoli studenti vengano smembrati, smistati da una classe all'altra e retrocessi in materia di competenza: chi sta in terza elementare e studia il corpo umano o è già in grado di fare l'analisi grammaticale può tornare tranquillamente a fare le asticelle in prima e a ripassare un po' di alfabeto. Anzi, può anche venire rifiutato sulla porta dalla maestra di turno, esasperata dal trovarsi ogni giorno a fronteggiare un numero spropositato di alunni di svariate e turbolente età. Risultato, didattica patchwork, a macchia di leopardo e abbassamento di quella sana autostima che ogni bambino ha di sé.
Questo è solo un assaggio dello scenario futuro, dove il diritto all'istruzione sancito dalla Costituzione verrà gettato alle ortiche, insieme a qualche girandola di ragazzini fra un corridoio all'altro, senza insegnanti a coprire le ore - una chimera il tempo pieno - né qualcuno che ricordi quel principio della continuità didattica ed educativa su cui si è fondato il fare scuola consapevole degli ultimi trent'anni. Pardon, sbagliavo. Qualcuno lo manterrà, sacrosanto, quel diritto. Per esempio chi, ricco, magari appartenente a qualche «cricca», potrà frequentare istituti privati e fra le migliaia di bambini italiani, una in particolare ne godrà in pieno: Emma, la figlia di Mariastella Gelmini la cui mamma, che potrà andare in pensione dopo solo 5 anni di lavoro, potrà pagare per lei fantastici collegi svizzeri.


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