Manifesto: Contestato il ministro Gelmini
Lei può tagliare 140 mila posti di lavoro e distruggere la scuola primaria italiana, l'unica che è presa a modello da tutti i paesi del mondo. Insegnanti, genitori e studenti, però, non possono contestarla, altrimenti diventano «fascisti rossi». I
Lei può tagliare 140 mila posti di lavoro e distruggere la scuola primaria italiana, l'unica che è presa a modello da tutti i paesi del mondo. Insegnanti, genitori e studenti, però, non possono contestarla, altrimenti diventano «fascisti rossi». Ieri il ministro Gelmini era alla Mondadori di Milano per presentare il libro del direttore de il Giornale Mario Giordano intolato «5 in condotta», e per discuterne con l'autore e con Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset. Retescuole e l'assemblea delle scuole milanesi l'ha accolta con cartelli e con una pagella che la boccia in tutte le materie. Ne è nata una bagarre: da una parte chi ama la scuola pubblica gridava al ministro «Vergogna», «Vai a farti promuovere a Reggio Calabria», dall'altra il trio muto dei relatori appoggiato da qualche uditore filoberlusconiano.
Mario Giordano prima di andarsene ha definito «fascisti e male pubblico» signore e signori che ogni giorno mandano avanti la scuola pubblica e che da anni animano una civilissima resistenza classe per classe. Il ministro ha commentato: «La scuola non è proprietà privata di un gruppo organizzato e rumoroso di sinistra, ma appartiene al paese. Imperdire, in un paese democratico, che si svolga la presentazione di un libro dà il senso dell'intolleranza e delle prepotenza di chi vuole lasciare la scuola così com'è opponendosi al cambiamento. Il libro di Giordano contiene scomode verità su una scuola diventata un ammortizzatore sociale dove si è badato ad aumentare il numero dei dipendenti invece che alla qualità». Mondadori con una nota «denuncia il pesante clima di intimidazione, causato da un ristretto gruppo di facinorosi contestatori». A proposito di intimidazione, due settimana fa la Digos si è presentata in due scuole milanesi per far togliere dei cartelli con cui mamme, papà e insegnanti «facinorosi» e «antidemocratici» chiedevano di non tagliare le maestre. Chi sono i fascisti? g. sal.