Manifesto: Esami a settembre: decide il parlamento
Primo stop a Fioroni Il ritorno per decreto delle riparazioni messo in discussione da camera e senato. Il ministro: era solo una rimodulazione
Simone Verde
Giornata di fuoco, ieri, per il ministro della pubblica istruzione Giuseppe Fioroni. Giornata in cui due intoppi parlamentari hanno rivelato tutti i limiti della strategia con cui sta tentando di riformare la scuola italiana. Tutto è cominciato con l'approvazione a larghissima maggioranza di un ordine del giorno proposto dal leghista Roberto Calderoli, in cui si ottiene che la reintroduzione degli esami a settembre decisa nel chiuso delle stanze di viale Trastevere, venga discussa in parlamento. Una richiesta che di fatto ha smascherato un metodo di riforma basato su decreti ministeriali, regolamenti, circolari e in cui non si procede mai alla consultazione delle camere. Il trucco serve a snellire il lavoro ministeriale, certo, ma anche a evitare che si metta il naso in alcune materie sensibili come la distribuzione di fondi alla scuola privata e la promozione di un sistema misto pubblico-privato tanto caro a Fioroni.
Poi, nel pomeriggio, il colpo di scena: rispondendo a un'interrogazione parlamentare, il ministro si è prodotto in un numero da maestro. «Il ministero - ha dichiarato - non ha mai reintrodotto esami a settembre». Ed ha aggiunto: «Per decreto abbiamo dato luogo a una rimodulazione dei tempi per il recupero dei debiti formativi. Le verifiche vanno effettuate nel corso dell'anno e a giugno il consiglio di classe decide se le lacune sono state superate. C'è la possibilità di proseguire, sottoponendosi a una prova prima dell'inizio dell'anno scolastico». Niente esami a settembre, dunque, ma prove di fine agosto.
A rendere ancora più paradossale la dichiarazione del ministro è il fatto che le sue preoccupazioni siano del tutto fondate: secondo dati recenti, infatti, il numero di allievi che non salda i propri debiti è in ascesa costante ogni anno e si attesta ormai al 42 per cento del totale. Una scelta, dunque, quella di reintrodurre esami a settembre che, per quanto discussa, Fioroni avrebbe potuto difendere con argomenti convincenti. E che invece ha preferito giustificare dietro una fraseologia confusa e politichese. Con il risultato di gettare nuovo fumo sulle reali intenzioni del ministero e di cercare di impedire - almeno fino alla discussione in aula che si terrà prossimamente e in cui si deciderà sulle prove di fine estate - che venga aperto un dibattito pubblico sui criteri di riforma e sul modello di istruzione mista di cui Fioroni disquisisce con dovizia al meeting estivo di Comunione e Liberazione ma che evita con cura di sottoporre all'attenzione del parlamento.