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Manifesto-I "racailles" contro la riforma Moratti

I "racailles" contro la riforma Moratti Studenti e ricercatori in piazza in più di 70 città italiane per la giornata mondiale di mobilitazione studentesca. A Roma sfilano in 15 mila fino al minis...

18/11/2005
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il manifesto

I "racailles" contro la riforma Moratti
Studenti e ricercatori in piazza in più di 70 città italiane per la giornata mondiale di mobilitazione studentesca. A Roma sfilano in 15 mila fino al ministero dell'Istruzione
ELEONORA MARTINI
ROMA
"Nous sommes tous des racailles", siamo tutti feccia. Lo striscione, che riprende uno slogan gridato dai banlieusard contro il ministro degli interni francese Nicolas Sarkozy, viene srotolato giù sul Tevere da ponte Sublicio, a metà manifestazione, ma rende bene l'idea di quanto questi giovani e giovanissimi studenti si sentano soprattutto "esclusi e precari". Sono infatti le parole più usate lungo tutto il corteo che ha attraversato Roma, paralizzandola, in adesione alla Giornata mondiale di mobilitazione studentesca fissata durante l'ultimo Social forum di Porto Alegre (la data ricorda l'eccidio nazista di studenti cecoslovacchi del 1939). In Italia, dove ha assunto i toni della protesta contro la riforma del ministro Letizia Moratti, studenti medi, universitari e precari della ricerca sono scesi in piazza in centinaia di migliaia in più di 70 città. Partiti da piazzale Ostiense, con un'ora e mezza di ritardo sotto una pioggia battente, 15 mila manifestanti (poche migliaia secondo la questura), sono arrivati, con un cielo più clemente, proprio sotto il ministero della Pubblica istruzione di viale Trastevere. "Berlinguer Zecchino Moratti che il movimento vi sfratti" era lo slogan di apertura della manifestazione la cui testa, invano rivendicata dall'Uds e dall'Udu, è stata invece concessa al liceo Democrito, in solidarietà con lo sgombero subìto lo scorso 21 ottobre. E subito dietro un corteo fitto fitto, poco organizzato, dal carattere spontaneo, pacifico, colorato, rumoroso e gioioso, senza simboli politici e con solo, qua e là, qualche bandiera rossa. Due palloncini di vernice rossa lanciati contro un bancomat dell'Unicredit e della Banca popolare: "Attenzione, banche armate", scrivono sui muri (l'Uds e l'Udu si dissociano dal "gesto violento"). Per il resto musica, balli, giochi di strada e cori "ultras", ma con una peculiarità tutta romana: sono soprattutto studenti medi, una rappresentanza della quasi totalità dei licei cittadini. Pochi invece gli universitari e i ricercatori precari "un po' stanchi per il lungo periodo di mobilitazione". "La riforma Moratti è in continuità con quella della scuola di Berlinguer e dell'università di Zecchino - spiega Guido della facoltà di Filosofia di Roma Tre - perché tutte mettono in stretto collegamento il mondo dell'industria con quello dell'istruzione e indeboliscono la scuola pubblica". Ed è proprio su questo punto che una parte del "movimento" - quanti avevano partecipato alle manifestazioni del 12 e 25 ottobre e ieri sono scesi in piazza sulla piattaforma decisa all'università nell'assemblea nazionale del 6 novembre - è in dissenso con l'Uds e l'Udu (che rivendicavano la paternità dell'iniziativa a cui hanno lavorato insieme ad altre reti gemelle europee). "Non vogliamo partiti né organizzazioni a cavalcare questa protesta - risponde Maria del liceo Virgilio - siamo una rete di collettivi, piccole realtà che portano avanti battaglie a livello locale". "In questo momento - continua Maria, dietro uno striscione firmato soltanto "Studenti in lotta" - stiamo puntando soprattutto sul blocco dell'alternanza sperimentale scuola-lavoro che dovrebbe partire a gennaio". "Chiediamo al centrosinistra di inserire nel programma governativo l'abolizione di queste riforme e di ascoltare per una volta le proposte che vengono dagli studenti, quell'autoriforma dal basso chiesta da tutte le università italiane", urla Alessio di Lettere della Sapienza dal microfono del sound system. "In tutta Italia le facoltà stanno organizzando incontri e seminari che devono essere riconosciuti come crediti - sintetizza Luca che studia Fisica alla Sapienza - Chiediamo l'abolizione del numero chiuso e della frequenza obbligatoria e l'accorpamento dei crediti per avere di nuovo esami meno numerosi ma più qualificati".

E' mezzogiorno quando arrivano a viale Trastevere. "Assedio al ministero", urlano e innalzano centinaia di cartellini per chiedere "Dimissioni". Qualche lancio di uova contro lo schieramento di celerini impassibili e poi la festa riprende srotolando, giusto sotto i loro piedi, un lenzuolo nero e giallo che precisa: "Moratti dimissioni".


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