Manifesto-Debutto in società
Debutto in società Arci, Legambiente, Gruppo Abele, Crs. Ma anche studenti, genitori, insegnanti. Alla Fiera di Roma la manifestazione nazionale "Scuola-sapere: Io per pochi, tu per tutti". Panini:...
Debutto in società
Arci, Legambiente, Gruppo Abele, Crs. Ma anche studenti, genitori, insegnanti. Alla Fiera di Roma la manifestazione nazionale "Scuola-sapere: Io per pochi, tu per tutti". Panini: "Cara Moratti, questa battaglia la vinciamo noi. La riforma non chiude il conflitto sociale". Epifani: "Bisogna chiudere il contratto"
IAIA VANTAGGIATO
ROMA
Si fa presto a dire che la scuola pubblica rappresenta un valore per l'intera società. Più difficile è dimostrarlo. Ci hanno provato ieri, a Roma, i rappresentanti delle associazioni promotrici - insieme alla Cgil - della manifestazione nazionale "Scuola-sapere: tu per pochi, io per tutti". E la saldatura tra scuola e società, va detto, c'è stata. Vista e sentita. A cominciare dalle parole con cui ha esordito la rappresentante dei Genitori democratici, Angela Nava chiamata - non a caso - a coordinare i lavori: "Contro l'imperversare di politiche scolastiche di stampo familistico proprio noi, i genitori, sentiamo la necessità di ribadire il patto tra scuola e società, tra giovani e adulti". Perché l'istruzione, viene affermato da più parti, è uno dei principali diritti di cittadinanza che piacerebbe poter garantire a chi si appresta ad affrontare un incerto futuro.
Il punto è presto fatto e a segnarlo con lucido rigore è Sofia Toselli del Cidi: "Bisogna rompere il silenzio sociale sulla scuola perché dietro ad ogni modello di istruzione c'è sempre un modello di società". E quale società è possibile aspettarsi se il modello di istruzione che l'ispira punta soprattutto sulla formazione morale, spirituale e religiosa? Scontri di civiltà o guerra civile?
Gli è che - a prescindere dalle ragionevoli critiche alla riforma Moratti (definita da Miriam Mafai non una riforma né una controriforma ma semplicemente un "riforma contro"), dallo sdegno civile per l'abbassamento dell'obbligo scolastico, dall'umiliazione patita a causa di un anticipo imposto dall'alto e privo di qualsivoglia puntello organizzativo o didattico oltre che dalla rabbia per i tagli di personale e risorse - le questioni inerenti alla scuola non riguardano soltanto la scuola ma rappresentano un "passaggio chiave della democrazia".
A sostenerlo è il rappresentante dell'Arci, un altro piccolo pezzo di società presente alla manifestazione di ieri. Tanti ce n'erano. E ognuno a dire la sua, dall'angolo visuale della sua parte di mondo e di esperienza.
L'Arci, appunto, che sottolinea il ruolo della scuola come luogo d'incontro privilegiato tra culture diverse; il Gruppo Abele, impegnato nella lotta alla mafia e in progetti di educazione alla legalità: "Finora - denunciano - abbiamo lavorato col ministero attraverso accreditamenti e protocolli d'intesa. Ora non riusciamo più a entrare in sintonia con le idee sottese alla loro politica. Né possiamo accettare il ruolo che vorrebbero imporci: divulgatori di una `storia' della mafia che in nulla aiuta i ragazzi".
E ancora Legambiente che in un unico abbraccio - purtroppo mortale - stringe pace, guerra e scuola: "Tra le vittime della guerra in Iraq c'è anche la coperta stesa sulle lotte sociali all'interno del nostro paese. Non ultima quella sulla scuola". Lotte sociali e senso della politica perché la scuola (pubblica) è un luogo collettivo in cui si impara a stare con gli altri, a mediare, a gestire i conflitti. Insomma a fare politica. Ed è esattamente questo che - distruggendo la scuola pubblica - oggi si vuole distruggere.
Ad averlo capito assai bene sembrano essere gli studenti medi e universitari: va veloce sulla riforma Claudia Pratelli dell'Uds. E' un'ignominia, lo sappiamo e c'è poco da aggiungere oltre al richiamo di una mobilitazione permanente. Ciò che le sta a cuore è a monte: la forza critica dei saperi e l'accesso alla conoscenza da parte di tutti e in tutte le parti del mondo; la differenza tra l'inclusione e l'esclusione, tra chi è destinato a dare comandi e chi è destinato a riceverli; l'impianto classista, autoritario e bigotto non solo della scuola come la vuole Letizia ma di una società che lo consente.
Non ha dubbi la rappresentante degli studenti: se collettiva e plurale è sempre stata la produzione del sapere, collettiva deve essere la sua fruizione.
Pochi dubbi anche per il segretario della Cgil scuola Enrico Panini: "Questa è la scuola delle tre Emme: Meno risorse, Meno organici, Meno attenzione". Ma poi ci ripensa e aggiunge Mestizia e Matrigna: mesti i richiami alle scuole che spendono troppo, matrigna la censura sulla libertà di insegnamento, d'espressione e professionale. Ma - nonostante si dichiari stanco e indignato - Panini rilancia: "Occorre credere in chi lavora nella scuola come risorsa indispensabile". E lancia - applauditissimo - la sua sfida: "Cara Moratti, questa battaglia la vinciamo noi perché noi parliamo a tutti, tu a pochi".
A esprimere il senso dell'intera giornata e della tanto attesa saldatura tra scuola, società e politica è - a conclusione dei lavori - il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani: "La scuola è il cuore e il fondamento delle nostre strategie di sviluppo, la cerniere che tiene insieme le battaglie per i diritti del lavoro, lo sviluppo, la cittadinanza, l'innovazione, il terreno sul quale matura e cresce la responsabilità delle persone".
Prossimo appuntamento, in autunno. Nel frattempo, una serie di iniziative e soprattutto - si spera - la chiusura del contratto.