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Manifesto: Dura lezione da Moratti

25 ottobre, camera sotto assedio In autunno l'ultima grande protesta contro il centrodestra. Si ricomincia da lì perché ben poco è cambiato

17/11/2006
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il manifesto

Matteo Bartocci

«Il nostro tempo è qui e comincia adesso ». Lo striscione di testa della grande manifestazione nazionale degli studenti, dei professori e dei ricercatori universitari del 25 ottobre scorso non potrebbe essere più attuale. Il movimento anti-Moratti ottenne in quella giornata di lungo assedio pacifico al parlamento (salvo le provocatorie cariche di alcuni poliziotti) la sua giornata di gloria. Per dodici ore in più di centomila tennero bloccata Roma, riuscendo ad arrivare alla spicciolata e a «mani alzate» davanti alla camera proprio mentre si discuteva la riforma Moratti dell'ordinamento universitario. Di quella giornata restano alcune immagini non memorabili per il paese: il dito medio alzato verso i ragazzi di Daniela Santanché e l'ostinata trattativa di Gustavo Selva con i manifestanti per andare a prendere un gelato da Giolitti, il bar dietro Montecitorio.Dentro l'aula, però, arrivò la sconfitta. L'ennesima dei cinque anni «morattiani ». Quel giorno però l'allora vicepresidente della camera si prodigò a portare l'acqua agli studenti in attesa da ore. Svitò le bottigliette insieme ad altri e le passò alla folla. La destra quasi lo voleva fucilare. Quel deputato oggi èministro dell'università e si chiama Fabio Mussi. Stavolta si troverà sul versante opposto della barricata, con quegli stessi studenti che sfilano «contro» un governo che ha ancora fatto troppo poco per mostrare la promessa «discontinuità» con le scelte delle destre e dell'Ulivo primamaniera. Forsecon lui alministero qualche vittoria il redivivo movimento degli atenei la porterà a casa. E' necessaria: perché prima di rifugiarsi a palazzo Marino l'attuale sindaca di Milano ha avuto la mano pesante, culturalmente e non solo, sull'intero sistema della formazione. Se i primi anni di «Letizia» sono stati dedicati più alla scuola, già nell'estate del 2002 sulle pagine di Repubblica viene a galla la primabombacontro la ricerca pubblica. La ministra infatti aveva affidato a una società privata (la Ernest&Young) il compito di «riformare » la riforma del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) fatta nel 1999. La Cdl lavorava a uno snellimento dell'istituto a pura agenzia governativa incaricata di trovare, per ogni settore, i partner (privati e non) da coinvolgere per finanziare direttamente la ricerca, soprattutto quella applicata, trasformandolo un po' contronatura in una struttura più snella, flessibile e aperta ai fondi privati. Nel 2003 il Cnr è al centro diuna battaglia durissima contro la sua ennesima trasformazione. Furono mesi di proteste dei ricercatori, lettere aCiampi, urla dei premiNobel, il lento ritrovarsi di una comunità scientifica nazionale ma alla fine l'ennesima riforma Moratti passa: tre istituti (Cnr, Agenzia spaziale italiana e Istituto nazionale di astrofisica) vengono commissariati, Lucio Bianco lascia il Cnr. Quel «successo» però pare mettere appetito alla ministra e ai circoli che la sostengono (la Luiss, ma anche le potenti lobby forensi e professionali, tutta la grande stampa) che guarda ora alla riforma degli atenei. Così quando Moratti e soci vogliono abolire il ruolo dei ricercatori per renderli per sempreprecarie figure a contratto scoppia di nuovo la protesta. Bella, la più diffusa dai tempi della «Pantera ». PerfinoMacerata insorse anche se al centro ci furono soprattutto pochi atenei (Roma, Pisa, Firenze, Napoli). Quelmovimento ebbe l'intelligenza di unirsi alla protesta degli studentimedi e così il «precariato cognitivo» e la contestazione a tutte le riforme degli ultimi quindici anni sul complesso «sistema della conoscenza» si saldarono e tornarono per qualche settimana sulle prime pagine dei giornali. Poi sull'Italia calò il lungo silenzio «elettorale». La sconfitta di Moratti non ottenuta nelle piazze alla fine è arrivata dalle urne. L'impressione è che l'Unione debba ancora imparare la lezione di questi ultimi anni: la finanziaria potrebbe essere la prima smentita.


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