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Manifesto-Francia, dilaga la protesta dei liceali

Francia, dilaga la protesta dei liceali In 160 mila tornano in piazza contro il disegno di legge del ministro Fillot. Scontri tra casseurs e polizia ANNA MARIA MERLO PARIGI I liceali hanno vinto...

09/03/2005
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il manifesto

Francia, dilaga la protesta dei liceali
In 160 mila tornano in piazza contro il disegno di legge del ministro Fillot. Scontri tra casseurs e polizia
ANNA MARIA MERLO
PARIGI
I liceali hanno vinto la scommessa : ieri, nelle piazze delle città francesi, c'erano 165mila giovani, di più che alle manifestazioni del 15 febbraio, prima della sospensione per le vacanze d'inverno. Il ministro dell'Educazione, François Fillon, è con le spalle al muro e, visto che la mobilitazione non accenna a diminuire, dovrà pensare seriamente a ritirare la " riforma " che ha messo il fuoco alle polveri nei licei francesi. Un unico neo, ieri, nella grande mobilitazione dei giovani: Il corteo parigino è stato interrotto prima del previsto a causa degli incidenti scoppiati tra qualche centinaia di "casseurs" (di cui, secondo la polizia, una cinquantina molto attivi) e le forze dell'ordine, che avevano avuto l'ordine di usare il pugno di ferro per evitare a tutti i costi dei disordini. Ci sono state delle vetrine rotte e alcuni giornalisti sono stati aggrediti. Qualche incidente anche a Lione, Strasburgo e Marsiglia. E' una costante delle manifestazioni di liceali: il problema dell'inesperienza favorisce l'infiltrazione di elementi violenti, che gli organizzatori non riescono a contenere. "E' un vero peccato - dice una liceale - sono persone che non fanno che nuocere al movimento. Immagino già le prime pagine dei giornali domani o i tg stasera. Le rivendicazioni dei liceali passeranno in secondo piano rispetto ai casseurs". Un rappresentante di un sindacato di liceali si giustifica: "Noi abbiamo fatto tutto il possibile, ma non siamo qui per fare da muro tra i casseur e la polizia". Malgrado l'episodio dei disordini parigini, nella sostanza, la battaglia contro la riforma della scuola si rafforza. E' difficile dire, oggi, se la riforma verrà alla fine approvata dal parlamento. Il testo, già passato in Assemblea, andrà al Senato dal 15 marzo ed è programmato per essere votato entro la fine del mese.

Ma gli studenti, che sono divisi tra loro - Unl (Unione nazionale liceali) alleata dei trotzkisti, Fidl più moderata, accanto ai "coordinamenti" che non vogliono tutele politiche - si sono comunque messi d'accordo su un comun denominatore non certo minimo: chiedono il ritiro puro e semplice della riforma Fillon. Poi, si dividono sulle proposte. La riforma viene vista come una diminuzione della qualità dell'insegnamento pubblico e della sua libertà, come un asservimento ai valori dell'impresa e una rinuncia a quelli repubblicani, vantati a parole dalle istituzioni. Un leader del movimento degli studenti del `90, Nasser Ramdane, che ora è nella direzione di Sos Racisme, vede in questo movimento una lotta per la "fraternità" contro i "comunitarismi" emergenti. Difatti, la principale domanda dei liceali è di non toccare il "bac", l'esame di maturità, che invece Fillon vorrebbe rendere meno nazionale e più progressivo, scuola per scuola.

Con questa riforma i liceali vedono l'introduzione a livello ufficiale, anche nella scuola, delle diseguaglianze sociali: chi passerà il "bac" in un buon liceo avrà in mano un documento più prestigioso di chi lo passa in una scuola squalificata. I liceali non vogliono l'abolizione dei "lavori personali guidati", cioè del lavoro di ricerca personale, nel quadro di un tema scelto dalla scuola, che ha permesso finora di prepararsi al lavoro universitario. Inoltre, chiedono professori e investimenti nella scuola pubblica, per timore di un abbandono.

Questa settimana, i francesi sfidano il governo Raffarin. I liceali hanno aperto i cortei ieri, oggi sarà la volta dei ricercatori, domani sarà la grande giornata di mobilitazione per i salari, le 35 ore e l'occupazione (mentre i disoccupati sono ormai il 10%). Il governo, penosamente, ha cercato di disinnescare la mina dello sciopero di giovedì, sottolineando che quel giorno il Comitato internazionale olimpico doveva visitare i siti proposti da Parigi per i giochi del 2012 e che la Francia avrebbe fatto brutta figura. Ma nessuno si è lasciato convincere. La protesta cresce, dai licei ai luoghi di lavoro passando per le università, in nome di un'identica reazione: mentre le imprese hanno battuto nel 2004 tutti i record di utili, la società si impoverisce, non solo in termini di salari, ma anche culturalmente e dal punto di vista dei valori. Non è una buona notizia per il referendum del 29 maggio sulla Costituzione europea, mentre il fronte del " no " fa campagna contro l'Europa liberista.


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