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Manifesto: Gelmini a passo d'oca sulla scuola pubblica

L'esercito gioca alla guerra nelle classi lombarde

24/09/2010
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il manifesto

Luca Fazio MILANO

Ok, ci arrendiamo. La scuola pubblica è sotto attacco e noi ci siamo addormentati al posto di guardia. Credere, e va bene - con 25 mila insegnanti di religione pagati dallo stato. Obbedire, ormai ci tocca - con la vulgata anti sessantottina che predica legge e ordine tra i banchi di scuola. E adesso anche combattere - con l'ultima disarmante iniziativa «sempre di più sospinta» (c'è scritto proprio così) dal ministro Gelmini e dal ministro La Russa. Lui che c'entra? C'entra. Se dipendesse da La Russa, senza tanti giri di parole saremmo qui con le mani alzate a strabuzzare gli occhi davanti al nuovo programma ministeriale, libro e moschetto fascista perfetto. Invece l'ultimo colpo alla nuca della scuola pubblica già agonizzante è stato siglato tra sorrisi e strette di mano il 5 ottobre 2009 dal generale Camillo de Milato, comandante militare dell'esercito in Lombardia, e da Giuseppe Colosio, il dirigente scolastico regionale lombardo, lo stesso che in queste ore non dice una parola che sia una sullo scandalo della scuola di Adro sfregiata con i simboli leghisti.
Se vogliamo restare sul simbolico, questa faccenda fa ancora più impressione, tanto più che in Lombardia la sinergia tra esercito e scuola prosegue senza scandalo dal 2007. Il progetto (dispiace per il sincero La Russa) si chiama Allenati per la vita e prevede dei corsi teorico/pratici per «avvicinare la realtà scolastica alle forze armate». L'obiettivo viene sbandierato senza pudore alcuno nella brochure confezionata per i dirigenti scolastici lombardi (tentativi analoghi sono in corso anche in Veneto e Piemonte). «Vivere questo momento come stimolo per toccare con mano i valori della lealtà, dello spirito di corpo e di squadra, oltre ad acquisire senso di responsabilità e rispetto delle regole e dei principali valori della vita». Dove a mettere i brividi sono i valori.
Quest'anno, sull'onda della ritrovata voglia del ministro Gelmini di occuparsi di scuola, sono stati coinvolti oltre 800 studenti, 140 istruttori militari in congedo, 27 docenti e 38 scuole secondarie superiori di tutte le provincie lombarde. I militari dicono che il progetto è a costo zero per le casse del ministro dell'Istruzione. Meno male, ma è poco consolante. Perché i ragazzi, e le ragazze, di fatto verranno addestrati per pensarsi in guerra, giocandoci sopra e magari divertendosi: c'è anche una gara finale tra «pattuglie di studenti» (come ha scritto il generale de Milato ai professori) valida come credito formativo scolastico. Il programma è costituito da sei incontri «addestrativi» così suddivisi: cultura militare, topografia ed orientamento, diritto costituzionale, difesa nucleare, batteriologica e chimica, trasmissioni, armi e tiro (arco e armi ad aria compressa), primo soccorso, mezzi dell'esercito, superamento ostacoli e sopravvivenza in ambienti ostili. Chi vuole potrà giocare ai soldatini indossando una tuta mimetica dell'esercito italiano.
Eccolo qui il «percorso educativo» che, come scrive il generale, servirebbe anche a contrastrare il bullismo «grazie al lavoro di squadra che determina l'aumento dell'autostima individuale ed il senso di appartenenza ad un gruppo». Esaurito il discorso moschetto in salsa pedagogica, passiamo al libro, perché l'esercito che entra a scuola per ora è costretto a farlo in punta di scarponi, occupandosi anche di un «concorso civico-letterario». Gli anni scorsi (ahinoi) bisognava scrivere un temino sotto forma di lettera agli «amici militari impegnati in Operazioni di Pace», magari pacifiche come quelle in Afghanistan, quest'anno invece il tema sarà il 150esimo dell'Unità d'Italia - e il tutto sarà raccolto in un libro pubblicato da Mursia.
Ma ci vuole altro per ingentilire una iniziativa paramilitare come questa. Sel Lombardia ha chiesto alla Regione di togliere il patrocinio alla mascherata in mimetica, «crediamo che tutto ciò sia incompatibile con il principio di una scuola chiamata a promuovere la cultura della pace». Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, presenterà un'interrogazione urgente al ministro Gelmini, «la scuola è il simbolo dell'emergenza democratica nella quale è finito in nostro paese. Dopo aver svuotato le casse scolastiche, dopo aver fatto entrare i simboli di partito in una scuola di stato, credo sia giunto il momento di dire basta». I corsi cominceranno il 24 ottobre, staremo a vedere.


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