Manifesto: Chi si rivede, i maestri unici
Approvata la legge il governo sperava che la protesta si placasse, ma le elementari saranno in piazza il 29 novembre
Luca Fazio
MILANO
Non bisogna farsi ingannare dalla calma piatta, perché sta arrivando lo tsunami. Ci sono onde che hanno origine da un terremoto sottomarino, scrutando l'orizzonte piatto delle notizie telecomandate sembra che non stia succedendo niente, e invece tutte le sere, in tutta Italia, centinaia di scuole si riempiono di maestre, maestri e genitori. Sanno già tutto, ma continuano a discutere. Vogliono durare un minuto in più del ministro Mariastella Gelmini. L'energia è invisibile ma costante e quando l'onda si avvicina alla terra la sua altezza aumenta e coglie tutti all'improvviso. Il prossimo approdo - perché negli abissi della scuola elementare ci si sta attrezzando per durare tre anni - è già stato fissato per sabato 29 novembre e conviene non stupirsi se altre centinaia di migliaia di persone (senza l'appoggio di partiti o sindacati) riempiranno di nuovo le piazze del paese.
La macchina organizzativa, messa in piedi da un impressionante reticolo di contatti che fa capo all'associazione ReteScuole, è già al lavoro dallo scorso 31 ottobre, il giorno dopo lo straordinario sciopero generale in difesa della scuola pubblica. Ma già dopodomani, a macchia di leopardo, le scuole elementari di decine di città scenderanno in piazza per un primo ritorno di visibilità (Bologna, Cologno Monzese, Merate, Concorezzo, Sesto San Giovanni, Lucca, Torino...).
«In tutto il paese - spiega Mario Piemontese, che tutte le sere rimbalza nelle scuole della provincia di Milano - stiamo facendo una valanga di riunioni con uno scopo ben preciso. In ogni scuola elementare stiamo lavorando affinché si formi un comitato di genitori e maestre, mentre nelle superiori cerchiamo di costruire comitati che tengano insieme studenti e professori. Questa sorta di meticciato tra ordini di scuole diverse, dalle elementari all'università, è un fatto assolutamente nuovo». E sta funzionando? «La prova ce l'avremo il 29 novembre», dice Piemontese. Si direbbe però che la fiducia non manca, considerando che a Milano, la città dove ReteScuole è da anni il primo vero motore della protesta, sono già stati convocati non uno ma tre cortei che convergeranno su piazza Duomo trascinati da camion musicali, clown, bambini e compagnie cantanti. Decine di migliaia di persone diranno «Io non ci sto» partendo da piazzale Baracca (ritrovo per le scuole dei comuni della zona nord e ovest), da piazza Lima (scuole dei comuni dell'est) e da Porta Romana (zona sud). Viste le premesse, qualcuno, incrociando le dita, si azzarda a dire che sarà una manifestazione più grande di quella che riempì piazza Duomo ai tempi della famigerata riforma dell'allora ministro Moratti (grasso che cola se paragonata allo scempio preparato da questo governo Berlusconi). Un altro corteo, ancora da preparare nei dettagli, è previsto a Roma, mentre a fare da contorno sono già fissate manifestazioni a Torino, Bologna, Parma, Napoli, Reggio Emilia e Venezia...
Si fa presto a chiedere «e dopo?», come se sempre le proteste potessero vivere di fiammate improvvise e spettacolari. Eppure «il dopo», alle elementari, è già stato preparato con cura. La «botta grossa», infatti, è prevista tra febbraio e marzo, quando dal ministero arriveranno i regolamenti attuativi che entreranno nello specifico dei tagli: quali, quanti e soprattutto in quali scuole andranno ad incidere. «La rete sottotraccia di maestre e genitori - dice Piemontese - è destinata a durare tre anni, il tempo che ci metterebbero a distruggere la scuola pubblica». La prima mossa è già stata preparata da tempo. Alle preiscrizioni di gennaio, i docenti proporranno ai genitori che ancora hanno i bambini all'asilo un modello di domanda di iscrizione in cui possano espressamente richiedere il tempo pieno e la scuola di 40 ore, in modo da confermare l'offerta dei programmi dell'anno precedente. I genitori - insieme alle maestre - sono la chiave del successo di questo movimento sotterraneo. Lo spiega così Roberto Ciullini, un «prototipo» interessante, visto che da quando è esplosa la protesta passa la serate nelle scuole elementari (non solo in quella di sua figlia) e poi stila la lista delle iniziative dei giorni successivi. «Un mese fa - spiega - ci sbattevamo solo noi genitori di sinistra, oggi invece abbiamo dalla nostra parte anche i genitori di destra e quelli politicamente non schierati. Questo ci spinge ad andare avanti, è chiaro che il lavoro delle maestre ormai è riuscito a spostare l'opinione dell'elettore non di sinistra».
Non è un caso se Berlusconi fa lo sprezzante con l'Onda universitaria mentre è costretto a muoversi con cautela con il «popolo» di maestre e genitori che si agitano nel mare della scuola pubblica italiana.