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Manifesto-Dal Centenario allarme sulla Costituzione

Dal Centenario allarme sulla Costituzione Nelle due giornate di convegno della Cgil per l'avvio del suo centenario (1906-2006) si è parlato molto di diritti e di Costituzione. Ovvero del nesso che ...

14/11/2005
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il manifesto

Dal Centenario allarme sulla Costituzione
Nelle due giornate di convegno della Cgil per l'avvio del suo centenario (1906-2006) si è parlato molto di diritti e di Costituzione. Ovvero del nesso che lega i risultati delle lotte di un secolo all'assetto giuridico del paese. Sia Carlo Ghezzi (presidente della Fondazione Di Vittorio), sia Giuseppe Casadio responsabile del Centenario, sia lo stesso segretario generale Guglielmo Epifani, hanno ricordato che la Costituzione italiana è nel mondo la più caratterizzata sul lavoro. Nel convegno si è parlato dunque di diritti del lavoro e di diritto al lavoro. Nello stesso tempo però è emerso un vero e proprio allarme sulla situazione istituzionale che si è determinata dopo cinque anni di governo della destra. L'allarme si concentra sul tentativo di svuotare il Parlamento, processo che si realizza sia con la pratica delle leggi ad personam e dello strapotere dell'esecutivo (l'ennesima finanziaria finta, sostituita dal maxiemenamento), sia però, a maggior ragione, con la riforma della Costituzione che andrà in votazione dalla prossima settimana. Il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, portando il suo saluto al convegno, ha ribadito la centralità democratica del Parlamento e - visto il ruolo che ricopre - non ha voluto fare polemiche. Ieri, sempre su questo tema, altri due interventi molto netti: quello del senatore della Margherita, Nicola Mancino, che è stato presidente del Senato. E quello del senatore a vita Giorgio Napolitano, che ha raccontato il suo stupore (politico) nello scoprire il degrado del Parlamento, dopo i dieci anni di esperienza in Europa.

Nicola Mancino ha parlato di una vera e propria umiliazione del Parlamento attuata con l'imposizione della fiducia sul maxiemendamento. Ma subito dopo ha voluto lanciare l'allarme sul voto della prossima settimana sulla seconda parte della Costituzione, quella che riguarda gli assetti del potere. Se si perde, ha detto Mancino, sarà inevitabile concentrarsi sul referendum abrogativo, che però rischia di cadere in un periodo di attenzione bassa dell'elettorato, in coincidenza con tutte le scadenze politiche del prossimo anno. Molto grave anche il processo di devolution, che secondo Mancino, scompone il diritto, crea cittadini di serie A e cittadini di serie B, sulla sanità, la scuola, la previdenza. Una riforma che in sostanza affida uno strapotere al premier e che frantuma la nazione. Vincere il referendum, ha ribadito poi Giorgio Napolitano, sarà questione vitale per la democrazia. Ma stiamo attenti, ha suggerito, a concentrarci solo sulla seconda parte della Costituzione. Se verrà demolita quella, anche la prima parte (quella sui diritti) verrà trascinata. (p. a.)


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