FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3764551
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto - Docenti - la scuola siamo noi

Manifesto - Docenti - la scuola siamo noi

"Docenti, la scuola siamo noi" Un coordinamento di insegnanti contro qualsiasi ipotesi di riforma calata dall'alto IAIA VANTAGGIATO Un documento stilato in difesa della scuola pubblica, due ass...

04/01/2002
Decrease text size Increase text size
il manifesto

"Docenti, la scuola siamo noi"
Un coordinamento di insegnanti contro qualsiasi ipotesi di riforma calata dall'alto
IAIA VANTAGGIATO

Un documento stilato in difesa della scuola pubblica, due assemblee al Tasso, sit-in a Montecitorio per protestare contro la finanziaria. I docenti del Tasso hanno dichiarato guerra. E non solo a Letizia Moratti. Perché si sono schierati contro qualsiasi riforma calata dall'alto e indifferente alle loro identità. Ne parliamo con Giuseppe Benedetti, docente di italiano e latino.

Perché un coordinamento di docenti?

Esiste un problema di rappresentanza e uno di immagine. Mentre i docenti avrebbero bisogno di unità, i sindacati si soffermano su questo o quell'aspetto delle riforme. Inoltre i politici sembrano aver dimenticato che la scuola la fanno soprattutto gli insegnanti. Puoi costruire una bella casa per inquilini che disprezzi?

Cosa intende dire?

Tutti gli ispiratori delle riforme e dei progetti di cambiamento hanno ignorato la categoria degli insegnanti che invece vivono nel quotidiano la realtà della scuola. Nessuno conosce la scuola meglio degli insegnanti, ma se ne è fatto a meno. Nella commissione di esperti di Berlinguer non figurava un solo docente di scuola media.

Lei ha parlato anche di immagine.

Sì, la nostra immagine presso l'opinione pubblica è pessima; la rappresentazione che ne danno i media è quasi sempre parziale e falsa. Sembra che perfino i sindacati della scuola non abbiano una precisa idea della nostra funzione. Non è facile definire il profilo del bravo insegnante, ma è gravissimo aver bloccato la discussione.

Di chi è la responsabilità?

Di tutti coloro che hanno sottratto la discussione sulla pratica didattica ai singoli docenti, attribuendosene l'esclusiva o lasciandola a chi ha forse un'idea precisa di come vorrebbe il mondo ma meno di come dovrebbe essere il rapporto docente-discente. O di coloro che hanno scisso prassi e teoria, i cosiddetti "esperti" esterni.

I docenti hanno peccato di "passività"?

Sì. Una passività che, con l'aumento del carico di lavoro specialmente burocratico, ci ha schiacciato sul ruolo di meri impiegati. La creatività che ci è richiesta è stata annullata.

Anche se uno dei luoghi comuni più diffusi è quello per cui gli insegnanti lavorano poco.

Si parla della scuola come della nazionale di calcio. Tutti pensano di poter esprimere pensieri avveduti per il solo fatto di aver frequentato la scuola come studenti. E' come se tutti noi ci mettessimo a dare lezioni sul sistema di mobilità di una metropoli per il solo fatto che ogni giorno prendiamo l'autobus o l'automobile. Naturalmente è legittimo esprimere delle opinioni, ma quello che stupisce è il risalto che viene dato a queste analisi affrettate e superficiali. Il lavoro dell'insegnante non si riduce all'attività in classe - che è già di per sé molto impegnativa - ma si svolge in larga misura fuori dalla scuola. Non si può pensare che il docente, nel momento in cui entra in classe, cominci a parlare e a coinvolgere gli studenti per virtù dello spirito santo. Allora dovremmo dire che i docenti universitari lavorano due-tre ore alla settimana. E' vero, a volte sono i miei stessi colleghi a dimenticare questo passaggio quando vivono la professione come una missione. Ma così non è.

Eppure avete protestato quando Berlinguer voleva introdurre il riconoscimento delle competenze, meritocrazia e carriera.

Anche la stampa cosiddetta progressista fece passare gli insegnanti per conservatori. Vorrei chiarire alcuni motivi della protesta: al momento non è possibile misurare la bravura di un insegnante perché non esiste alcuna teoria scientifica che la definisca. Esistono insegnanti bravi, meno bravi e incapaci, come in tutte le categorie del lavoro. Ma qual è il lavoro del docente? Nessuno ce l'ha mai detto in modo rigoroso. Ci sono insegnanti molto preparati nelle loro discipline che sbagliano le dinamiche relazionali con i discenti. E i casi sono tanti quanti i docenti. Che dire poi del numero degli alunni per classe, dato mai preso in considerazione da sindacati e ministri. Comunque Berlinguer, chissà in base a quali dati, aveva deciso che solo il 10% dei docenti poteva considerarsi di buon livello.

Meglio lasciare tutto com'era?

Da quando è iniziata la stagione delle riforme, la scuola non è più pilastro dell'istruzione, gli studenti lavorano sempre meno, gli insegnanti sono stati privati perfino degli strumenti di persuasione più rozzi, come la bocciatura. Insomma i problemi della scuola pubblica sono aumentati e per risolverli ci si limita a distruggere la scuola pubblica. Eppure quando si dice orgogliosamente che siamo la quinta potenza mondiale una buona parte del merito andrà pure al sistema scolastico o vogliamo tirar fuori la solita favola della creatività italiana?

Quali sono le proposte del coordinamento?

La scuola deve restare nelle mani dello stato e iniziare una libera ricerca sulla didattica. Gli insegnanti che operano sul campo (non una élite distaccata, né consorterie burocratiche e politiche) devono essere riconosciuti professionalmente ed economicamente. Solo da qui potranno venire indicazioni utili. Se non ci sarà una pausa di riflessione, se non cesserà la frenesia di cambiamenti ingiustificati, da qualunque parte politica provengano, ci opporremo.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33
Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL