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Manifesto: Dietro la facciata del merito la realtà del risparmio

Coordinamento insegnanti precari di Roma

08/10/2010
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il manifesto

Oggi il movimento degli studenti delle scuole italiane scende in piazza contro le politiche del ministro Gelmini. Il Coordinamento Precari Scuola Roma ha deciso di aderire a questa mobilitazione perchè il diritto degli studenti ad un'istruzione di qualità è strettamente legato alle condizioni di lavoro e alla formazione di chi quest'istruzione deve fornirla: i lavoratori della scuola, insegnanti e personale non docente.
La proposta della Gelmini si caratterizza per queste parole d'ordine: merito, razionalizzazione, disciplina. Fatta passare l'idea che il problema siano gli insegnanti, viene presentata la soluzione: un nuovo sistema di formazione dei docenti. Come se in Italia non fossero mai esistite esperienze consolidate come quelle della Ssis, che invece si potevano valorizzare e correggere. Il nuovo percorso formativo proposto prevede, dopo la laurea triennale, l'accesso programmato su base regionale a lauree magistrali ad hoc, seguita da un anno di Tirocinio Formativo Attivo (Tfa).
Tale novità è negativa sotto due punti di vista. Da una parte si introduce una separazione netta tra ricerca universitaria e abilitazione all'insegnamento: viene anticipata a dopo la laurea triennale e non al quinto anno, una scelta destinata a diventare vincolante nella vita professionale. Il Tfa, inoltre, prevede una fase di insegnamento attivo che omologa di fatto il tirocinante al docente regolare, senza che a questo corrisponda un equivalente trattamento economico. Non è previsto inoltre il riconoscimento del servizio svolto per anni dagli insegnanti non abilitati. Chi già lavora nella scuola senza abilitazione, qualora non riesca ad usufruire del periodo transitorio di accesso al Tfa, sarà escluso dai percorsi abilitanti.
Se la fragilità dell'idea di scuola del governo si misura quindi sul tentativo costante di mascherare la realtà del risparmio con la facciata del merito, dal nostro canto uno dei temi che da sempre portiamo avanti nelle lotte è la riflessione sulla scuola come è e su come la vorremmo. Non ci siamo infatti mai nascosti il fatto che tra gli insegnanti serpeggino frustrazione e stanchezza, con le ripercussioni pesanti che ciò comporta sulla qualità dell'interazione didattica con gli studenti, sugli stimoli all'aggiornamento circa metodi e contenuti e sul senso di appartenenza ad una delle strutture fondamentali di uno stato. Ma, vivendo nella scuola con passione ed essendo stati formati alla riflessione sulla didattica, abbiamo da un lato ricercato le cause reali di una simile situazione e dall'altro avviato un confronto vero sull'elaborazione di una idea di scuola. Il primo dato che emerge è proprio questo: chi voglia migliorare il suo lavoro e la sua presenza nella scuola non può prescindere dallo stimolo che viene dalla dimensione collegiale, a tutti i livelli, a partire dalla programmazione didattica fino ad arrivare all'organizzazione stessa della scuola.
La sbandierata (e importantissima) interdisciplinarietà, la didattica personalizzata, non sono che slogan di facciata senza la previsione di momenti di confronto, previsti e strutturati nell'orario: un orario in cui invece tali spazi sono stati completamente negati, in favore di una compressione che prevede solo aumento di ore di lezioni frontali (proprio alle elementari, unico ordine di scuola in cui erano previste 2 ore settimanali di programmazione comune, queste sono state lo scorso anno eliminate). La proposta fatta dal governo di continue verifiche gestite gerarchicamente da presidi e cosiddetti insegnanti esperti, come unico modo per ottenere un aumento salariale, contribuisce invece alla creazione di un clima di insicurezza e di obbligato servilismo.
Nella scuola che vogliamo la crescita dell'insegnante si realizza nella sicurezza, nello stimolo del confronto, nella assoluta libertà del suo agire culturale ed educativo. Riteniamo invece che il merito vero di un docente sia il raggiungimento degli obiettivi che gli prefigge la Costituzione, formare cittadini portatori di un sapere critico, realizzare la promozione sociale, promuovere un'idea di lavoro fondata sui diritti e la dignità.
*Coordinamento insegnanti precari di Roma


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