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Manifesto: Concorsi fantasma la Gelmini beffa i precari

RICERCA

09/05/2009
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il manifesto

Stefano Milani
Se gli studenti universitari sono tornati a farsi sentire, ricercatori e docenti ad alzare la voce ci provano da tempo. Specie se sono precari e da mesi (chi da anni) aspettano il famigerato concorso della svolta. Ma il ministro Gelmini fa orecchie da mercante e dispensa ottimismo. «Creeremo presto 4000 nuovi posti da ricercatore», aveva promesso qualche mese fa. Facendo però il conto senza l'oste, o meglio senza il vecchio oste: l'ex ministro Mussi che aveva già stanziato i fondi per assegnare quei posti. Ma ad oggi, quell'annuncio se l'è portato via il vento, per buona pace del presidente Napolitano che recentemente aveva chiesto alle istituzioni «più incentivi alla ricerca». Risultato? Quei soldi si sono volatilizzati e tutti i concorsi arenati con data da destinarsi. Parecchi concorsi, si parla di oltre 4600 e di questi appena un migliaio dovrebbero (il condizionale è d'obbligo) vedere la luce entro l'anno.
Nel frattempo sono cambiate pure le regole di costituzione delle commissioni. Secondo viale Trastevere un cambio «doveroso» per mettere freno alle baronie e ai concorsi pilotati. In realtà questa voglia di trasparenza ha reso molto più tortuoso l'iter per l'assegnazione dei posti. Per aggiudicarsi la benedetta cattedra, infatti, ogni candidato dovrà superare non uno bensì due step. Il primo è una sorta di abilitazione nazionale a tempo e a numero aperto, dove tutti possono partecipare. Il perché è abbastanza evidente visto che da sola questa «promozione» non non sarà sufficiente a garantire una cattedra agli aspiranti professori. Un'abilitazione che dura comunque cinque anni (alle fine dei quali necessita di una «revisione») e che verrà concessa esclusivamente per le competenze scientifiche di ogni singolo candidato.
Ma è il secondo passaggio quello più importante, è qui che si gioca la partita decisiva per l'assunzione. Che sarà bandita dalle singole università e non più a livello nazionale, nonostante il ministro Gelmini va ripetendo il contrario. Si ritorna dunque al vecchio schema che l'ex ministro Mussi aveva combattuto per cercare di eliminare quei rapporti clientelari che rischiano di instaurarsi quando esaminatore ed esaminato provengono dalla stessa università. Poi c'è tutta la questione economica. Con gli atenei più «virtuosi» che avranno a disposizione un budget maggiore a cui attingere per decretare le promozioni interne, da ricercatore ad associato o da associato a ordinario che sia.
Un sistema «ibrido» insomma che ha già trovato qualche resistenza anche da parte della Crui. Ma il ministro Gelmini sembra viaggiare spedita e l'intenzione è quella di portare la bozza del progetto già la prossima settimana sul tavolo del G8 sull'università in programma a Torino. Forti le perplessità avanzate dall'Associazione Nazionale Docenti Universitari per una riforma che, dicono, «in realtà non cambia quasi nulla», visto che «non si scardina un sistema che, oggi, favorisce apertamente i protetti dei docenti, parenti o allievi che siano».


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