FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3827513
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto: Il master in miracoli del prof. Giavazzi

Manifesto: Il master in miracoli del prof. Giavazzi

Università

15/11/2006
Decrease text size Increase text size
il manifesto

Università
Il master in miracoli del Professor Giavazzi
Marco Bascetta
Sulla prima pagina del Corriere della sera di ieri il Professor Giavazzi colloca al primo posto tra i mali che affliggono l'Università italiana (ed europea) il fatto che a pagarla siano i contribuenti e non le famiglie. Non c'è alcun metodo in questa follia. Altrimenti si dovrebbe pretendere che a pagare l'esercito e la polizia siano non più i contribuenti, ma le famiglie dei soldati e dei poliziotti. A meno di considerare il sistema dell'istruzione nel suo insieme non già come un luogo di produzione della ricchezza sociale, non come una protezione dal decadimento culturale, scientifico, e dunque economico, del paese, ma come un semplice dispositivo di autopromozione dei singoli. Il singolo investe e ricava se il suo investimento è stato tanto oculato da evitare quella pletora di lauree e master più inutili dei bond argentini che infestano il mercato della formazione. Solo un accecamento ideologico senza rimedio può ridurre la complessità del sistema del sapere e della sua trasmissione, il ruolo della cooperazione scientifica nella produzione della ricchezza, a questa barzelletta contabile.
Il secondo posto nelle piaghe universitarie spetterebbe alla distribuzione delle risorse tra i diversi atenei e alla retribuzione paritaria dei docenti che penalizzerebbero l'eccellenza e il merito a favore della pigrizia e della mediocrità. Come Bernadette vedeva l'intervento miracoloso della Madonna i convertiti al liberismo vedono (ma solo loro) quello salvifico della concorrenza. Che se mai è esistita, da un pezzo ha smesso di operare. Quello che vediamo noi comuni mortali è invece una fiera competizione per affollare di aspiranti veline le facoltà di scienze delle comunicazioni, per sfornare il maggior numero di laureati lunghi, brevi e brevissimi, nel minor tempo possibile e al minor costo possibile, con le qualità intellettuali che possiamo facilmente immaginare, agitando gli illusori appetiti di un mercato del lavoro di cui nessuno capisce nulla. L'Università-azienda non è altro che questo, e c'è solo da aggiungere che, avendo la sinistra una enorme responsabilità nella sua nascita, dovrebbe sbrigarsi a dare un segno di redenzione, anziché lesinare le risorse.
E a chi spetterebbe poi il compito di attribuire qualità e meriti a docenti e facoltà? Alle famiglie cha pagano? Al Professor Giavazzi? Al successo di pubblico? Al mercato della formazione o a quello del lavoro (che coincidano è solo un articolo di fede)? Il mercato non guarda lontano e quando, raramente, tenta di farlo lo fa sulla base di previsioni. Ma il progresso culturale e scientifico si fonda anche sull'imprevisto, sull'anticipazione della domanda, su una relativa libertà dalla contingenza, su una eccedenza di sapere rispetto a quello immediatamente spendibile sul mercato. Più di due secoli fa un marchese girondino avvertiva: «Non vi è scienza che per la natura stessa delle cose non sia condannata a intervalli di ristagno e di oblio. Se intanto allora la si trascura (...) bisognerà ripercorrere una seconda volta la via abbandonata, quando nuovi bisogni o nuove scoperte obbligheranno gli spiriti a tornarvi sopra. Ma al contrario se le società dei dotti conservano gli studi di queste scienze, allora nelle epoche fissate dalla natura per il loro rinnovamento, si vedranno riapparire con nuovo splendore». Che paghino le famiglie dei «dotti»! Ma de Condorcet era uno spirito critico, non un editorialista del Corriere della sera o un presidente di Confindustria. Certo esistono nell'università centralismi e interessi corporativi, ma raramente si è visto il mercato, che entrambi li contiene e coltiva, esser capace di correggerli. Il guaio è che i giacobini convertiti al liberismo non riescono neanche a immaginare una sfera pubblica diversa da quella statale e una interazione sociale diversa dal mercato. Ma del resto non c'è di che stupirsi, si occupano solo di ciò che gli appare immediatamente spendibile. E quando ci indovinano si riempiono le tasche.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL