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Manifesto-"Contratto subito, non aspettiamo più"

"Contratto subito, non aspettiamo più" Grande manifestazione a Roma: oltre duecentomila impiegati pubblici in piazza per chiedere il rinnovo al governo. Pezzotta: "La pazienza è finita". Epifani...

19/03/2005
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il manifesto

"Contratto subito, non aspettiamo più"
Grande manifestazione a Roma: oltre duecentomila impiegati pubblici in piazza per chiedere il rinnovo al governo. Pezzotta: "La pazienza è finita". Epifani: "Se non avremo risposte, la lotta si farà generale"
ANTONIO SCIOTTO
ROMA
"Berlusconi rispetta il patto, vogliamo il nostro contratto". "Ollellè, Ollallà, il contratto faccelo vedè, faccelo toccà...". E soprattutto "faccelo firmà, faccelo pagà". Fischietti, slogan, palloncini rossi, verdi e blu, striscioni multicolori. Pensionati e giovani, lavoratori "fissi" e precari. Vigili del fuoco, infermieri, medici, studenti. Dipendenti dei ministeri e dei beni culturali, delle agenzie fiscali, di comuni, regioni e province. Duecentomila persone provenienti da tutta Italia ieri hanno invaso le vie di Roma per chiedere il rinnovo del contratto del pubblico impiego, il rispetto per la dignità di chi lavora per lo Stato, gli enti locali, la sanità, per gli stessi cittadini che usufruiscono di questi servizi. Che il governo Berlusconi sta smantellando. Le attese di Cgil, Cisl e Uil non sono state deluse, e sicuramente hanno "aiutato" la mobilitazione gli ultimi attacchi - violentissimi - lanciati dal governo e dalla Confindustria, alleati per dire che le richieste del settore sono troppo alte, "poco competitive" rispetto a quelle dei dipendenti delle aziende private. Messina, Teramo, Vercelli, Taranto, Torino, Arezzo, Sondrio, Gorizia. Vibo Valentia, Sassari, tantissimi - ovviamente - da Roma. Non riusciamo a riportare tutte le città che abbiamo visto scorrendo gli striscioni, muovendoci dalla coda che si trovava ancora a piazza della Repubblica, quando la testa stava già entrando in via Merulana. Enrico Foderà, 47 anni, da 27 lavora al comune di Caltanissetta. Iscritto alla Uil, è venuto a Roma insieme al figlio Aurelio, di 17 anni: "Siamo in piazza perché abbiamo diritto al contratto - ci dice - E' ormai scaduto da 15 mesi e il potere d'acquisto si perde velocemente. Il mio figlio maggiore fa l'università, ma io non credo di potermi permettere di mantenere gli altri fuori sede". La moglie di Enrico ha un piccolo negozio, devono risparmiare su tutto. Aurelio ci spiega che difficilmente farà il dipendente pubblico come il padre: "Se le prospettive sono queste...". Nello spezzone della Lombardia sfila Angelo Sangiovanni, Rsu Cisl dell'Asl di Legnano: "Lavoro da 22 anni in ospedale - ci spiega - ma adesso è cambiato tutto. C'è sempre meno personale, vanno al massimo risparmio e la qualità dei servizi si abbassa. Ci chiedono di fare tutto in fretta, non c'è più rapporto con i pazienti. I neoassunti sono precari, io faccio mille rinunce per arrivare a fine mese. Molti miei colleghi vivono oppressi dai debiti".

In piazza San Giovanni incrociamo un folto gruppo di vigili del fuoco, in tuta da lavoro: "Siamo qui per il contratto - ci spiegano Edmondo Bucchioni e Davide Maccioni, delegati Cgil, di La Spezia - E lottiamo contro la militarizzazione del Corpo, operata dal governo. Contano sempre di più le gerarchie, ci utilizzano per gli sfratti e vorrebbero trasformarci in una forza di polizia. Ci sono carenze di organico e non riusciamo a fare corsi di aggiornamento". Tantissimi gli studenti dell'Uds, a Roma come nelle 60 città in cui hanno manifestato i sindacati. Paolo Nerozzi, Cgil, nota che "insegnanti, studenti e impiegati pubblici apprezzano e difendono il ruolo del pubblico".

Ma in corteo non c'è solo il pubblico impiego: a portare il proprio sostegno ci sono anche i segretari della Fiom Gianni Rinaldini e Giorgio Cremaschi, e non è solo una partecipazione formale. A spingere in piazza i sindacati degli operai saranno stati certamente gli ultimi attacchi di governo e Confindustria: "Le dichiarazioni dei vicepresidenti degli industriali, Bombassei e Pininfarina, sono tese, di fatto, a dichiarare il blocco contrattuale su tutti i tavoli, compreso quello dei metalmeccanici - spiega Rinaldini - Noi chiediamo come il pubblico impiego un 8% di aumento, e le controparti offrono il 4%. L'accordo dei bancari, la piattaforma degli alimentaristi, confermano che non ha più senso guardare all'inflazione programmata dal governo". Cremaschi, dal canto suo, parla di un vero e proprio "patto di scambio tra imprese e governo: la Confindustria ha detto sì al piano sulla competitività, che non aiuterà affatto le imprese, mentre l'esecutivo blocca i contratti del pubblico impiego per permettere a Federmeccanica di offrire cifre inadeguate".

Dal palco parla per primo Luigi Angeletti (Uil): "E' la più grande manifestazione del pubblico impiego nella storia italiana - esordisce - E questo perché i lavoratori sono esasperati, chiedono il contratto che spetta loro di diritto. Il vero miracolo italiano? - chiede - Lo fanno i dipendenti pubblici per arrivare a fine mese". Angeletti critica anche la Confindustria, "cattivo suggeritore" del governo: "Puntano a fissare gli obiettivi dell'esecutivo, per poter riservare lo stesso trattamento ai loro dipendenti". Anche Savino Pezzotta (Cisl) è arrabbiato: "Non siamo disposti ad attendere oltre, non è accettabile dover aspettare un contratto per 15 mesi; o per oltre tre anni, come avviene per i medici e i ricercatori universitari. Si parla tanto di competitività, ma come si ottiene senza un'amministrazione qualificata? Il governo vede gli statali come una palla al piede, e con la sua riforma fiscale sbagliata fa finta di dare, ma in realtà fa lievitare i costi dei servizi e le tariffe. Noi non ci fermeremo qui - è la conclusione - Andremo avanti finché non firmeremo i contratti". Secondo il leader della Cgil Guglielmo Epifani, "il governo cammina come i gamberi". Al ministro Maroni, Epifani chiede chiaramente di "smettere di intralciare la firma dei contratti": "Nel suo ruolo - aggiunge - dovrebbe al contrario contribuire a rinnovarli". E ce n'è anche per Confindustria: "La smetta di interferire con questi contratti, tentando di impedirli. Pensi piuttosto a chiudere i suoi, prima di tutto quello dei metalmeccanici". "Se il governo non mostrerà di fare offerte vere - conclude Epifani - noi continueremo e allargheremo la nostra mobilitazione, facendola diventare più generale".


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