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Manifesto: Gelmini: «Bibbia in classe»

LETTERA DEL MINISTRO A FAMIGLIA CRISTIANA

15/09/2010
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il manifesto

Giulia Pacifici
ROMA
Istruzione fa rima con religione, soprattutto per Mariastella Gelmini. In una lettera inviata a Famiglia Cristiana, illustra la sua ultima trovata «come ministro, come credente e come cittadina italiana». «La scuola deve istruire i ragazzi ma deve anche formare dei cittadini responsabili e degli adulti consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri. Questo insieme di valori e insegnamenti, nel mondo occidentale, è rappresentato dalla tradizione cristiana. È quindi importante che i nostri figli, nel bagaglio di conoscenze che la scuola deve garantire loro, possano incontrare fin da subito un testo che ha determinato la nascita della civiltà in cui viviamo e che parla ai cuori e alla coscienza di tutti», è il succo del suo ragionamento. «In una fase della storia che richiede il più ampio sforzo per sconfiggere l'odio - dichiara - dobbiamo fare in modo che i nostri giovani siano consapevoli della propria identità» e la materia religione fa credito in pagella.
Affermazioni provvidenziali per ricucire i rapporti con il settimanale cattolico - i recenti editoriali del direttore Antonio Sciortino durissimo con Berlusconi su giustizia, costituzione e caso Baffo tacciati di «pornografia editoriale» da Bondi e company - che coincidono con il lancio della Bibbia poket del gruppo editoriale San Paolo, allegata con il prossimo numero del magazine dei paolini. Il presidente dell'Associazione nazionale dei presidi Giorgio Rembado commenta con cautela: «Se la Bibbia deve essere adoperata come testo sapienziale e messo a confronto con altri testi, allora credo che la scelta possa essere positiva. Ovviamente è una considerazione che devono fare i singoli docenti, le scuole».
Sceglie la considerazione politica con stoccata la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni, che replica alla pia iniziativa: «Il ministro cominci con il portare la Bibbia in consiglio dei ministri visto che molti suoi colleghi non conoscono il significato della parola carità. Con la sua lettera sembra che il ministro Gelmini cerchi rifugio nella Bibbia per nascondere il caos valoriale che regna in un governo che giustifica chi spara sui clandestini, che pensa che l'uguaglianza davanti alla legge sia da valutarsi caso per caso e che è sostenuto da chi dice che è lecito prostituirsi per fare carriera».


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