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Manifesto-Ecco le scuole che Moratti ama

Ecco le scuole che Moratti ama Ormai uno studente su sette, in Italia, studia in una scuola privata. Molti al nord, molti meno al centro-sud; gli istituti religiosi prevalgono nelle elementari. Ma c...

14/10/2003
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il manifesto

Ecco le scuole che Moratti ama
Ormai uno studente su sette, in Italia, studia in una scuola privata. Molti al nord, molti meno al centro-sud; gli istituti religiosi prevalgono nelle elementari. Ma come funzionano, come scelgono i docenti, come li aggiornano e pagano?
CINZIA POLINO
MILANO
Se facciamo luce sul mondo della scuola privata ci troviamo davanti una realtà assai variegata. Gli alunni della scuola non statale in Italia rappresentano l'11,5% del totale: 38,7% nelle scuole dell'infanzia, 6,8% in quelle elementari, 3,5% alle medie e 5,8% nella superiori. Questo significa che su più di 7 milioni e 600 mila alunni, quasi un milione frequentano la scuola privata. Se guardiamo le singole regioni, il primato se l'aggiudica la Lombardia (18,5%) seguita dal Veneto (18,2) e dal Lazio (13,6), mentre in fondo alla lista troviamo Molise (4,2%), Basilicata (4,4) e Marche (5,5). Se poi osserviamo i dati per tipo di scuola, in Veneto c'è la più alta percentuale di alunni che frequentano le scuole dell'infanzia (68,6%), seguito da Lombardia (58,6%) e Emilia Romagna (57,0%). Liguria (10,5%) e Campania (10,3) hanno il maggior numero di alunni nelle elementari, la Lombardia nelle medie (8,2%) e superiori (9,7%). Il quadro statistico dovrebbe ancora completarsi con la distinzione tra scuole private religiose e laiche. Il numero delle private laiche alle superiori sopravanza di molto quello degli istituti religiosi (57 contro 38%), mentre alle medie ed elementari è il contrario.

Se il quadro numerico è chiaro, lo è decisamente meno quello relativo ad altri aspetti: come vengono reclutati gli insegnanti, quanto vengono retribuiti, se seguono corsi di aggiornamento, come si compone l'offerta formativa proposta, quanto costano le rette.

Cominciamo dal sistema di reclutamento dei docenti. "Il criterio è quello di prendere docenti abilitati, ma abbiamo la possibilità di scegliere", dice Angelo Sabbadini, preside al magistrale dell'Istituto Preziosissimo Sangue di Milano, gestito dalle suore alla periferia nord-ovest. "In genere le supplenze brevi vengono coperte da personale interno, mentre per quelle più lunghe selezioniamo nuovo personale". "Alle elementari e alle medie abbiamo sempre il tutto esaurito già molti mesi prima dell'inizio dell'anno scolastico, ma non è così al magistrale", dice suor Mariangela Tagliabue, responsabile del comprensivo dell'istituto. I docenti seguono corsi di aggiornamento e formazione, finanziati dal ministero. "L'anno scorso, per esempio, ne abbiamo seguito uno sulla programmazione", dice Emilia Pavone, insegnante alle medie del Preziosissimo Sangue, convinta che non ci sia differenza di qualità tra insegnanti delle private o della scuola pubblica. "Piuttosto c'è un'attenzione quasi materna nei confronti dei ragazzi: forse perché tutti si conoscono e non c'è il cambiamento continuo della scuola pubblica". "Di certo le classi sono più semplici, perché non ci sono ragazzi extracomunitari con problemi di lingua e di inserimento: quelli presenti sono figli di funzionari. Il clima è più tranquillo e il preside è sempre presente".

Le famiglie degli studenti appartengono tutte a una fascia economicamente alta, mentre tre/quattro anni fa si collocavano nel ceto medio-basso. Tradotto in costo della retta significa circa 2.500 euro l'anno, non comprensive di spese per riscaldamento e fotocopie. Ma numerose famiglie pagano una retta agevolata, perché la Casa Madre delle Suore del Preziosissimo Sangue utilizza le entrate scolastiche anche per le spese generali di "carità", essendo "l'attenzione ai bisognosi" il carisma di quest'ordine religioso.

D'altro canto il carattere religioso si ripercuote sulla necessità di seguire le ore di religione e le funzioni anche se si appartiene a una confessione diversa da quella cattolica. Oppure sulle pressioni psicologiche affinché certi aspetti della vita privata non si diffondano tra i ragazzi: per esempio se un'insegnante è incinta ma non è sposata ("il problema è quello dell'immagine", ci dice Emilia). O ancora sul monte ore extra-docenza, che anziché essere di 70 è di 170 ore all'anno, spese per organizzare iniziative scolastiche, molte delle quali religiose. Eppure a questo elevato impegno corrisponde una retribuzione più bassa che nella scuola statale: circa 900 euro contro 1.060, senza possibilità di aumenti per anzianità di servizio. Questo si traduce in un'elevata tendenza a lasciare il privato, ignota negli anni passati. "Oggi la scuola privata è un trampolino di lancio per neolaureati, spesso non abilitati e privi di esperienza, a scapito dei ragazzi".


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