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Manifesto: Fioroni si difende: inchiesta secretata, non sapevamo nulla

Il ministro della Pubblica istruzione invoca un cambiamento delle norme per poter sospendere i sospetti. I familiari dei bambini: i nomi erano noti

26/04/2007
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il manifesto

Il ministro della Pubblica istruzione invoca un cambiamento delle norme per poter sospendere i sospetti. I familiari dei bambini: i nomi erano noti
E. Ma.
Roma
«Stiamo lavorando per rendere più efficienti le norme relative ai provvedimenti disciplinari all'interno del mondo scolastico, soprattutto per fatti gravissimi come la pedofilia». Il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni, ha risposto ieri durante le celebrazioni del 25 aprile a chi gli chiedeva conto della mancata sospensione delle maestre di Rignano Flaminio. Fioroni ha spiegato di aver inviato a novembre scorso i suoi ispettori nella scuola «Olga Rovere» e subito dopo, con la circolare numero 72 del 19 dicembre scorso, di aver reintrodotto la norma della sospensione cautelare dando mandato all'Ufficio regionale competente di intervenire in casi particolarmente gravi. Ma, ha riconosciuto il ministro, in alcuni casi come quello di Rignano le cui indagini erano secretate dalla magistratura, l'applicazione della circolare può essere molto difficile. «Per questo nei prossimi giorni - ha spiegato Fioroni - porremo all'esame della settima Commissione della Camera la proposta di istituire la sospensione cautelare per l'apertura di procedimenti penali per fatti gravi o gravissimi. Nel caso in cui le indagini siano secretate dalla magistratura dovremmo prevedere che a stabilire la sospensione sia la stessa magistratura inquirente, che è l'unica che conosce gli atti oggetto di indagine». In più Fioroni crede sia necessario «rendere immediatamente attuabile la normativa che prevede che, dopo la condanna di primo grado, vi sia il licenziamento del personale scolastico». Ma, conclude, «devono essere gli istituti scolastici, nella loro autonomia a tutelare sia le presunte vittime che gli accusati di gravi reati al fine di garantire loro la presunzione d'innocenza, decidendo quali provvedimenti adottare». Bruno Pagnani, il direttore generale dell'Ufficio regionale del Lazio, dal canto suo, fa sapere in una nota di aver chiesto in gennaio alla procura i nominativi delle maestre allora indagate ma di aver ricevuto un niet perché gli atti erano secretati. Pagnani però aggiunge di aver provveduto a sospendere le maestre il 20 febbraio, non appena saputi i nomi. Un'asserzione confutata però dall'Agerif, l'associazione dei familiari dei bambini, che fa notare come le sei persone sono state iscritte nel registro degli indagati ufficialmente il 12 gennaio e la maestra Silvana Malagotti «ha ripreso regolarmente servizio appena qualche giorno fa, dopo un'assenza mai ufficialmente motivata», come scrive lo stesso comunicato stampa del comando dei carabinieri di Bracciano. In più, secondo l'Agerif, i nominativi erano senz'altro noti alla direttrice scolastica Loredana Cascelli fin dal 12 ottobre scorso, giorno in cui i carabinieri fecero irruzione nella scuola rilasciando, ovviamente, il relativo decreto di perquisizione.


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