Manifesto-I rettori denunciano i molti mali delle università
I rettori denunciano i molti mali delle università La Crui: "Pochi fondi e riforme infinite". Il ministro: "Andrò avanti". E i sindacati bloccano gli atenei MATTEO BARTOCCI ROMA Alcuni paletti m...
I rettori denunciano i molti mali delle università
La Crui: "Pochi fondi e riforme infinite". Il ministro: "Andrò avanti". E i sindacati bloccano gli atenei
MATTEO BARTOCCI
ROMA
Alcuni paletti ma trattativa aperta con il governo. Potrebbe essere questo, in sintesi, il senso della "seconda relazione sullo stato delle università italiane" presentata ieri dalla conferenza dei rettori (Crui) a Roma. Una rassegna aggiornata di tutti i mali (non certo oscuri) che affliggono gli atenei. Una denuncia ragionata di fronte alla quale la ministra Moratti non cede di un millimetro. Per questo i sindacati scendono sul piede di guerra: da oggi blocco della didattica e delle supplenze in tutti gli atenei. La relazione del presidente della Crui, Piero Tosi, ha difeso le università come luogo principe di insegnamento e ricerca, finanziato con soldi pubblici, dedito alla scienza di base ma aperto alla società e al mercato. Per il resto, però, si discute su tutto. Ad ascoltarlo un pubblico d'eccezione: i rettori delle università italiane (tutti maschi), il presidente del senato Pera, i ministri Moratti e Gasparri, il sottosegretario Letta e (unico "big" di partito) il Ds Fassino. Nel loggione docenti, amministrativi, ricercatori e studenti.
Non a caso, ogni volta che dal palco il presidente dei rettori critica il governo la platea risponde con un applauso scrosciante. Segno che la misura è colma. Tosi punta il dito contro il ddl sullo stato giuridico dei docenti (due fasce e abolizione dei ricercatori), il nuovo sistema dei concorsi, la fine della distinzione tra tempo pieno e tempo definito, la creazione dell'Iit di Genova, lo stato scandaloso della tutela del diritto allo studio, il tentativo di imporre riforme dall'alto e di trasformare le università in imprese o fondazione, le nuove lauree "a Y" ("riforma della riforma inopportuna e intempestiva").
Insomma un catalogo di tutti i nodi della protesta che imperversa da tempo negli atenei: "L'università è divenuta un cantiere senza fine", avvisa Tosi.
Il progettista però ha un nome e cognome: Letizia Moratti. "Qualsiasi cambiamento non può essere imposto dall'alto ma deve essere condiviso, si rispetti l'autonomia degli atenei", chiede Tosi, che subito dopo offre alla ministra anche il calumet della pace: sì al nuovo sistema di finanziamento (risorse legate ai risultati), e alla nuova valutazione a tutto campo (affidata a una authority mista).
Sullo sfondo, ma non tanto, i numeri, non incoraggianti. Sono 1.801mila gli studenti universitari (+6,4%), ma più di un terzo sono fuori corso. Pochi finiscono gli studi: solo l'11% degli italiani fra i 25 e i 44 anni ha una laurea. Peggio di noi solo Portogallo e Austria. Non va meglio per il personale di ricerca, cuore dell'"economia della conoscenza". L'Italia ha 66mila ricercatori: Francia e Inghilterra il triplo, la Germania il quadruplo.
Di fronte a questo stato di evidente declino (vicino al collasso), il governo ha promesso ben poco: sgravi fiscali sull'Irap dei ricercatori (circa 300 milioni di euro) e il rifinanziamento del Fondo applicazione e ricerca per 750 milioni. Confindustria ha già chiesto che i finanziamenti per atenei e scuola superino il tetto del 2% previsto in finanziaria.
Problemi di risorse ma non solo. Resta lo scandalo del blocco delle assunzioni e della mancata presa di servizio di chi ha vinto un concorso. Sono 700 i professori idonei non strutturati che aspettano una cattedra (Copins) e, vicenda allucinante, sono ben 1.700 i ricercatori universitari vincitori di un concorso (Conri-Sps) che attendono da un anno quello che è loro dovuto per legge.
Contro il perpetuarsi di questa via crucis sindacati e associazioni di precari ricominciano la mobilitazione. Ieri tutte le organizzazioni sindacali e della docenza (Adu, Andu, Apu, Cisl-università, Cnu, Snals-università, Snur-Cgil, Uilpa-Ur) hanno annunciato il blocco delle attività didattiche e degli organi collegiali; il rifiuto delle supplenze da parte di professori, ricercatori e precari; l'inizio ritardato delle lezioni.
La ministra Moratti ha già detto che il ddl sulla docenza non sarà ritirato e promette "gradualità" solo per i futuri decreti delegati. Il 30 settembre intanto incontrerà proprio la Crui per un primo round di consultazioni.