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Manifesto: «Dopo il corteo la lotta continua e va allargata»

PRECARI DELLA SCUOLA

07/10/2009
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il manifesto

Sara Farolfi
«Il governo ci ha buttato su una strada, noi abbiamo deciso quale»: a Viale Trastevere, davanti al ministero dell'istruzione, in quel luogo fino a ieri animato notte e giorno dal presidio degli insegnanti precari, resta questo striscione, qualche tenda e una piccola cambusa, luogo di ristoro per il pranzo e la cena. Finisce il presidio, non la lotta. Che anzi loro - gli insegnanti precari del coordinamento che sabato scorso sono riusciti a portare in piazza migliaia di persone, sindacati e sinistra inclusa, contro i tagli di Tremonti e Gelmini - hanno intenzione di allargare perchè «la battaglia si vince tutti insieme».
«Un mese bello e faticoso, quello alle spalle», racconta Fabrizia del coordinamento romano. Un mese trascorso a gestire un presidio permanente, tra assemblee, volantinaggi, turni di veglia e cene di autofinanziamento, «la timidezza iniziale e il coraggio da prendere in mano»: «Un'esperienza che ha significato molto a livello umano, e non senza difficoltà».
Tempo di bilanci e di ripartenze, dunque. Positivo il primo, per un movimento di insegnanti precari che da luglio (quando c'è stata la prima mobilitazione contro i tagli) a oggi è riuscito ad aggregare intorno a sè migliaia di persone. In movimento le seconde, con l'obiettivo di superare la dimensione vertenziale della lotta per allargarla a tutti gli altri protagonisti del mondo della scuola. Giovedì, nell'aula di Fisica, ci sarà un'assemblea con gli studenti. Venerdì, molti precari del coordinamento parteciperanno allo sciopero e alla manifestazione dei metalmeccanici della Fiom. Il 23 ottobre, infine, ci sarà lo sciopero dei sindacati di base, a cui il coordinamento nazionale ha aderito, e nel pomeriggio l'assemblea del coordinamento stesso. «Un momento di discussione importante sul come andare avanti» - spiega Francesco - dopo la spaccatura provocata dallo spostamento della manifestazione della federazione nazionale della stampa, che alla fine ha visto a Roma sfilare due cortei (il coordinamento nazionale - seguito dalla Cgil - che a maggioranza ha deciso di attraversare piazza del Popolo per arrivare poi davanti al ministero, e chi - con i Cobas - ha invece scelto di mantenere l'originario percorso).
Sul come andare avanti la discussione si fa nel merito. «Ci rendiamo conto che lo status quo non è difendibile», dice Fabrizia. E infatti il coordinamento romano ha già messo nero su bianco alcuni spunti per una discussione, «riflessioni per una scuola diversa». Dalla questione salariale all'organizzazione della didattica e del tempo di lavoro - ore di programmazione collegiale tra professori, aumento dei percorsi interdisciplinari e incentivi alla didattica esperienziale - fino al tema della formazione e a quello dell'infrastruttura e all'organizzazione scolastica. Chi della scuola programma una riforma, dovrebbe essere interessato all'opinione di chi la scuola concretamente la fa. Non il ministro Gelmini, evidentemente, che in un mese di presidio sotto casa, non si è fatta vedere una sola volta.


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