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Manifesto-Il classico rito

Il classico rito GUGLIELMO RAGOZZINO I eri ho incontrato un'amica che girava come un'anima in pena, intorno al liceo Visconti di Roma. Stava aspettando che trascorressero le quattro ore mancanti al...

17/06/2004
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il manifesto

Il classico rito
GUGLIELMO RAGOZZINO
I eri ho incontrato un'amica che girava come un'anima in pena, intorno al liceo Visconti di Roma. Stava aspettando che trascorressero le quattro ore mancanti alla fine dell'esame che sua figlia - una ragazza tranquilla e preparata - sosteneva dentro l'antica italica fortezza dei saperi. Oltre alla giovane S., all'esame di maturità erano presenti circa mezzo milione di ragazze e ragazzi. Cinque anni prima ne erano entrati alle scuole superiori circa centomila in più. La mia amica non sa nulla di scuole e quindi ignorava che la selezione era già avvenuta e in pratica tutti i partecipanti all'esame erano già salvi prima di cominciare, a meno di una crisi di panico, magari indotta da famiglie apprensive. Tanto più che oggi la maturità si svolge di fronte a una commissione interna, ciò che favorisce gli allievi delle scuole private, per lo più promossi a pagamento.

A dire il vero non li favorisce per niente. Tutti, soprattutto i maturati nelle scuole private, si troveranno all'università senza avere mai affrontato un esame vero, che faccia loro conoscere un po' meglio i propri limiti, la capacità di imparare e di misurarsi con un obiettivo. All'università si troveranno quasi tutti malissimo. Uno studioso di questi problemi, il sociologo Guido Martinotti, vice rettore della Bicocca, ha scritto in questi giorni (Caffeuropa) che "...Tanto per dare qualche cifra negli ultimi quattro decenni del secolo ventesimo si sono rivolti all'università per avere un'istruzione superiore, 9.187.154 giovani attorno ai diciannove anni di età. L'istituzione universitaria ne ha laureati 2.933.847 (il 31,93% ovvero meno di 1 su 3) e ne ha scartati 6.253.307, cioè 7 su 10". Dunque la selezione è prima e dopo, alle medie superiori e all'università; non durante il buffo rito di passaggio.

L'esame di maturità si è solennemente aperto ieri, con la prova d'italiano. I temi e le tracce d'esame erano usciti probabilmente (usciti anche troppo, pare) da un doppio confronto tra il ministro e gli ispettori. Il ministro avrà fatto circolare alcuni argomenti a lei cari; gli ispettori, a gara, ne avranno seguito le sollecitazioni, ansiosi di stare in consonanza con il ministro. Ah, la felicità di chi ha proposto per la decima volta il passo verghiano di "Rosso Malpelo" o il sonetto dantesco "Guido i' vorrei"!

All'esame di maturità su cinquecentomila ragazzi e ragazze da promuovere, hanno frequentato il liceo classico in cinquantamila. Ma l'esame di maturità è solo per loro. Per una finta classe dirigente, quella che in larga misura esprimerà i ministri dell'Istruzione (la parola pubblica è stata abolita, ahimè, non da Letizia Moratti) gli ispettori ministeriali, i legislatori. Quella che rifiuterà di imparare i numeri e le tecniche, considerandoli affari degni di "vili meccanici", tanto per aggiungere un'altra citazione classica (Manzoni, stavolta) al resto.

Il presidente della repubblica e tanti altri, lamentano la debolezza nazionale nell'ambito scientifico e nella ricerca. Poi i temi di maturità lo spiegano. Titoli e tracce sono esaminati in vari articoli alla pagina 8, e qui vogliamo ricordare due aspetti soltanto. C'è l'ambito socio-economico. L'argomento è "La riscoperta della necessità di `pensare'". E il primo documento considerato inizia con una frase che è tutto un programma: "A che serve la filosofia? A niente e a nessuno" E, in mezzo milione, le ragazze e i ragazzi penseranno: "questo lo sapevo già, ma non si può scrivere". C'è poi l'ambito tecnico-scientifico. Con un po' di speranza, in pochi, si saranno avvicinati all'argomento. Eccolo: "Il tempo della natura, i tempi della storia e quelli della poesia, il tempo dell'animo: variazioni sul mistero del tempo". E quasi per una presa in giro i maturandi tecnico-scientifici commenteranno Thomas Mann: "Il tempo è un dono prezioso, datoci affinché in esso diventiamo migliori, più saggi, più maturi, più perfetti". Soprattutto più maturi.


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