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Manifesto-Ciampi, schiaffo alla Moratti

Ciampi, schiaffo alla Moratti All'inaugurazione dell'anno scolastico il presidente della repubblica difende la scuola pubblica alla quale, spiega, la Costituzone affida il compito di educare i giova...

17/09/2003
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il manifesto

Ciampi, schiaffo alla Moratti
All'inaugurazione dell'anno scolastico il presidente della repubblica difende la scuola pubblica alla quale, spiega, la Costituzone affida il compito di educare i giovani. Una critica esplicita al ministro dell'Istruzione e alla politica con cui il governo sostiene economicamente l'istruzione privata. Poi difende i magistrati e, pur senza fare riferimenti espliciti, risponde alle provocazioni del premier su Mussolini citando il Talmud, testo fondamentale dell'ebraismo
IAIA VANTAGGIATO
Proprio nel giorno in cui il governo vara la riforma complessiva della Costituzione, il capo dello stato, guardiano della medesima, la difende a spada tratta: "E' costituita su solide basi". Lo aveva già detto, ma stavolta il presidente non parla in generale. Prende di mira la riforma Moratti, il progetto di privatizzazione della scuola. E' proprio la Carta, afferma, a imporre l'educazione "nelle scuole statali". Difficile equivocare, anche se il centrodestra cercherà per tutto il giorno di confondere le acque. Ciampi, nell'intervento per l'inaugurazione dell'anno scolastico, esordisce citando il Talmud - "Due cose ciascuno dovrebbe fare a proprio vantaggio, trovare un amico e cercare un maestro" - e reclama rispetto per l'"alto e nobile compito" cui gli insegnanti sono chiamati. A prima vista una partitura priva di direzione d'orchestra. A ben vedere un concerto egregiamente diretto. Non uno dei passaggi del discorso di Ciampi è, infatti, improvvisato. E il suo tema centrale altro non è se non la difesa della scuola pubblica e di una democrazia costruita sulla pace, sul confronto e sul dialogo.

Nessun riferimento diretto alle esternazioni di Berlusconi sulla begnigna dittatura di Mussolini ma una citazione del Talmud; nessun riferimento all'attacco sferrato dalla maggioranza contro la magistratura ma un richiamo alla pari dignità di tutti i cittadini davanti alla legge; nessun riferimento a sterili polemiche mediatiche ma un invito fermo al dialogo e al confronto. Peccato che di un discorso così ben orchestrato Letizia Moratti sia riuscita ad apprezzare soltanto "l'accenno ai valori e alla coscienza personale e la citazione del Talmud laddove parla del `maestro di vita'". Forse lo confonde col "maestro prevalente" da lei introdotto alle elementari.

I toni asciutti dell'intervento del presidente della Repubblica non lasciano margine a dubbio alcuno. Dopo un doveroso ma non troppo formale richiamo ai valori nazionali, Ciampi affila le sue lame per ribadire la centralità della scuola statale. E per farlo si affida all'autorevole dettato costituzionale che "assegna alla Repubblica il compito di dettare le norme generali dell'istruzione, di istituire scuole statali per ogni ordine e grado, di assicurare ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, il diritto di accedere ai gradi più elevati dell'istruzione".

Smentisce convinto le parole di Ciampi il "neocostituzionalista" della Lega Alessandro Cè: "Sull'interpretazione della Costituzione ci sono dottrine diverse. La lettura di Ciampi è anacronistica". Più moderna, forse, gli appare quella di Alberto da Giussano.

A parlare è il presidente di una Repubblica i cui vertici di tutto stanno facendo per affossare la scuola pubblica; un presidente che - sia pure avvolto in una bandiera dagli accostamenti cromatici di cattivo gusto - la scuola pubblica decide di difendere. E lo fa con artigli affilati. Non una parola diretta viene infatti pronunciata sul grazioso dono di 30 milioni di euro elargito alle scuole private ma solo espresso un malcelato disprezzo: "Esiste naturalmente - afferma - una sfera privata di valori ma di questa ciascuno è responsabile solo di fronte alla propria coscienza". Il presidente non la manda a dire: la scuola pubblica non si tocca.

Anche intorno ai docenti, Ciampi decide di far quadrato: "Ne incontro di straordinari. Operano con passione e capacità professionale, in condizioni anche difficili. Comprendono le inclinazioni, le inquietudini, le aspirazioni dei loro allievi e riescono ad aprire con loro un dialogo che è esercizio di democrazia". Non scende nei dettagli, non ne ha bisogno: non parla delle cattedre ancora vacanti né delle attese e mancate immissioni in ruolo, non solleva la questione dei precari né quella dei tagli al personale. Con serietà e senza enfasi di quei docenti riconosce la professionalità e ne sollecita il rispetto. I sindacati della scuola ringraziano. Dalla Cisl alla Cgil ai Cobas.

Chi ha orecchi per intendere intenda: lo dicono i Verdi che si augurano che il governo recepisca l'invito chiarissimo del presidente della Repubblica. Lo ribadisce Rosy Bindi che afferma: "Il richiamo di Ciampi ha tanto più valore davanti a un governo e ad una maggioranza che, in nome della libertà d'educazione, tentano in maniera maldestra una privatizzazione del sistema scolastico". Ampio, dunque, è il coro dei consensi: "Mai parole ebbero più peso", afferma soddisfatto Marco Rizzo del Pdci mentre di "autorevole lezione per tutti" parla il responsabile scuola della Margherita Enzo Carra.

Un coro troppo ampio per non scatenare reazioni forziste: "Non credo - afferma Fabio Garagnani - che il presidente abbia inteso pronunciarsi contro il pluralismo educativo. Si tratta di una interpretazione forzata della sinistra".

E per fortuna che a chiarirci le idee c'è Luca Volontè, capogruppo dell'Udc alla camera: non vede "contraddizione alcuna tra le parole del capo dello stato e i contenuti della riforma".


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