Manifesto-Esami in piazza contro la Moratti
Esami in piazza contro la Moratti I ricercatori protestano sotto Palazzo Chigi: "Il governo ritiri subito il decreto che precarizza le università" C. L. ROMA Hanno portato l'università sotto g...
Esami in piazza contro la Moratti
I ricercatori protestano sotto Palazzo Chigi: "Il governo ritiri subito il decreto che precarizza le università"
C. L.
ROMA
Hanno portato l'università sotto gli occhi del governo. Vista l'impossibilità di aprire una trattativa seria con il ministro Moratti, precari e ricercatori hanno deciso che forse era il caso di trasferire, almeno per un giorno, la loro protesta proprio sotto le finestre di palazzo Chigi. E così ieri la centralissima piazza Colonna ha fatto da scenario all'ennesimo moto di rivolta contro il decreto delega Moratti e la riforma che, oltre a cancellare centinaia di ricercatori e precari dalle nostre università, modifica lo statuto giuridico dei professori. Una protesta anomala: anziché limitarsi a urlare slogan e mostrare striscioni, i precari di ingegneria, fisica, lettere e scienze hanno deciso che questa volta avrebbero fatto lezione. Cattedre, seppure precarie, contro solidi scranni parlamentari, sapere contro potere. "Contestiamo una classe dirigente e un governo che si rifiutano ostinatamente di investire strategicamente in ricerca e sviluppo", hanno spiegato seduti a un banchetto sotto la colonna Antonina e circondati dai fotografi.
Ma mentre il malessere universitario si fa sentire, il governo cerca di spaccare il fronte della protesta. E nel pomeriggio è lo stesso vicepremier a intervenire in aiuto del ministro Moratti. Scavalcando i sindacati, Fini fa sapere di aver convocato per il 10 marzo il tavolo della trattativa per discutere del sistema di finanziamento delle università. Presenti, oltre a lui e al ministro Moratti, il presidente della Crui Piero Tosi e il ragioniere generale dello Stato Vittorio Grilli. L'incontro, subito giudicato positivo da Tosi, servirà a verificare l'esistenza o meno della possibilità di reperire nuove risorse da destinare agli atenei, come da tempo chiedono i rettori.
Una richiesta legittima che però nulla ha a che vedere con i motivi delle manifestazione dei precari che ieri mattina si sono presentati numerosi sotto Palazzo Chigi insieme a tanti studenti. Più che vere e proprie interrogazioni, in realtà si è trattato di una discussione degli esami scritti, come quelli di chimica, o della verbalizzazione di esami già sostenuti. In questo modo è stato possibile garantire l'adesione volontaria degli stessi studenti senza creare difficoltà a nessuno. Una protesta simbolica ma non per questo meno decisa, anche in vista della manifestazione nazionale già indetta per il 4 marzo prossimo. "Preannunciamo una mobilitazione massiccia di tutte le università italiane", dice Walter Lacarbonara, ricercatore di Scienza delle costruzioni a Ingegneria. "Abbiamo anche il sostegno di molti rettori, come quello del Politecnico di Milano e dell'Università della Calabria, che hanno espresso la loro contrarietà a decreto. Per noi non ci può essere nessuna trattativa: solo il ritiro immediato e incondizionato del decreto". Obiettivo non discutibile, a cui i sindacati aggiungono la richiesta del rinnovo del contratto del personale amministrativo.
Una lotta corporativa? Macché. La protesta, spiegano "è per difendere il patrimonio di questo paese, difendere università in cui hanno studiato Fermi e Marconi, è per sostenere che la ricerca, a cui l'Italia dedica, diversamente da Francia e Germania, solo lo 0,69 per cento del Prodotto interno lordo". E Alessandro Panconesi, professore di Informatica alla facoltà do scienze, per spiegarsi si affida al calcio mercato: "Un Buffon uguale cento miliardi lire, due Buffon, uguale duecento miliardi di lire... equivalgono ai finanziamenti in tutta Italia per la ricerca in tutte le discipline: questo è il livello dei finanziamenti, come l'ingaggio di due portieri di calcio. Per l'informatica poi, una delle famose tre I del nostro presidente del consiglio, l'Italia investe in tutto un miliardo di lire".
Se questa è la tendenza, il problema allora è capire come fare per invertirla. E il disegno di legge della Moratti non sembra proprio essere la soluzione a nessuno dei tanti problemi sollevati dalla protesta nata nelle università italiane. Anzi. Spiega sempre Panconesi: il testo non solo è offensivo nei confronti di chi, come ricercatori, vive e fa vivere gli atenei, "ma denuncia un livello di meschinità di tutta la fisiologia del sistema. Non solo mancano i finanziamenti pubblici - conclude - ma anche il privato da noi manca di capacità strategica e di coraggio: la sola Ibm spende per la ricerca e lo sviluppo quanto tutto il privato italiano".