FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3791167
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto-Gli impiegati pubblici? Ormai sono tutti precari

Manifesto-Gli impiegati pubblici? Ormai sono tutti precari

Gli impiegati pubblici? Ormai sono tutti precari Tra gli stagisti pagati un euro all'ora e i dipendenti insicuri. Le elezioni delle Rsu, parla Carlo Podda (Cgil) ANTONIO SCIOTTO Il primo argomento ...

11/11/2004
Decrease text size Increase text size
il manifesto

Gli impiegati pubblici? Ormai sono tutti precari
Tra gli stagisti pagati un euro all'ora e i dipendenti insicuri. Le elezioni delle Rsu, parla Carlo Podda (Cgil)
ANTONIO SCIOTTO
Il primo argomento di cui si parla nelle assemblee dei lavoratori del pubblico impiego? Non è il contratto - per quanto le vicende legate al rinnovo siano combattutissime - ma il dilagare della precarietà. "Incontri affollati - spiega il segretario generale della Funzione Pubblica Cgil, Carlo Podda - dove accanto ai dipendenti a tempo indeterminato si presentano e intervengono tantissimi lavoratori a termine, ex cococo ormai a progetto, ex Lsu, part time e figure "nuove di zecca", ormai diffuse anche nel nostro settore, gli stagisti: pagati tra 1 euro e 1,5 euro l'ora, senza contributi". Il comparto della sanità e degli enti locali, dei ministeri e delle agenzie si prepara alla elezione delle Rsu, tra il 15 e il 18 novembre, e il tema più spinoso da affrontare è quello dell'insicurezza sociale, che dagli "atipici" passa direttamente ai dipendenti tradizionali, impoveriti e ugualmente esposti alla precarietà. Ma si discute anche di servizi, perché, come dice lo slogan della campagna Cgil, "Pubblico è meglio": che qualità si può offrire con un lavoro ormai così frammentato e schizofrenico? Ne abbiamo parlato con Podda.

Fa effetto sentire - per quanto non ci stupisca più di tanto - che spesso i più partecipativi alle assemblee siano i precari, che neppure possono votare. Come rispondete a questo enorme e ancora inespresso bisogno di rappresentanza?

Il bisogno, in realtà, è più ampio di quanto non si creda. Ormai il 30% dei lavoratori di enti locali e sanità sono precari, nelle varie forme, ovvero circa 300 mila addetti a fronte di 1 milione e duecentomila dipendenti a tempo indeterminato. E se aggiungiamo i ministeri e le agenzie arriviamo a 1 milione e 700 mila dipendenti, con i precari che lievitano in proporzione. Ma a sentirsi insicuri non sono solo i cosiddetti "atipici", ma ormai tutti i lavoratori: con le privatizzazioni e le esternalizzazioni può capitare ad esempio che un reparto ospedaliero diventi una spa o una fondazione, con l'immediata perdita di sicurezza per tutti gli addetti. Dobbiamo necessariamente stabilizzare i precari, ma per fare questo bisogna ragionare in modo più generale sui servizi pubblici in Italia e sulle privatizzazioni. Dobbiamo dire basta alle ubriacature degli ultimi 15 anni sul "privato è bello", e puntare con decisione di nuovo sul pubblico: un servizio pubblico deve essere svolto da impiegati pubblici, e da questo cambiamento generale deve e può discendere la soluzione del problema precariato. Mentre si moltiplicano gli appalti - nell'ultimo anno la Corte dei Conti dice che nel pubblico sono cresciuti del 54% - aumentano i precari: una contraddizione assurda. Come cittadino e utente della sanità, che garanzia di formazione e di integrazione con il corpo medico posso avere da infermieri forniti da una cooperativa? Con il nostro slogan "Pubblico è meglio" presentiamo anche un criterio per capire quali servizi debbano essere pubblici: basta chiedersi, "questo servizio è un diritto?". La sanità, l'istruzione, l'acqua, sono diritti? Se lo sono, bisogna che siano beni pubblici, con lavoratori pubblici garantiti.

E' un appello anche alla politica?

Certamente, e dico di più: non ho nessun problema ad affermare che l'unico problema non è la legge 30, ma prima ancora il pacchetto Treu, che ha contribuito a diffondere il precariato in Italia. Quando la Cgil, e la nostra categoria, siederà con partiti e movimenti al tavolo programmatico del centrosinistra, e quando ci sarà - se ci sarà - un governo di centrosinistra, questi principi dobbiamo difenderli con forza. La Cgil può fare autocritica, certo, perché a suo tempo non si è opposta a certi sbagli nella riforma del lavoro e dei servizi, ma può e deve fare di più: essere propositiva.

Infine, problema non da poco, c'è il contratto.

Certo, ugualmente importante: si pensa ai dipendenti pubblici come ai "garantiti", ma in questi anni si sono perse ampie fette di salario reale. L'inflazione non è stata recuperata, e adesso chiediamo l'8%, mentre il governo ci offre il 3,7%. Con una postilla: offriremo di più se accetterete il blocco delle assunzioni e della contrattazione integrativa. Entrambe richieste inaccettabili: intanto perché, al contrario, il pubblico necessita di più assunti e di stabilizzare i precari; e poi perché bloccare la contrattazione integrativa vorrebbe dire impedire la migliore organizzazione nei posti di lavoro, cosa che certo non ci possiamo permettere se vogliamo servizi qualitativamente migliori.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL