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Manifesto: «È stata una provocazione, ma reagendo avremmo fatto il loro gioco»

STUDENTI DI SINISTRA Parla il responsabile nazionale dell'Uds Roberto Iovino: questo movimento non si può strumentalizzare

28/10/2008
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il manifesto

Andrea Gangemi

ROMA

«La presenza dell'estrema destra nel corteo di ieri è stata una provocazione che abbiamo subìto per senso di responsabilità, ma non sarà così per sempre». Roberto Iovino, responsabile nazionale dell'Unione degli studenti (Uds), commenta così la decisone di non reagire alla partecipazione di Blocco studentesco alla manifestazione romana.
Il movimento «No Gelmini» è stato sempre spontaneo e apolitico, invece ha subìto la peggiore delle strumentalizzazioni. Come è stato possibile?
Guarda, gli appuntamenti che abbiamo organizzato finora hanno dimostrato che questo movimento, in fondo, non è strumentalizzato. L'episodio di oggi (ieri, ndr) però, rivela che evidentemente non tutti gli studenti hanno ben chiaro quel rischio: non lo nascondo. Ma aggiungo che sul limite fisiologico di come oggi si esprimono queste piazze ci sono delle frange di estrema destra che vogliono creare scompiglio e disgregazione.
Cosa che purtroppo era da aspettarsi. Data la particolare «debolezza» con cui si è consentito al Blocco di sfilare addirittura alla testa del corteo, viene però da chiedersi se esista ancora la discriminante antifascista dentro il movimento: in questo caso non l'abbiamo vista.
Certo che sì, se si fossero presentati riconoscibili agli studenti. Sono stati i soliti furboni: mentre in piazza dicevano «siamo diversi ma tutti uniti, destra e sinistra», ai giornali hanno fatto un comunicato stampa rivendicando: «In duecentomila con il Blocco» (e anche la stampa, a cui chiediamo quantomeno di ridimensionare il fenomeno, li ha assecondati). Ma la discriminante, soprattutto a Roma, è molto forte, anche il 10 ottobre abbiamo urlato i nostri slogan contro Alemanno per dire che questa idea di scuola che contestiamo è totalmente di destra.
Tuttavia la maggioranza degli studenti, anche quelli di sinistra, non ha esitato ad accettare la situazione, rimanendo in quella piazza.
Noi all'inizio abbiamo provato a contendere la testa del corteo al servizio d'ordine di Casa Pound, poi abbiamo preferito mantenerci dietro, evitando il contatto; infine abbiamo provato a staccarci, riuscendoci solo in parte. Bisogna però chiarire una cosa: chiedere una presa di consapevolezza oggi (ieri, ndr) avrebbe significato picchiarci. E fare il loro gioco, disgregare il movimento, come prevede la strategia della tensione.
A cosa ti riferisci esattamente?
Penso che dalle dichiarazioni di Berlusconi della settimana scorsa (sull'intervento delle forze dell'ordine nei cortei, ndr), siano scattate una serie di operazioni scientifiche, del tipo: «Andate là e spaccateli». La stessa Digos normalmente avrebbe dovuto sbatterli fuori e non consentire questo scenario, non farci marciare insieme. Anche vedendo i maggiori quotidiani, mi sono reso conto che c'è qualcuno che in questa situazione ci sta speculando e che non aspettava altro.
Archiviando questa giornata, come pensate di comportarvi nei prossimi giorni?
Continueremo a non raccogliere le provocazioni a patto che questa gente, che l'anno scorso voleva picchiarci e adesso prova a cavalcare la protesta, la finisca con questo atteggiamento scandaloso. Ma quello che è successo non si ripeterà. E se non si ridimensioneranno, noi non potremo fare altro che difenderci.


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