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Manifesto-Cgil all'Unione: "Via la legge 30 se governerete"

Cgil all'Unione: "Via la legge 30 se governerete" Il sindacato di Epifani incontra tutti i responsabili dell'opposizione: "Serve una nuova legge che rimetta al centro il contratto a tempo indetermin...

25/02/2005
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il manifesto

Cgil all'Unione: "Via la legge 30 se governerete"
Il sindacato di Epifani incontra tutti i responsabili dell'opposizione: "Serve una nuova legge che rimetta al centro il contratto a tempo indeterminato". Appoggio da Verdi, Rifondazione e Pdci, aperture più caute da Margherita e Ds. Urgente un tavolo per il programma
ANTONIO SCIOTTO
ROMA
Abroghiamo la legge 30 e ridiamo centralità al rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Per restituire fiducia e dignità ai lavoratori - valori umiliati dall'attuale governo - c'è bisogno di un programma condiviso da parte di tutte le forze politiche dell'Unione, le uniche che possono generare una legge alternativa. E' questo, in sintesi, il messaggio inviato ieri dalla Cgil alle forze di opposizione: tutti i responsabili del lavoro, da Treu (Margherita) a Damiano (Ds), fino a Ferrero del Prc, si sono confrontati con le proposte elaborate dal sindacato, illustrate dal segretario Fulvio Fammoni e da Guglielmo Epifani. Un incontro importante, perché per la prima volta si è cercato di dare corpo al futuro programma dell'Unione, riflettendo anche - implicitamente - sui disastri antecedenti alla stessa legge 30. Se i cococò non sono una creatura di Berlusconi, non ha senso fare tabula rasa della cosiddetta "legge Biagi" per tornare ai vecchi adagi del centrosinistra, che hanno spesso identificato la competitività con la compressione dei diritti, accettando con troppa leggerezza i diktat delle imprese. Oggi - come ha notato Fammoni aprendo la sua relazione e citando un'indagine Demoskopea - "nella percezione collettiva, flessibilità è uguale a precarietà". Di tempo indeterminato, seppure con differenti sfumature, hanno parlato anche Treu e Damiano, e questa è già una bella conquista: i due rappresentanti di Margherita e Ds, comunque, hanno chiarito di non essere d'accordo con la totale abrogazione della legge. Da Pdci, Verdi e Prc pieno sostegno alle proposte Cgil, ma questo era già più scontato. Allora vediamo in breve cosa propone la Cgil per scrivere una nuova legge che sostituisca la 30. Prima di scendere nel dettaglio, è comunque degna di nota la scelta del sindacato di non ondeggiare: se alcuni politici svicolano quando si parla di lavoro, per poi magari rifilarci leggi-spazzatura, va reso merito alla Cgil di avere le idee chiare, base fondamentale per trovare una bussola in un centrosinistra un po' troppo confuso e alla perenne ricerca di una identità. Ovvio, a parte l'incertezza sul fatto che l'Unione vada al governo, bisognerà vedere quale di queste idee sarà salva dopo le inevitabili mediazioni: ma intanto ci sono, e sono interessanti. Ridare innanzitutto centralità al rapporto di lavoro a tempo indeterminato, che deve divenire il rapporto ordinario. Si può uscire dall'ambiguità della distinzione tra subordinati e collaborazioni - i cococò sono le vittime più illustri - riformando l'articolo 2094 del codice civile e introducendo la nozione di "lavoro economicamente dipendente", che dovrà godere delle tutele legislative e contrattuali del subordinato. Se oggi ben il 70% dei cococò, secondo uno studio Ires, si reca ogni giorno nella sede di lavoro, ci sta almeno 40 ore a settimana e percepisce un solo stipendio, ci sarà pure qualcosa di sbagliato nella legislazione. Le collaborazioni dovranno essere equiparate fiscalmente e contributivamente ai rapporti subordinati.

Uno stop anche all'abuso dei contratti a termine: devono tornare causali e percentuali di utilizzo, oltre al diritto di precedenza in caso di stabilizzazione. Per il part-time, va restituita centralità alla contrattazione collettiva, unica che può introdurre le clausole elastiche. Il lavoro in somministrazione potrà essere solo temporaneo, limitato da causali e percentuali (da abrogare dunque lo staff leasing, come il lavoro a chiamata). Apprendistato e contratto di inserimento sono rinominati in "contratto a scopo formativo" e "contratto di inclusione", avendo solo vantaggi fiscali e contributivi ma non di tipo salariale. Da 49 tipi di rapporti non ordinari bisogna scendere a un massimo di 7-8. Paletti anche a esternalizzazioni e subappalti, che stanno frantumando le aziende, togliendo qualità alle produzioni e garanzie ai lavoratori: a questo proposito, per 48 mesi deve vigere la "codatorialità", ovvero la responsabilità sia del cedente che dell'acquirente su garanzie occupazionali e applicazione contrattuale. Può essere ceduto solo un ramo precedentemente autonomo: con la legge 30, al contrario, si inventa l'autonomia di un reparto per sbarazzarsi di quelli che ci lavorano. Gli ammortizzatori sociali devono tornare un mezzo per difendere e riqualificare il lavoro, non un modo per velocizzare la dismissione dei dipendenti (come li interpretano Maroni, Sacconi e la 848 bis). No dunque all'equiparazione tra cassa integrazione e mobilità, a cui punta il governo. Ammortizzatori da estendere anche alle micro imprese. No, infine, alla certificazione dei rapporti e alla bilateralità sindacati-imprese quando i primi vengono chiamati a gestire la stessa certificazione o pezzi di mercato del lavoro.

Tiziano Treu (Margherita) ha detto che "bisogna guardare avanti e non tornare indietro: è vero che ci vuole un cambiamento di fondo, e per questo la legge 30 va corretta togliendo i passi che non vanno bene, come lo staff leasing e il job on call". "Dei contratti a termine la cosa sbagliata è che vengano reiterati fino a 5-10 anni. Concordo sul fatto che il tempo indeterminato debba essere l'ordinario - ha concluso - ma più che nei divieti credo nell'incentivazione, restaurando tutti quei sostegni che il nostro governo aveva inserito". No all'abrogazione totale anche da Cesare Damiano (Ds): "Ci vuole una svolta e un'alternativa rispetto agli sfasci del governo - ha detto - ma non si attua correggendo le sue leggi. Bisogna fare le nostre proposte, restaurare la concertazione, ridare centralità alla contrattazione collettiva, usare come bussola il rapporto a tempo indeterminato". Sia Treu che Damiano hanno riproposto la "Carta dei diritti" già scritta dall'Ulivo, anche se solo con un accenno veloce, dato che dalla sua scrittura il mercato del lavoro è molto cambiato: pensano ancora che ci possa essere una "flessibilità buona" e che "accanto alle tutele nel posto di lavoro, dando garanzie di base universali per tutti - ha detto Damiano - ci debba essere un welfare di sostegno". Contro l'insistenza troppo forte sul welfare a discapito della stabilità e della qualità del lavoro, ha parlato Paolo Ferrero (Prc), secondo il quale "non sta fallendo solo il disegno di Berlusconi, ma anche la concezione che si recupera competitività comprimendo i diritti, che pure il centrosinistra ha fatto propria nei decenni passati, a partire da Craxi". Il segretario generale Guglielmo Epifani ha concluso dicendo che bisogna abolire "la filosofia della legge 30, che la stessa Confindustria non fa propria e stenta ad applicare". Bisogna ritornare "al senso e alla "logica" del lavoro, che si è persa con le 49 tipologie create dal governo per andare dietro a qualsiasi richiesta fatta dalle aziende". "E' necessario - ha concluso il leader Cgil - un tavolo di tutta l'Unione, per aprire un percorso serio sui temi del lavoro".


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