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Manifesto: È arrivata l'alta marea

Una manifestazione oceanica che esonda da piazza Esedra e piazza del Popolo e invade le strade della capitale. Un milione di persone, genitori e bambini, docenti e studenti, che rispondono all'appello dei sindacati e li scavalcano a «sinistra» nel chiedere il ritiro della riforma Gelmini.

31/10/2008
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il manifesto

Tra chi chiede il referendum per abrogarla e chi pensa che non basti e che questo «è solo l'inizio» di una lunga lotta. Che ora si allarga all'università
Eleonora Martini
ROMA
Un percorso troppo corto e una piazza troppo piccola per contenerli tutti. Strabordanti, hanno invaso ogni dove. E Roma si è arresa. Alle nove del mattino piazza Esedra, come chiamano i romani da sempre piazza della Repubblica, era una calca umana come non si vedeva da anni. Impossibile, letteralmente, attraversarla. Mezz'ora dopo lo striscione di apertura dei cinque sindacati - Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola, Snals-Confsals, Gilda Unams, che per la prima volta in assoluto si sono ritrovati insieme - «Uniti per la scuola di tutti», sfilava giù per via Barberini mentre ancora erano in arrivo treni e pullman da tutto il Paese. Cosicché, quando anche il piazzale della stazione Termini ha fatto il pieno, in migliaia hanno riempito via Nazionale e, come la pioggia che fino a poche ore prima aveva inondato le strade della capitale, hanno tracciato mille itinerari diversi per ricongiungersi con la testa del corteo che alle 11 era già in piazza del Popolo. Quando poi alle 13:30, dopo gli interventi, con l'Inno d'Italia si dichiara conclusa dal palco la manifestazione, la coda del corteo non è ancora del tutto defluita dal piazzale di partenza. Addirittura alcuni manifestanti rimasti bloccati con i pullman sul raccordo anulare e altri isolati al capolinea della metro Anagnina, rinunciando a raggiungere il centro città, improvvisano cortei bloccando totalmente anche il traffico periferico.
Sono un milione di persone, secondo gli organizzatori, e oltre il 70% sono le adesioni allo sciopero generale della scuola. Ma per il ministero dell'Istruzione a incrociare le braccia è stato solo il 57,1% dei lavoratori («dato parziale» diffuso alle 14:50), e il ministro degli Interni Roberto Maroni molto istituzionalmente aggiunge la sua correzione: «In piazza erano solo 100 mila». Ma poi ammette: «Sono comunque tanti». La manifestazione di ieri a Roma è stata la risposta al detestato decreto Gelmini, il giorno dopo della sua conversione in legge da parte del Parlamento. Niente depressione, però: per tutti «non è che l'inizio».
Un corteo ricco e variegato nella composizione sociale e partitica - ma non apolitico - creativo, colorato, rumoroso, allegro e pensante, che ha abbracciato almeno tre generazioni e colto decisamente di sorpresa gli stessi promotori. Troppo presi dalle divisioni interne ai vertici sindacali e dall'incertezza che Cisl e Uil hanno manifestato fino all'ultima settimana lasciando aperto al governo più di uno spiraglio, i leader hanno perso il polso della "base" e per paura di un flop hanno preferito tenere un basso profilo nella scelta del percorso. E invece maestre e insegnanti delle medie inferiori e superiori, docenti universitari, genitori e studenti, baby manifestanti e bidelli, personale amministrativo, precari e ogni tipologia di personale Ata, hanno affrontato viaggi lunghissimi e partecipato con entusiasmo disarmante. «Il paese reale è qui, per le scuole di tutti», recita uno striscione. Tantissime le adesioni anche dell'associazionismo sociale e di altre sigle sindacali come Cidi, Unicobas, Fsi, Arci, Fiom e tanti altri.
«Per la prima volta anche le scuole tedesche del Südtirol hanno aderito ad uno sciopero nazionale e gli insegnanti hanno mostrato solidarietà ai colleghi di lingua italiana: una cosa impensabile prima», racconta Sabine, maestra elementare di Bolzano. «Stavolta la preoccupazione è tale che ci ha spinto a fare il viaggio - aggiunge il suo collega germanofono Norbert - l'autonomia della provincia non ci tutela perché è evidente che dovremo anche noi adeguarci alle direttive di Roma e invertire la rotta seguita finora che era quella di investire molto sulle scuole». Viene dall'altra punta estrema dello Stivale, Marisa Cuccì, segretario regionale Flc-Cgil della Sicilia. «Insegno da 35 anni, sono stata maestra unica e poi modulare e ho il polso di come è cambiata la società: non si può più tornare indietro», dice. E spiega che «la scuola siciliana sarà massacrata dal coniugato disposto della legge Gelmini e del federalismo fiscale: non siamo la ricca Lombardia né l'Emilia Romagna dove l'87% delle scuole è a tempo pieno, da noi che siamo al 3%, non si può tagliare altro».
«Gel, non capisci? Certo, non hai letto ciò che hai firmato», è scritto su un cartello che, come quasi tutti, è home made. «Ministro Gelmini, ciucciati i calzini», urlano dei nanerottoli che hanno appeso al collo scritte tipo: «Bambino strumentalizzato». Che fa il paio con «Docente facinoroso nullafacente». I perugini esibiscono «Noi contiamo, voi contateci» e i livornesi «Questo è un paese per vecchi?». Eppoi: «Sotto il grembiule... niente» e «Non basta il grembiule a coprire l'ignoranza in cui sprofonda la vostra arroganza».
Alcuni cartelli chiedono «Referendum», ma in molti spiegano che «non basta», «arriverà troppo tardi» e «non si può chiedere per le leggi finanziarie che nel frattempo taglieranno le gambe all'istruzione pubblica». «Genitori di destra e sinistra dicono no alla Gelmini»: viene da Reggio Emilia lo stendardo che sottolinea l'«apoliticità» del movimento. Non sono pochi i cartelli che insistono su questo tasto. Ma quando in coda arriva lo spezzone degli studenti medi e universitari l'aria cambia e non solo per i camion sound system. C'è il collettivo antifascista dell'università Roma Tre e ci sono gli «Studenti di sinistra» dell'ateneo di Firenze. «Siamo apartitici, non apolitici», dice una fiorentina. «Ora basta: fare politica significa semplicemente partecipare ogni giorno alla vita sociale. E quella italiana è basata sull'antifascismo», aggiunge uno studente romano di Scienza della formazione. «Questa manifestazione è la più grande vaccinazione facoltativa di massa per i bambini contro l'arroganza di Berlusconi», conclude felicemente un padre di famiglia.


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