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Manifesto: «Il pubblico impiego perde 3 miliardi»

per la scuola il taglio sarà di circa 7,5 miliardi

23/07/2008
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il manifesto

«La manovra triennale avrà pesanti effetti sul lavoro pubblico e sulle spese delle pubbliche amministrazioni. Il totale dei tagli alle retribuzioni e del blocco delle assunzioni sarà, infatti, pari a 940 milioni nel 2009, a 871 milioni nel 2010 e a 1.407 milioni nel 2011, per un totale di 3 miliardi e 234 milioni di euro». Il calcolo è del coordinatore del dipartimento Settori pubblici della Cgil nazionale, Michele Gentile.
I tagli al settore pubblico contenuti nel decreto legge 112/08 toccano diversi aspetti. «Per la professionalizzazione delle forze armate - elenca Gentile - il taglio è di 52 milioni per il 2009, di 340 per il 2010 e di 296 nel 2001; per il blocco annuale degli scatti di anzianità l'ammontare è di 49 milioni per il 2009; alla contrattazione integrativa si tagliano 720 milioni nel 2009 e 296 milioni sia per il 2010 che per il 2011». Inoltre, «sempre sulla contrattazione integrativa, è previsto per il 2008, e per il solo ministero dell'Economia, un ulteriore taglio di 38 milioni di euro. Una decurtazione è prevista anche per i trattamenti aggiuntivi per causa di servizio, di 27 milioni per il prossimo triennio, mentre i trattamenti delle assenza per malattia subiranno un taglio di 30 milioni nel 2009 e altrettanti per il 2010 e il 2011».
La somma delle voci sopra elencate è di 860 milioni nel 2009, 675 milioni nel 2010 e 631 milioni per il 2011. Quanto al blocco del turn over, «si prevedono tagli per 80 milioni per il prossimo anno, 196 milioni per il 2010 e 776 per il 2011». «A queste voci - conclude Gentile - vanno aggiunti i circa 15 miliardi di tagli che la manovra triennale applica alle spese delle amministrazioni nei settori sanità, sicurezza, istruzione, università, investimenti. Mentre per la scuola il taglio sarà di circa 7,5 miliardi». L'effetto «non sarà la "sola" riduzione delle retribuzioni reali dei lavoratori ma si produce un attacco al sistema dei servizi pubblici e, di conseguenza, ai suoi fruitori, ovvero i cittadini».


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