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Manifesto: I rettori sul piede di guerra: «Trattiamo fino all'autunno. Poi agiremo»

L'assemblea dei Magnifici delle università italiane boccia senza appello il decreto legge 112: «Avrà effetti dirompenti»

25/07/2008
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il manifesto

E. Ma.
ROMA
E ora si ribella perfino la Crui. Malgrado i toni contenuti - come si addice al ruolo istituzionale e di rappresentanza rivestito dalla Conferenza dei rettori delle università italiane - la posizione assunta ieri dai Magnifici, riunitisi a Roma per discutere del decreto legge 112/2008, è netta, decisa. Nella mozione approvata al termine dell'assemblea, la Crui «ribadisce la valutazione fortemente negativa già espressa lo scorso 3 luglio sul significato complessivo del provvedimento e in particolare sui tagli progressivi del Ffo (fondo di finanziamento ordinario) collegati alla limitazione del turn over e al riassorbimento delle risorse derivanti dalle cessazioni dal servizio». E d'altra parte, fanno notare i rettori, già nei giorni scorsi erano state molte le voci di protesta, «istituzionali e spontanee», che si erano sollevate dal mondo universitario.
Le università italiane sul piede di guerra, dunque? Non proprio, anche se i rettori si riservano, «alla ripresa autunnale, ogni tipo di iniziativa, se necessario anche di forte impatto, con cui sostenere ragioni e obiettivi che coincidono con l'interesse profondo del paese a disporre di un sistema universitario funzionante, rinnovato, all'altezza delle esigenze».
Ovviamente la Crui non può, proprio in virtù del suo ruolo, rinunciare al «confronto dialettico» con qualsivoglia governo, anche se quello attuale non ha certo dimostrato di voler fumare il calumet della pace. Per ora quindi i rettori trattano: «Siamo disposti a lavorare su un tavolo di confronto con il ministro, utile per rimettere in discussione le decisioni - spiega il presidente della Crui, Enrico Decleva - noi proponiamo un possibile patto su nuove basi, dove governo e università fanno ognuno la propria parte». Un tavolo di confronto che potrebbe essere quello «appena istituito tra Miur, Crui, Cun, Cnsu», e su cui portare innanzitutto la bocciatura unanime del decreto 112: «Il Paese deve sapere che con tale misura, se mantenuta e non modificata, si determinerà una condizione finanziaria del tutto incontrollabile e ingestibile, con effetti dirompenti per gli atenei - si legge sulla nota della Crui - Si renderà sempre più difficile l'ingresso nei ruoli di giovani di valore; peggiorerà il livello di funzionalità delle Università, anche come conseguenza dell'ulteriore mortificazione delle condizioni retributive del personale tecnico e amministrativo; diventerà sempre più difficile se non impossibile reggere alla concorrenza-collaborazione in atto a livello internazionale; si annullerà di fatto il fondamento stesso dell'autonomia universitaria, come definita negli anni '90, basata sulla gestione responsabile dei budget».
Per la Crui vanno urgentemente affrontati poi i temi del reclutamento della docenza, della valutazione, della revisione del dottorato di ricerca, della formazione universitaria degli insegnanti, della governance degli atenei.
In un simile contesto, sottolinea la mozione, «perde qualsiasi credibilità anche la proposta, che andrebbe in ogni caso ben altrimenti approfondita e verificata nelle sue implicazioni e nella sua effettiva attuabilità, di trasformare le università in fondazioni».
Si prospetta quindi un autunno caldo anche sul fronte universitario. Anche se al momento i rettori non se la sono sentita di accogliere l'idea del loro collega dell'università di L'Aquila, Ferdinando Di Orio: «Ho proposto le dimissioni di tutti i rettori ma la richiesta non è stata accolta - ha spiegato, critico, Di Orio - Il documento è debole e non risponde a un governo che ha chiesto il voto di fiducia, non ha accolto nessun emendamento e ha fatto un maxi-emendamento».


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