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Manifesto-È solo l'inizio

COMMENTO È solo l'inizio ALBA SASSO* La mobilitazione di oggi lancia un messaggio chiaro e semplice: fermare la Moratti è possibile. Di fronte a una forza compatta e decisa il governo ha dato p...

15/05/2004
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il manifesto

COMMENTO
È solo l'inizio
ALBA SASSO*
La mobilitazione di oggi lancia un messaggio chiaro e semplice: fermare la Moratti è possibile. Di fronte a una forza compatta e decisa il governo ha dato piccoli, anche se non irrilevanti, segnali di cedimento (da Darwin al tutor). Certo non basta: soprattutto non basta a fermare quel proposito restauratore che sta mortificando le migliori e più significative esperienze pedagogiche e didattiche della nostra scuola e che vuole cancellare, riportando indietro nel tempo l'intero sistema, il carattere pubblico e laico dell'istruzione, l'uguaglianza del diritto alla formazione permanente e a un apprendimento di qualità per tutte e tutti. Perciò "abrogare la legge 53" non è solo uno slogan. Ma è impegno comune a cancellare una legge inemendabile, proprio perché è traduzione di un'idea privatistica del sapere, di un'idea che tende a registrare e mantenere le differenze sociali e culturali (la diminuzione dell'obbligo scolastico) e che per essere accettata veste gli abiti del familismo e di una modernità senza storia (la metafora dell'inglese e dell'informatica). E perciò è significativo che attorno ad una piattaforma che ha al primo posto l'obiettivo di fermare la Moratti e di cancellare la "sua riforma", si sia registrata un'ampia convergenza di soggetti politici e associativi. Da qui comincia o ricomincia il lavoro. Sappiamo tutti che la nostra scuola deve cambiare. E che uno dei danni peggiori fatto da questo ministro e da questo governo è quello di aver fermato, se non riportato indietro, un processo di cambiamento costruito negli anni - a partire dalle scuole - per rispondere a domande nuove e diverse di sapere e di conoscenza. Si tratta di costruire, ma a partire dalla sapientia della scuola, un modello di istruzione che sappia convincere il paese; un modello coerente con una visione della società aperta e solidale; un modello che parli di diritti e di libertà, di lotta alle diseguaglianze, di valorizzazione delle intelligenze, di un sapere ricco, aperto, curioso, un sapere per lavorare e soprattutto per vivere.

Le mobilitazioni di questi mesi, e quella di oggi in particolare, segnalano una cosa importante: che la scuola non è stata ferma. E che anzi forte e dirompente è stata l'iniziativa promossa "dal basso": lo testimoniano i tanti comitati e coordinamenti che si sono costituiti e che hanno avuto la capacità di radicarsi nel territorio. Così come forte e significativa è stata l'iniziativa di tanti enti locali. Un'opposizione serena e civile. Questo hanno rappresentato le voci critiche e di dissenso cresciute nel mondo della scuola, che hanno messo in discussione - richiamandosi al rispetto delle leggi vigenti, dalla Costituzione all'autonomia didattica e organizzativa, ai contratti - le palesi illegittimità dell'applicazione del primo decreto attuativo della legge `53. Voci che si sono espresse in tante parti d'Italia con ordini del giorno e mozioni - dei collegi docenti e dei consigli d'istituto - di rifiuto della figura-funzione del tutor o di conferma dei libri di testo pre-riforma, per fare solo alcuni esempi. Quella di oggi è allora un'occasione per saldare opposizione sociale e politica contro la legge Moratti e le politiche del centrodestra sull'istruzione.

*parlamentare Ds


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