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Manifesto: «Chi non c'è sbaglia» Epifani attacca Bonanni

Cgil e Uil in piazza. Imbarazzo del Pd

15/11/2008
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il manifesto

Sara Farolfi

ROMA
«Chi non c'è sbaglia». Non si può dar torto al segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ieri in corteo nella giornata di mobilitazione di università e enti pubblici di ricerca indetta da Cgil e Uil. Revocare la propria adesione a trentasei ore da una manifestazione, come ha fatto la Cisl, è un fatto che dovrebbe avere dell'incredibile. Non per chi non pensa di avere un mandato di rappresentanza, di dovere cioè rendere conto a qualcuno delle proprie decisioni. E' quanto spiegavano ieri anche alcuni delegati Uil durante il corteo: «Fidarsi solo della parola del governo non può essere sufficiente per ritirarsi da uno sciopero e la cosa ha creato parecchi problemi nei rapporti tra vertice e territori. La Uil ha confermato l'adesione perché nessuna garanzia è stata messa per iscritto». A Bonanni è bastato invece mettere piede nelle stanze del ministero per pensare di avere già incassato qualcosa. Ma con i tempi che corrono - con il leader Cisl ancora ieri pervicace nel negare l'intimo parterre di qualche giorno prima a casa del premier Berlusconi - stupisce fino a un certo punto.
La manifestazione, come era facilmente prevedibile, è stata un successo (100 mila persone in piazza, secondo gli organizzatori). Trainata da un'Onda incontenibile, rinvigorita da una partecipazione eccedente quella dei soli iscritti Cgil o Uil, e in un clima di protesta montante che punta dritto allo sciopero generale del 12 dicembre. «Il massimo che la categoria potesse esprimere», per dirla con le parole di un navigato dirigente sindacale. «Non ci fermeremo - dice dal palco di piazza Navona Mimmo Pantaleo, neo segretario generale Flc Cgil - Il governo ha il dovere di discutere e di rispondere alla nostra piattaforma e chiediamo che la stessa posizione di soggetto contrattuale venga riconosciuta anche al grande movimento studentesco». Dell'incontro con la ministra Gelmini, Pantaleo fornisce tutt'altra versione: «Mettete da parte la vostra piattaforma e si può iniziare a discutere, questo ci ha detto Gelmini, e sono parole inaccettabili». «Strana idea di innovazione, trasformare l'istruzione in un fatto privato», dicono i tanti precari dal palco. Dal dottorando consapevole di essere alla mercè del 'barone' di turno, ai tanti precari degli enti pubblici di ricerca, in molti vincitori di concorso pubblico e ciò nonostante a concreto rischio di essere spediti a casa. «C'è una richiesta forte di riforme e non di tagli - commenta Epifani - Gelmini apra un vero confronto, senza soldi e con i tagli non c'è riforma che tenga». Curioso il fatto che a manifestazione in corso (indetta, ricordiamo, non dalla sola Cgil ma anche dalla Uil), il segretario della Uil, Luigi Angeletti, si sperticasse a dare del «partito politico» al sindacato di corso d'Italia. Le stesse parole usate dal ministro Brunetta, ma la cosa è curiosa fino a un certo punto dopo il precedente della scuola, con Bonanni e Angeletti, il 30 ottobre scorso, a precipitarsi giù dal palco della protesta per correre nella sede del ministero a firmare il rinnovo del contratto. Il clima, in quanto a relazioni sindacali, è pessimo. E, aggiungiamo, il livello è molto basso: ieri era anche la terza giornata di mobilitazione dei dipendenti pubblici (nel Sud e isole) e la Cisl ha non solo fatto le veci del ministro, ribaltando i dati di partecipazione forniti dalla Cgil, ma preparato il tutto - pare - organizzando assemblee ad hoc per boicottare lo sciopero. La Fp Cgil ha annunciato ieri un'altra giornata di mobilitazione, nazionale questa volta, tra gennaio e febbraio.
Il combinato disposto di tutto ciò ha avuto come unica conseguenza positiva di ricompattare ciò che fino a pochi mesi fa sembrava incomponibile in casa Cgil, dove ora si lavora alacremente per preparare lo sciopero generale del 12 (che alcune categorie, come gli edili, hanno già dichiarato di 8 ore). E non ha mancato (prevedibilmente) di scatenare malumori in casa Pd, dove le diverse anime vicine alla Cgil (ex Ds) o alla Cisl (ex Margherita) sembrano convivere ultimamente da separati in casa. Forse a scanso di polemiche, il silenzio del partito democratico sulla manifestazione di ieri è stato quasi assordante. In piazza c'era il Prc: Ferrero e Bertinotti. Mentre, pressochè unico esponente «democratico», l'ex dirigente Cgil, Achille Passoni: «Rispetto tutte le posizioni in campo, ma in questo caso la Cisl ha sbagliato», dice Passoni. Walter Veltroni si dice «molto preoccupato per le divisioni sindacali»: «Il governo lavora per dividere e il Pd giudica questo tentativo grave e contrario all'interesse del paese». Sui tentativi (riusciti) del governo non ci sono dubbi, ma c'è anche qualcuno - e questo Veltroni non lo dice - che evidentemente si presta al gioco senza tante storie.


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