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Manifesto-Il pubblico impiego si prepara a scioperare

Il pubblico impiego si prepara a scioperare Da 9 mesi senza rinnovo contrattuale. La beffa del "superbonus" e della pensione integrativa GIOVANNA FERRARA Rinnovo contrattuale, previdenza complement...

23/09/2004
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il manifesto

Il pubblico impiego si prepara a scioperare
Da 9 mesi senza rinnovo contrattuale. La beffa del "superbonus" e della pensione integrativa
GIOVANNA FERRARA
Rinnovo contrattuale, previdenza complementare, superbonus. Questi i tre grandi pilastri che sorreggono la tesi sindacale dell'accanimento nei confronti dei lavoratori pubblici, che non viene smorzata nemmeno in seguito al confronto che c'è stato nella serata di ieri tra sindacati e governo. Di "congiunto", però, c'è stata solo il proposito di istituire un tavolo di confronto sulla questione, richiesto dal leader della Cgil Guglielmo Epifani che ha ricordato che un accordo del genere era già stato preso a luglio. I I sindacati, tuttavia, sempre ieri hanno annunciato un inasprimento conflittuale " e non solo a livello nazionale, ma in ogni categoria e azienda". La Uil, infatti, ha accolto la proposta avanzata dalla categorie di scioperare per pacchetti di otto ore. Soddisfazioni per queste posizioni si sono riscontrate sia nella Cisl che nella Cgil, secondo la quale "ora bisogna solo fare il punto della situazione nell'apposita riunione tra le confederazioni e le organizzazioni di categoria che si svolgerà all'inizio della prossima settimana". I fatti: i contratti, nel pubblico impiego, sono scaduti il 31 dicembre del 2003. Si attende il rinnovo da nove mesi. Per quanto riguarda la previdenza complementare l'Aran (l'agenzia per la rappresentanza negoziale della pubblica amministrazione) ha dovuto nei giorni scorsi cancellare gli incontri già programmati per definire l'avvio dei fondi pensione, poiché il ministero del tesoro, riportano i sindacati, ha detto di non sapere come finanziarli. Si attendono i soldi da otto anni. Infine il "superbonus" non vale per i dipendenti pubblici. Rispetto agli incentivi per restare al lavoro, dunque, non ci si attende niente. "Noi - ha sottolineato Carlo Podda, segretario generale della funzione pubblica Cgil - abbiamo elaborato una piattaforma che contempla un incremento dell'8%. C'è infatti da recuperare lo scarto tra inflazione programmata e inflazione reale del precedente biennio, oltre a quella dei prossimi due anni (2004-2005). Va inoltre previsto l'1% che la contrattazione integrativa da sempre destina al sostegno della produttività. Nella precedente finanziaria è stato offerto circa il 3,2%. In vista della prossima manovra si è fatto ancora meno: generale silenzio nel documento di programmazione economica e dibattito in materia finanziaria dove parti della maggioranza parlano addirittura di un tetto del 2% per le retribuzioni nel pubblico impiego".

Secondo il sindacalista questi sono i segni evidenti di un accanimento generalizzato nei confronti della categoria, che già nello scorso biennio dovette indire ben sette scioperi generali prima di poter mettere la firma sotto il nuovo contratto. Si avverte insomma una univoca volontà da parte dell'esecutivo di marginalizzare la categoria, per la quale le parole d'ordine governative sarebbero: mobilità, licenziamenti e basse pensioni. Rispetto all'ultimo punto, inoltre, i problemi si fanno rilevanti per tutti i di dipendenti pubblici assunti dopo il primo gennaio del 1996. Per loro è previsto infatti un sistema contributivo "puro". Senza previdenza complementare prenderanno alla fine della loro carriera solo il 60% dell'ultimo stipendio. Questo significa avere una vecchiaia al limite della sussistenza. Ritardare ulteriormente la stipulazione degli accordi in materia (sul tipo di quello della scuola stipulato circa due anni fa) rappresenta non solo un'ingiustizia, ma anche un'isteria per questo governo, che da sempre ha fatto propaganda anti previdenza pubblica e che, allo stesso tempo, sta facendo slittare e di molto i tempi per quella integrativa, con effetti importanti per il futuro di molti lavoratori. "E' uno scandalo - ha detto Antonio Foccillo, segretario confederale della Uil - che si parli di perequazione solo quando si vuole penalizzare".


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