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Manifesto: Il governo metta subito il lavoro al centro»

Parla Enrico Panini (Flc-Cgil). «Non siamo d'accordo con quanto abbiamo letto sulle pensioni. Occorre aprire il confronto a partire dal documento unitario. E superare la precarietà nei settori della conoscenza»

28/02/2007
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il manifesto

Parla Enrico Panini (Flc-Cgil). «Non siamo d'accordo con quanto abbiamo letto sulle pensioni. Occorre aprire il confronto a partire dal documento unitario. E superare la precarietà nei settori della conoscenza»

Francesco Piccioni

Le indiscrezioni lasciate trapelare alla stampa su come il governo intenda «riformare» le pensioni hanno provocato una dura reazione da parte sindacale. Cgil, Cisl e Uil hanno puntato l'indice soprattutto sulla diminuzione dei «coefficienti di trasformazione», che significherebbe abbassare del 6-8% il livello di copertura degli assegni pensionistici dei futuri pensionandi. Ne parliamo con Enrico Panini, segretario della Cgil-Flc (lavoratori della conoscenza).
Neanche il tempo di arrivare al voto di fiducia e già riesplode la questione della «riforma delle pensioni».
Noi non siamo d'accordo con quanto abbiamo letto. C'è un documento unitario che è stato presentato al governo; si apra un confronto a partire da quello. E' anche uno spartiacque su come il governo intende gestire le relazioni con il sindacato: se la politica «si chiude» o se invece politica e rappresentanze sociali trovano il luogo di un confronto. Le indiscrezioni a raffica hanno creato una preoccupazione gravissima tra cittadini e lavoratori, determinando la fuga di massa di chi può verso la pensione - vedi la scuola, dove il fenomeno è amplificato dalll'esistenza di una sola «finestra».

Prodi, in parlamento, ha parlato della precarietà come di una «priorità».

Che se ne parli è importante. Ma occorrono decisioni rapide e conseguenti. Come il superamento della precarietà nei settori della conoscenza entro due o tre anni. Per capirsi, si tratta di 300.000 persone - tra scuola, università, ricerca - che oggi hanno un rapporto di lavoro precario. Bisogna andare oltre la finanziaria, perché nella conoscenza siamo ormai al livello dell'emergenza.

C'è molta delusione, per usare un eufemismo, per come questo governo affronta i problemi sociali.

Chi lavora vive la preoccupazione di arrivare alla «quarta settimana», ma in molti casi si va in crisi già alla terza. C'è il rischio che si aprano contraddizioni consistenti. A maggior ragione, perciò, diciamo no a ipotesi buttate lì e per nulla condivisibili. Il confronto con i sindacati doveva partire a dicembre; a fine febbraio non c'è ancora un segnale di apertura dei tavoli di trattativa. Dopo il voto di fiducia, l'avvio di questi tavoli diventa la cartina di tornasole per verificare quali sono le intenzioni. C'è disorientamento nel paese e tra i lavoratori, c'è rassegnazione e scontento. Per questo bisogna subito tornare a sedersi e discutere.
I salari restano molto bassi, mentre volano le entrate fiscali, il Pil, i profitti delle imprese...
Vanno fatti subito i rinnovi contrattuali. Di-cor-sa. Siamo alla fine del secondo biennio economico, tutti i contratti pubblici sono scaduti a dicembre. E qui abbiamo pagato il fatto che Berlusconi, nella sua ultima finanziaria, non ha stanziato i soldi per il rinnovo, neppure per aprire i tavoli. Siamo così in ritardo che nei comparti scuola e università le organizzazioni sindacali avvertono Fioroni che con marzo partiranno gli scioperi; altri comparti del settore pubblico hanno già avviato le procedure per farli. Trovo comunque scandaloso che solo per definire i comparti contrattuali - preliminari alla trattativa - ci si ritrovi fermi da due mesi. Bisogna trovare soluzioni condivise e andare immediatamente al rinnovo. I contratti di scuola e università vanno chiusi entro maggio 2007, altrimenti quei soldi i lavoratori chissà quando li vedranno.

Vi preoccupa l'impostazione di politica economica che emerge dai «dodici punti»?

Preoccupano due cose. Che la parola «lavoro» non sia presente in nessuno dei dodici punti. Per quanto ci riguarda, dietro questa parola c'è un'idea di paese, ma anche le facce e i destini di milioni di persone. E preoccupa anche che, nel delineare le prossime tappe del governo, non ci sia un cenno formale alla ripresa di rapporti con i lavoratori, le forze sociali e le organizzazioni sindacali. Questo aspetto rimane in ombra e le prossime scelte dovranno dimostrare cosa ciò significhi. Per questo ribadiamo: rinnovi contrattuali subito e confronto a partire dal documento unitario. Saranno due banchi di prova tra i più importanti.


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