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Manifesto: GLI STUDENTI Il corteo dalla Sapienza si dirige verso Trastevere

GLI STUDENTI Il corteo dalla Sapienza si dirige verso Trastevere

31/10/2008
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il manifesto

Stefano Milani
ROMA
L'Onda è anomala non a caso. Anomala è la forza che emana. Anomala è la quantità di persone che riesce a coinvolgere. Anomala è la vitalità che diffonde rispetto al grigiore del berlusconismo imperante. Solo ciò che rivendica è tutt'altro che anomalo. Una scuola pubblica, un'istruzione per tutti, nessun taglio alla ricerca, più soldi alle università, meno precarietà. Cose normali in un paese normale. Non Italia dove il decreto Gelmini, fresco di approvazione al Senato, ha dato il definitivo de profundis alla scuola del Belpaese. Ma un decreto non ferma un movimento. «Siamo l'Onda che vi travolge» recita uno dei due striscioni che apre il corteo degli universitari.
Alla Sapienza i preparativi cominciano di buon mattino. Il camioncino è parcheggiato a piazzale Aldo Moro. La copertura è d'obbligo, su Roma il cielo plumbeo non promette nulla di buono. Ma i nuvoloni, per fortuna, si scioglieranno presto. Le casse sono a posto. «Un, due, tre prova», i megafoni pure. I ragazzi arrivano alla spicciolata. Si sfoglia qualche quotidiano. Non si può non parlare di quanto accaduto il giorno prima, degli scontri a Piazza Navona. «Hai visto la versione del Corriere? Pazzesca». «Oddio, guarda come titola Il Giornale». La rassegna stampa non fa giustizia agli studenti che in quella piazza c'erano. «I mass media hanno mischiato le versioni al loro comodo. Lo fanno spesso, ci siamo abituati. Ma noi non ci stiamo al loro gioco, noi continueremo a lottare in ciò che crediamo», dice Valeria di Fisica. «La verità è un'altra. È oggettiva, basta vedere le foto, guardare i filmati per capire chi sono gli aggressori e chi gli aggrediti. Chi i provocatori e chi i manifestanti. Ma noi ci faremo strumentalizzare, per noi quell'episodio è chiuso. Ora andiamo avanti». Hanno altro da fare, ripetono un po' tutti. Prima cosa manifestare, contro «chi ci vuole precarizzare il futuro». Ma non si può far finta di nulla. Perché, dice Giorgio, «quello che è accaduto ieri (mercoledì, ndr) è stato gravissimo. A Roma è in atto da tempo un rigurgito fascista pericoloso. E nessuno fa niente». E così la loro risposta è tutta nel coro che dà il via al corteo: «Siamo tutti antifascisti».
Si parte. Piazza della Repubblica è già stracolma, quando dagli altoparlanti l'esercito del surf risuona nel viale davanti alla stazione Termini. Si avanza a fatica, il piazzale è congestionato. Treni in ritardo, traffico in tilt, turisti spaesati mentre tentano acrobazie con i loro trolley. «Se ci bloccano il futuro, noi blocchiamo la città», gridano. Ci sono riusciti. Impossibile seguire il corteo principale, impossibile arrivare fino a piazza del Popolo. L'Onda è anomala, e perciò se ne va per la sua strada imboccando via Cavour. Portandosi dietro migliaia di altri studenti. Gli universitari di Tor vergata, di Roma Tre, insieme a quelli che arrivano un po' da tutta Italia. Da Firenze, Napoli, Pisa, Cosenza, Venezia, Bari. «Mamma andiamo con loro, c'è la musica, sono colorati». Alice, sei anni, è alla sua prima manifestazione. La mamma, contratto da precaria all'Istituto superiore della Sanità e da giorni in mobilitazione, non può che acconsentire. Mano nella mano si accodano e cominciano a surfare a fianco dei ricercatori, dei liceali, dei medi, accompagnati dai rispettivi professori.
Ora l'Onda è in piena. Quando entra lungo via dei Fori imperiali la coda è lontana, dove l'occhio non arriva. Allegra, colorata, movimentista. E coinvolgente. Le persone che incrocia per strada, dalle finestre dei palazzi, dai balconi, dai finestrini delle automobili, li saluta. «Siamo con voi», urlano un gruppo di precari del Cnr affacciato da via San Martino della battaglia. «Tutti al ministero», si sente dalle prime file. Quello dell'istruzione naturalmente, «a salutare la Gelmini», urlano. Il ministro non li ha incontrati prima e certo non li incontrerà adesso. Davanti al "suo" portone polizia e carabinieri si schierano in tenuta antisommossa. Caschi, scudi, manganelli, aspettando l'invasione. Che arriva puntuale intorno alle 13. «Chiediamo istruzione ci date polizia, questa è la vostra democrazia», lo slogan va avanti per minuti. «Il ministero è assediato», gridano dal megafono. Le mani alzate, e l'invito di tutti gli studenti: «Dai Gelmini scendi tra noi». Poi volano un po' di uova verso le finestre del ministero, qualcuna colpisce un paio di agenti. «Siamo tutti pacifisti» il coro si alza a ribadire la «goliardata dei facinorosi» (come dice qualcuno) e la tensione svanisce.
Non il presidio, che più passa il tempo e più s'infittisce. Arrivano anche i "ritardatari", chi da piazza del Popolo chi direttamente dai licei occupati o autogestiti. Viale Trastevere trabocca ed è spaccato in due. A destra e a sinistra i tram accodati ne fanno uno solo. Gli autisti scendono, borbottano ma in fondo «'sti studenti c'hanno ragione a protesta'». Il tempo passa, gli universitari però non si disperdono, continuano a «bloccare la città» compatti. Solo intorno alle 16 c'è la "ritirata". La strada di ritorno passa per il Circo Massimo per dirigersi di nuovo a piazzale Aldo Moro, cortile della Sapienza, al grido: «Se ci bloccate il futuro noi blocchiamo la città». L'Onda anomala non finisce qui.


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