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Manifesto: Cresce la protesta contro il ritorno al maestro unico

Dai maestri agli studenti, dall'Alto Adige alla Calabria, le proteste contro il decreto Gelmini sulla scuola, per far sì che non venga convertito in legge, continuano a crescere

06/09/2008
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il manifesto

Andrea Gangemi ROMA
Dai maestri agli studenti, dall'Alto Adige alla Calabria, le proteste contro il decreto Gelmini sulla scuola, per far sì che non venga convertito in legge, continuano a crescere. A bocciare la ministra interviene anche la Lega delle autonomie, preoccupata del rischio accorpamento «di molte scuole elementari nei territori collinari e montani», come conseguenza dei novantamila tagli al corpo docente e della ristrutturazione delle classi. «Con gravi disagi per gli studenti - dice una nota - che già a 6 anni si troveranno nella condizione del pendolare». Legautonomie è anche delusa dal «metodo con cui il governo ha eluso o limitato al minimo il confronto con gli operatori della scuola e con gli utenti. Le stesse norme costituzionali e la prospettiva del federalismo - aggiunge la nota avrebbero richiesto ben altra qualità del confronto con le Regioni e gli enti locali». Al Sud, poi, i trasporti sono più difficoltosi che altrove. L'allarme sul taglio di scuole nei piccoli centri calabresi viene dal presidente dell'osservatorio sui diritti dei minori, Antonio Marziale. Che chiede al governo «di riconoscere alla Calabria, sul piano scolastico, lo status emergenziale». «Occorre potenziare, piuttosto che diminuire - dice Marziale -, la presenza di punti d'istruzione sul territorio. Senza quell'esercito di maestri elementari di cui parlava Giovanni Falcone è impossibile vincere la guerra contro la 'ndrangheta». In Alto Adige, invece, la giunta del neoassessore alla scuola italiana Francesco Comina comunica di dovere «decidere se recepire o no il decreto, un sistema impositivo quantomeno discutibile e che non ha minimamente tenuto conto del parere dei tecnici». Il voto in condotta, in particolare, risponde per Comina a una «filosofia punitiva antiquata, che rischia di emarginare i bambini più vivaci». Ma anche nelle grandi città, con le 24 ore settimanali per le scuole primarie e la campanella di uscita intorno alle 13, i disagi non saranno pochi. «Come si farà - osserva Silvia Costa, assessore alla Scuola della regione Lazio - a costringere i genitori ad andare a prendere i bambini a quell'ora?». E mentre l'associazione di categoria «Proteo fare sapere» invita gli insegnanti a presentarsi a scuola con un segno di lutto al braccio, per protestare contro la reintroduzione del maestro unico, la Rete degli studenti chiede ascolto ai parlamentari «per bloccare l'iter del decreto», da ieri in discussione alla Camera. E la protesta approda anche al Lido di Venezia, dove oltre mille lavoratori della scuola e del pubblico impiego sono arrivati con due motonavi e alcuni vaporetti per manifestare davanti al Palazzo del Cinema contro i tagli degli organici e il decreto Brunetta, protesta che sarà replicata domenica in occasione della regata storica.


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