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Manifesto: Bocciate le graduatorie, le scuole vanno nel caos

CONSIGLIO DI STATO No al ricorso di Gelmini, assegnazioni da rifare

02/10/2009
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il manifesto

Antonio Sciotto
ROMA
Al caos già pesante nel mondo della scuola, rischia di aggiungersene altro: ieri una sentenza del Consiglio di Stato ha respinto un ricorso presentato dal governo, con l'effetto di rendere illegittime le attuali graduatorie. In particolare, è stato bocciato il provvedimento con cui in aprile la ministra Maria Stella Gelmini aveva messo in coda tutti quei docenti che avevano cambiato provincia. Era una misura che andava a colpire di più gli insegnanti del Sud, che come si sa si muovono in gran numero verso il Nord Italia per trovare un posto. I precari si erano appellati al Tar del Lazio contro questa decisione del ministero, e il Tar aveva dato loro ragione. Gelmini ha scelto comunque di varare le nuove graduatorie, e intanto aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato: il ricorso, appunto, respinto ieri.
Nel loro ricorso al Tar, migliaia di insegnanti a termine avevano rivendicando la cosiddetta iscrizione «a pettine», cioè l'inserimento nelle graduatorie secondo il punteggio posseduto. In particolare l'Anief, l'associazione dei precari, aveva sostenuto molti ricorsi. Il Tar Lazio, accogliendo i ricorsi, aveva ordinato la sospensiva del provvedimento ministeriale, ma il ministero per non compromettere gli adempimenti di inizio d'anno relativi alle nomine in ruolo e annue, aveva ignorato la sospensiva e, contestualmente, aveva presentato l'appello al Consiglio di Stato.
La situazione è ora abbastanza ingarbugliata, dal momento che le nomine sono già state effettuate quasi tutte e che una revisione delle graduatorie avrebbe, comunque, tempi non brevi. A complicare il tutto, infine, la possibilità che i docenti scavalcati nelle nuove eventuali graduatorie decidano di impugnarle a loro volta. E da qui altro caos.
L'associazione che ha patrocinato quasi tutti i ricorsi adesso spiega quali dovrebbero essere le prossime mosse del ministero: «Riteniamo - afferma Marcello Pacifico, presidente dell'Anief (associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione) - che il ministro Gelmini debba annunciare l'emanazione di una nota correttiva che ordini all'amministrazione periferica di adeguarsi alle pronunce della magistratura. In caso contrario ci penserà il Tar del Lazio che il 9 ottobre si dovrà pronunciare su un ricorso ad hoc promosso dall'Anief per l'ottemperanza delle ordinanze e la nomina di un commissario ad acta».
L'opposizione prende spunto dalla sentenza per tornare a criticare la politica della ministra dell'Istruzione: «Centomila precari - dice Tonino Russo (Pd) - sono stati nominati a settembre inoltrato e non entro il 31 agosto come prevede la legge: insomma un insegnante su sei al primo settembre non era in cattedra, e tutto per effetto dei tagli e per risparmiare sugli stipendi di settembre. Inoltre l'ordinanza del Consiglio di Stato obbligherà il ministro a riformulare la graduatoria di circa 8 mila immissioni in ruolo e centomila supplenze annuali. Adesso cosa farà il ministro: un decreto correttivo o pensa di perdere ancora tempo?».
«Le scuole chiedono soldi»
La situazione è ormai talmente disperata (e paradossale) che sembra che alcune scuole pubbliche stiano chiedendo soldi ai genitori dei ragazzi iscritti. La questione è oggetto di un'interrogazione delle senatrici Pd Marilena Adamo, Rita Ghedini e Mariapia Garavaglia: «Numerosi genitori di ragazzi che frequentano le scuole dell'obbligo - spiegano - segnalano che dirigenti scolastici chiedono un contributo economico - ufficialmente volontario e da pagarsi con regolare versamento postale - motivando il fatto che le scuole non hanno i fondi per la normale gestione».


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