Manifesto: Decleva: «Se non si cambia sarà sempre peggio»
I rettori
Giorgio Salvetti
Il presidente della Crui (Conferenza dei rettori italiani), Enrico Decleva, non è per niente sorpreso dai dati Ocse poco lusinghieri per il sistema universitario italiano. I rettori universitari hanno già criticato i tagli imposti dalla manovra finanziaria e Decleva non ha dubbi: «Se si va avanti così tra qualche anno gli atenei italiani non riusciranno a chiudere i bilanci in pareggio».
Perchè i dati non la stupiscono?
Non sono soprendenti e non sono molto diversi da quelli dell'anno scorso e da quelli di due anni fa. Se non interveniamo va da sé che sarà sempre peggio. Bisogna impegnarsi in una politica sull'università di lungo periodo con un rinnovamento sia organizzativo che normativo. Il mondo universitario non considera questi cambiamenti come un tabù e non ha intenzione di arrocarsi a difesa dello status quo. Certo che se l'unica politica è quella dei tagli è evidente che le distanze dagli altri paesi Ocse è destinata ad aumentare ulteriormente.
E' una situazione così disperante?
I numeri appiattiscono sempre le cose. Di fatto la realtà universitaria italiana è molto più complessa. Alcuni indicatori non tengono conto in modo adeguato di miglioramenti in atto. Il numero di abbandoni è sempre molto elevato, specialmente tra il primo e il secondo anno, ma tendenzialmente è in diminuzione, così come il tasso di laureati compresi tra i 25 e i 35 anni tende ad aumentare. E' vero che l'Italia non solo non attrae studenti stranieri ma esporta laureati, ma i corsi di inglese e le strutture residenziali per ospitare i fuori sede, anche da altri paesi, sono in aumento. Certamente il rapporto Ocse fotografa ancora una volta un sistema complessivamente arretrato rispetto a quello degli altri paesi che non può che essere preoccupante. Si tratta del ritratto di un paese che non ha a cuore l'istruzione superiore né in termini di resa del sistema universitario né in termini di fondi che esso richiederebbe. Da questo punto di vista non ci sono molto differenze tra governi di centrodestra e centrosinistra.
Ma le università non costano troppo? Per esempio gli stipendi dei professori salgono automaticamente e continuamente...
I professori italiani non guadagnano più dei colleghi stranieri. In realtà ci sarebbe un relativo consenso all'interno delle università sul fatto che è necessario un cambiamento. Dobbiamo renderci conto che occorre una riconsiderazione del modo di funzionare degli atenei. Il sistema di reclutamento dei professori deve essere lasciato all'autonomia degli atenei che però devono rispettare criteri di valutazione scientifici e nazionali. Tutto il sistema ha bisogno di essere valutato mentre i sistemi di valutazione italiani sono arretrati. Vanno riconsiderate e riviste le norme sui dottorati di ricerca.
Ma solo un contesto politico di attenzione permette di attuare queste buone intenzioni. Insomma, è il sistema paese che deprime il sistema universitario?
Si continua a dire che l'Italia deve puntare su formazione e ricerca ma in realtà si continua con un atteggiamento di sostanziale indifferenza. In Italia si dice che mancano laureati (e in alcuni settori è così), ma allo stesso tempo che ce ne sono troppi rispetto alle esigenze del mercato. Un mercato che non richiede laureati non aiuta, e certamente gli altri paesi hanno un sistema industriale più robusto. Ma è anche vero che la presenza di fasce giovanili preparate sarebbe un elemento dinamico che potrebbe aiutare il mercato.
Cosa potete fare come Crui per cambiare le cose, qualche anno fa i rettori si sono dimessi in massa .
Fu un atto clamoroso, sono cose che si fanno una volta ogni tanto. Non siamo un sindacato, abbiamo un ruolo istituzionale, adesso segnaliamo con urgenza i problemi.
E gli studenti, non è strano che siano i rettori a capo della «protesta»?
Gli studenti per ora stanno a guardare, si metterebbero in moto se noi decidessimo di alzare le tasse. Ma per ora siamo noi che abbiamo la responsabilità di fare i bilanci.