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Manifesto-E ora i contratti pubblici rischiano di slittare

E ora i contratti pubblici rischiano di slittare Tremonti rassicura, ma nella finanziaria non ci sono ancora i soldi. I sindacati preparano la mobilitazione SARA FAROLFI Con o senza "firma" la sos...

03/11/2005
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il manifesto

E ora i contratti pubblici rischiano di slittare
Tremonti rassicura, ma nella finanziaria non ci sono ancora i soldi. I sindacati preparano la mobilitazione
SARA FAROLFI
Con o senza "firma" la sostanza non cambia di molto. Nelle tasche dei dipendenti pubblici non è ancora arrivata una lira di aumento per il rinnovo del secondo biennio economico (2004/2005) del contratto che scade alla fine dell'anno. Senza contare poi quelli che ancora aspettano il rinnovo del precedente biennio (2002/2003). Si parla di oltre 2 milioni e mezzo di lavoratori, con una retribuzione media di 1000, 1200 euro al mese. Tutti alle prese dunque con "l'impossibile quarta settimana del mese". A gettare nuove ombre sul rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici sono state ieri le dichiarazioni incrociate degli economisti del Fondo monetario internazionale (Fmi) e del ministro dell'economia Giulio Tremonti. Lo slittamento del rinnovo - ha spiegato il capodelegazione del Fmi, Alessandro Leipold - metterebbe a serio rischio il target concordato dal governo con Bruxelles sul rapporto deficit/Pil 2006, aggravando il disavanzo italiano per 0,2 punti percentuali. "Faremo tutto il possibile per chiudere quanta più parte dei contratti pubblici nel 2005" si è affrettato poi a dichiarare Tremonti. Parole poco rassicuranti, per lavoratori e sindacati. E la ragione è semplice.

Gli aumenti contrattuali per il secondo biennio economico (validi per tutti i comparti del pubblico impiego) erano stati stabiliti dal protocollo siglato lo scorso 27 maggio. Salari maggiorati del 5,01%; cento euro medi in più per i ministeriali (che significa, qualcosa di meno per gli enti locali e qualcosa in più per le agenzie fiscali, sanità e parastato). Ad oggi, però, le trattative tra sindacati e Aran (l'agenzia che tratta per il governo) sono state avviate e concluse soltanto per i ministeriali, la scuola e i vigili del fuoco. "Concluse" si fa per dire, perché anche quegli unici contratti firmati giacciono sepolti in un cassetto del ministero dell'Economia.

Va detto che le procedure per il pubblico impiego sono, di per sè, farraginose. Una volta raggiunta l'intesa di massima (come il 27 maggio scorso), il governo deve fare le "direttive dei comitati di settore" che danno mandato all'Aran di aprire la trattativa con i sindacati. Raggiunto l'accordo, l'atto deve tornare al governo, passare dal Consiglio dei ministri ed essere approvato dalla Corte dei conti.

Ad eccezione del parastato (gli enti pubblici come Inps e Inail), ad oggi, le direttive sono state fatte per tutti i comparti. Sono stati rinnovati, ma solo formalmente, i contratti della scuola, dei ministeriali e dei vigili del fuoco, che aspettano ora di passare dal ministero al Consiglio dei ministri e poi alla Corte dei conti (iter che, per legge, non dovrebbe superare i quarantacinque giorni). In fondo a tutti, i medici e gli enti pubblici di ricerca, che ancora devono rinnovare il precedente biennio economico. I primi hanno proclamato uno sciopero generale della categoria per il prossimo 14 di novembre. Mentre il comparto della ricerca pubblica (Istat, Cnr, Istituto superiore di sanità, tra gli altri), dopo la mobilitazione della scorsa settimana, incontrerà l'Aran venerdì prossimo.

I contratti dunque, anche una volta firmati, vengono tenuti fermi rallentando le procedure. "La pazienza dei lavoratori e delle lavoratrici è esaurita - commenta Carlo Podda, segretario generale della Funzione Pubblica Cgil - Come è evidente anche che quattro ore di sciopero il 25 novembre non sono sufficienti". "Per il 2004 e il 2005 i soldi per i rinnovi contrattuali c'erano - afferma Rino Tarelli della Cisl - Il fatto che ora il ministro Tremonti dica che si sforzeranno per fare i contratti, significa che non ci sono più". I sindacati confederali si riuniranno nei prossimi giorni per decidere le iniziative. Critici invece verso il governo ma anche verso i confederali, sono i sindacati autonomi aderenti alle Rdb-Cub. "Non pagando i contratti e i relativi arretrati ai propri dipendenti - affermano - il governo ha trovato il modo di contenere il deficit di bilancio del 2005".


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