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Manifesto-Epifani: la legge 30 è da abrogare

Epifani: la legge 30 è da abrogare Il leader della Cgil rilancia sulla precarietà dall'assemblea dei cococò: "E' il simbolo di un disegno ideologico che va cancellato". La sfida al governo e il m...

29/10/2004
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il manifesto

Epifani: la legge 30 è da abrogare
Il leader della Cgil rilancia sulla precarietà dall'assemblea dei cococò: "E' il simbolo di un disegno ideologico che va cancellato". La sfida al governo e il messaggio alla Gad, a un mese dallo sciopero unitario del 30 novembre
ANTONIO SCIOTTO
ROMA
"Abrogare la legge 30: è il simbolo di un disegno culturale ed ideologico che va cancellato". La richiesta è venuta direttamente dal segretario generale Cgil Guglielmo Epifani, che ieri l'ha pronunciata davanti alla platea dei giovani cococò del Nidil, pubblico quanto mai ideale per il tema. Ma il momento è anche particolare: siamo all'indomani della proclamazione dello sciopero generale unitario contro la finanziaria, fissato da Cgil, Cisl e Uil per il 30 novembre, e si celebra proprio in questi giorni il primo compleanno del "supermarket della precarietà" (la legge 30, o "Biagi", appunto) con i compagni di strada di Epifani - i leader Cisl e Uil, Pezzotta e Angeletti - che alla commemorazione di Modena della settimana scorsa ancora aprivano alla contrattazione su alcuni istituti della legge. Un equilibrio difficile da gestire, ma Epifani accelera e rilancia. Tantopiù, specifica lui stesso, "per la difficile situazione in cui versa il paese, il declino industriale, la perdita di competitività, il crollo del potere di acquisto di salari e pensioni", che rendono la via della flessibilizzazione del lavoro "ancora più dannosa per gli anelli deboli del sistema, quelli su cui si vogliono scaricare tutti i costi. Basti pensare all'anomala proliferazione delle partite Iva - ha aggiunto - come mai adesso in Italia tutti vogliono diventare autonomi?". E non basta, perché il messaggio del leader della Cgil va dritto dritto sul tavolo della Gad, dove ancora Margherita e parte dei Ds nicchiano, o addirittura flirtano, con la orrida legge del governo Berlusconi. D'altra parte, anche se ancora non pienamente esplicitato, il concetto dell'abrogazione è già scritto nel documento inviato neppure un mese fa dalla Cgil a Romano Prodi, senza dimenticare le critiche al libro bianco e alle successive bozze della legge 30 mosse dalla Cgil sin dal 2002, quando accanto alla grande battaglia per la difesa dell'articolo 18 furono presentate quattro ipotesi di referendum ("due sì e due no") contro la precarietà e per i diritti, firmate poi da oltre 5 milioni di persone. E anzi la Cgil avrebbe tutte le carte in regola (peraltro controfirmate da quei 5 milioni di italiani), per chiedere non solo l'abrogazione della legge 30, ma finalmente anche un definitivo abbattimento delle cococò e di tutte le distorsioni dei contratti di "collaborazione". La lettera a Prodi chiede infatti di "ridare centralità al contratto a tempo indeterminato facendo della flessibilità un'eccezione e non la regola", "riconducendo ogni tipologia contrattuale all'area del lavoro economicamente subordinato o all'area dell'economicamente autonomo".

Ieri Epifani ha dunque ribadito "l'importanza di politiche pubbliche che finanzino ricerca, sviluppo, innovazione, e che offrano un solido welfare per ampi ceti ormai impoveriti dalla disastrosa politica del governo". Centrale resta il contratto nazionale, "che offre il quadro di regole e la tutela universale", anche "se accanto va rafforzato il secondo livello". E ha parlato di una "nuova Confindustria", "che ha capito che qualcosa non funziona: ha lasciato da parte la battaglia sull'articolo 18, e usa con difficoltà molti istituti della legge 30, poco convenienti per le stesse imprese, concentrandosi soprattutto sugli strumenti per l'avviamento al lavoro". Piccata la reazione del sottosegretario al Welfare Sacconi: "La Cgil continua imperterrita nella sua linea oscurantista e settaria".


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