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Manifesto: «Contro il ddl Gelmini non insegniamo più» si allarga lo sciopero bianco dei ricercatori

UNIVERSITÀ (CNRU)

19/03/2010
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il manifesto

Si allarga la protesta contro il disegno di legge Gelmini sull'università. Dopo lo «sciopero bianco» indetto dai ricercatori di Napoli, Torino e Cagliari, anche il Coordinamento Nazionale dei Ricercatori Universitari (Cnru) proclama lo stato di agitazione e invita i ricercatori degli atenei italiani a non accettare incarichi di insegnamento o di supplenza per il prossimo anno accademico.
Associazione di categoria alla quale aderiscono ricercatori di oltre 20 università, il Cnru denuncia l'intenzione del governo di approvare una riforma a costo zero che accentua «le difficoltà a predisporre una normale programmazione del personale in sede di bilancio» e non assicura una gestione democratica degli atenei ostacolando la «partecipazione di tutte le componenti universitarie negli organi di governo».
Nato nel 2004 per cercare di dare rappresentanza ad una categoria frammentata, questo coordinamento ha già promosso un'astensione dalla didattica da parte dei ricercatori durante l'approvazione della riforma universitaria precedente promossa dall'allora ministro Moratti.
Fautore di un programma di reclutamento di 20mila nuovi ricercatori ritenuti necessari per supplire all'incombente pensionamento dei docenti, del riconoscimento del ruolo di professore universitario anche per i ricercatori, oltre che di un contratto di ricerca unico che unifica la moltitudine di figure precarie che garantiscono la didattica e la ricerca nelle università italiane, il Cnru segnala il tentativo contenuto nel ddl Gelmini, e non rimosso negli emendamenti presentati dal relatore della legge Valditara in commissione cultura al senato, di obbligare «all'attività didattica i ricercatori senza alcun riconoscimento del loro stato giuridico» imponendo inoltre la trasformazione degli scatti stipendiali da biennali a triennali. In queste condizioni, la progressione della carriera dei ricercatori collocati nella «terza fascia» verrebbe compromessa.
L'appello del Cnru chiede inoltre agli ordinari e agli associati di solidarizzare con la protesta dei ricercatori rifiutando di accettare tutti gli insegnamenti al di là di quelli prescritti dalla legge. L'obiettivo dell'iniziativa è proprio definire i compiti istituzionali di una figura scientifica e accademica che, dalla sua istituzione avvenuta ormai trent'anni fa, soffre di una costitutiva incertezza tra l'obbligo al fare ricerca e la necessità di affrontare carichi didattici crescenti. La prospettiva dell'istituzione della figura del ricercatore a tempo determinato non sembra risolverla e, anzi, minaccia di aggravarla. (ro. ci.)


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