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Manifesto: Il governo delibera: una mancia per pochi

PRECARI Si estendono le proteste nel paese

10/09/2009
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il manifesto

Francesco Piccioni

La schifezzuola ha preso forma. E il governo cerca di farla passare come una norma «salvaprecari». In realtà è stato infilato del «decreto Ronchi» (contenente una serie di provvedimenti ad hoc per evitare di incappare in procedure di infrazione da parte dell'Unione europea) un testo dal contenuto ancora ignoto, ma che il ministro Maria Stella Gelmini «assicura» essere una garanzia di reddito per almeno 12-13.000 docenti rimasti senza posto quest'anno.
Nessuna sorpresa rispetto alle ipotesi fatte fin qui. In pratica viene istituito un ammortizzatore temporaneo della durata di massimo 8 mesi (12 per i docenti ultracinquantenni) che andrà a coprire chi si dichiarerà disponibile (da cui il nome del contratto) ad effettuare «supplenze brevi», cui saranno gli unici a poter accedere. Non potranno però mai rifiutarsi di dire sì alla chiamata (tranne che per «motivi seri» non meglio precisati). Nei periodi di insegnamento prenderanno un'indennità pari allo stipendio base, in quelli di inattività «godranno» di un assegno di disoccupazione di 886 euro lordi (circa 600 netti). Alla fine dell'anno si esaurirà definitivamente il loro rapporto con la scuola, visto che la Gelmini prevede che «per il prossimo anno non ci saranno problemi». Cioè persone.
I fondi di copertura per questi «contratti» verranno ripartiti tra governo, regioni e fondi europei. Nella speranza di non incorrere nelle ire della Ue, viene precisato che gli insegnanti verranno usati anche per «progetti di contrasto alla dispersione scolastica» o per altri «progetti» da stabilire con le varie Regioni. Non verrà maturato alcun beneficio di anzianità, tranne il punteggio per le graduatorie ad esaurimento o permanenti.
Come fa notare anche il segretario della Flc Cgil, Domenico Pantaleo, «non risulta chiaro quali siano i destinatari di tale provvedimento ed è preoccupante il silenzio sugli Ata». Anche sui numeri c'è parecchia distanza tra quelli del ministro e quelli rilevati sul campo dai diretti interessati (42.500 insegnanti e 15.000 tra bidelli e impiegati di segreteria).
I precari, tanto per far sentire la propria opinione, nelle stesse ore stavano presidiando il palazzo dove erano riuniti gli assessori all'istruzione di tutte le regioni italiane, riuscendo alla fine a farsi ricevere. «Se le regioni dicono sì ai contratti di disponibilità - hanno spiegato - avallando la politica di tagli del ministro Gelmini, la scuola pubblica non avrà alcun vantaggio». Anzi. Da un numero infinito di istituti cominciano ad arrivare notizie di spaventosi disservizi - a pochi giorni dall'apertura delle scuole - causati dall'intreccio di tagli economici, «circolari», disposizioni, raccomandazioni, ecc. La stessa composizione delle cattedre è un caos senza fine, con orari a 19, 20 o anche 24 ore in alcuni casi e magari 17 in altri.
Le iniziative di lotta, perciò, proseguono come se quel decreto neppure esistesse (visto che il ministro ed il governo vanno decretando come se i precari fossero mobili vecchi da bruciare). Oltre al presidio romano sotto il ministero, infatti, proteste si sono verificate in varie città italiane (praticamente tutti i capoluoghi di provincia, dove hanno sede gli ex provveditori). Una manifestazione si è svolta anche a Pescara, a dimostrazione che neppure l'Abruzzo terremotato è stato risparmiato dalle forbici ragionieristiche della Gelmini. Ma anche a Macerata, in piazza della Libertà, dove alla fine una delegazione è stata ricevuta dal prefetto. Idem a Nuoro, davanti ai cancelli dell'ufficio scolastico provinciale. A Perugia, invece, si è unita al presidio anche l'assessore regionale all'istruzione, Maria Prodi, esprimendo la sua «ferma opposizione al processo di espulsione di tanti insegnanti».
A Palermo diverse centinaia di persone hanno dato vita ad un corteo (solo in Sicilia si calcolano 7.000 posti in meno). Oggi alle 10 la Flc Cgil organizza un sit-in davanti al ministero (dove i precari stazionano con tende e camper ormai da tre giorni). E da lunedì - quando le scuole riaprono - ci sarà molto altro da vedere. E' un movimento paziente, avvolgente, si costruisce giorno dopo giorno.


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