Manifesto: Dietrofront e basta
Berlusconi si rimangia tutto e afferma: «Non ho mai detto di voler mandare la polizia nelle scuole». È una pacchiana falsità. E al Senato la ministra Gelmini contestata dal Pd annuncia il «dialogo» e parla di «campagna terroristica»
Eleonora Martini
ROMA
Lui non ha mai detto né pensato di voler inviare la polizia nelle università e nelle scuole occupate. Lei, invece, finalmente giunta al cospetto del Senato, nel bel mezzo di un discorso appassionato, butta lì una parolina senza gran significato: niente di che, parla solo di «campagna terroristica». Ovviamente, mentre il Presidente del consiglio stavolta è costretto a calibrare bene le parole per dimostrare che riguardo alla sua conferenza stampa di mercoledì a Palazzo Chigi «ancora una volta c'è stato un divorzio tra i mezzi di informazione e la realtà», la ministra dell'Istruzione al contrario non deve aver dato troppo peso al vocabolo scelto per intervenire ieri mattina a Palazzo Madama nel dibattito sul decreto 137 che il 22 ottobre sarà messo ai voti per essere definitivamente convertito in legge. «Fuori del Senato si è scatenata una campagna terroristica che ha diffuso false informazioni tra le famiglie», accusa una Mariastella Gelmini nelle stesse corde del giorno prima, forse non ancora avvertita che la "realtà" era nel frattempo cambiata.
Quasi contemporaneamente infatti Silvio Berlusconi, giunto a Pechino per partecipare a un meeting internazionale, annuncia il suo dietrofront: «Io non ho mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole. Ho detto invece che chi vuole è liberissimo di manifestare e protestare ma non può imporre a chi non è della sua idea di rinunciare al suo diritto essenziale». L'aria di piazza Tienanmen insieme agli echi dei malumori che si sono agitati perfino all'interno del suo schieramento, devono avergli portato qualche consiglio. Epperò un uomo come lui si spezza ma non si piega. Perciò ad essere dissociati dalla realtà sono ancora una volta sinistra e giornali: «I titoli che ho letto venendo qui, che parlano di polizia nelle scuole, sono un divorzio dalla realtà. Ho detto soltanto - precisa Berlusconi - che lo Stato non è più legittimato ad essere Stato se non garantisce ai cittadini i propri diritti. Tutti hanno il diritto di protestare, ma non quello di impedire di andare a scuola a chi non vuole protestare». Chissà se il premier si è reso conto che perfino il sito di Palazzo Chigi deve avere qualche difficoltà a districarsi con le varie realtà che affollano l'universo berlusconiano, visto che nel report della conferenza stampa indetta in compresenza con la ministra Gelmini si legge: «Il presidente del Consiglio, infine, ha lanciato un monito molto chiaro a chi in queste ore sta occupando scuole e università: convocherà "oggi pomeriggio il ministro dell'Interno Maroni per dargli indicazioni su come devono intervenire le forze dell'ordine", perché - ha concluso Berlusconi - "l'ordine deve essere garantito"». Ma qualcuno deve aver fatto notare al premier che anche la tensione non gli donava, specialmente mentre rispondeva stizzito al manifesto: «Avete 4 anni e mezzo per farci il callo: non retrocederò nemmeno di un centimetro». Così ieri ha ripescato il suo savoir-faire e ha annunciato di avere in mente «azioni di convincimento molto spiritose» per garantire «agli altri che vogliono imparare la possibilità di non essere disturbati da chi occupa».
Naturalmente ieri tutti i mezzi di comunicazione e tutta l'opposizione, compatta, hanno rilanciato le parole testuali pronunciate mercoledì dal premier. An invece appare disorientata e divisa tanto che mentre la ministra della Gioventù Giorgia Meloni si adegua subito alla nuova realtà - «Berlusconi non ha mai parlato di polizia» - il titolare della difesa La Russa pensa «che non ci sarà un seguito a queste parole: ci starei male se ci fosse». «Sono certo - ha chiarito La Russa - che non ci sarà mai bisogno di polizia o di altro perché spero che i giovani non vogliano neanche mettersi nella condizione di essere al centro di episodio di violenza per motivi ideologici: ci siamo già passati e credo che all'Italia sia bastato».
Dialogo aperto con i giovani, insomma. Tanto che la ministra Gelmini, temeraria, affronta di petto i principali fomentatori della «campagna terroristica» e annuncia: «Convocherò da domani tutte le associazioni degli studenti per aprire uno spazio di confronto ad una sola condizione: che si discuta sui fatti». Solo un problema, ministra: tra tante realtà diverse, quali sono i fatti?