Manifesto: Bindi: Moratti attenta, niente soldi
Milano, niente asilo per i bambini senza permesso di soggiorno. È bufera sul sindaco
Eleonora Martini
Preferenza nazionale. È il progetto politico di estrema destra fatto proprio dalla Lega nord e che sta dietro, a ben guardare, alla circolare emessa dal sindaco di Milano Letizia Moratti che nega ai bambini figli di immigrati senza permesso di soggiorno la possibilità di iscriversi agli asili e alle scuole materne comunali. In aperta violazione della Carta dei diritti dell'infanzia dell'Onu e persino in contraddizione con lo spirito della legislazione nazionale che regola il nostro sistema educativo. Una mossa politica con cui l'ex ministro dell'Istruzione si candida a diventare il punto di riferimento dei sindaci leghisti del nord est. Ma il provvedimento, che in realtà prosegue sulla stessa strada intrapresa lo scorso anno dall'amministrazione comunale, ha mandato su tutte le furie la ministra della famiglia Rosi Bindi: «Un pessimo esempio di politica locale che colpisce la famiglia e dentro le famiglie i diritti dei più deboli e dei bambini - è stata la reazione immediata alla notizia -. Non sono tollerabili discriminazione di alcun genere nell'accesso a servizi essenziali, come le scuole d'infanzia. Tutti i bambini, compresi i figli degli immigrati privi di permesso di soggiorno, hanno diritto a frequentare l'asilo nido, non è quindi accettabile introdurre clausole di esclusione di questo tipo». In particolare, spiega pazientemente Rosi Bindi, «l'educazione è la via maestra per favorire l'integrazione delle famiglie straniere, per imparare a vivere insieme e a non aver paura gli uni degli altri». Poi la ministra si avvale dell'autorità che le compete: «Il governo ha predisposto un piano straordinario per gli asili nido che nel triennio prevede un investimento di circa 800 milioni di euro, e l'intesa che abbiamo siglato con le Regioni non prevede alcun tipo di discriminazione». Letizia Moratti è avvisata: attenzione, ammonisce in sostanza Bindi, se volete i soldi tornare sulla retta via.
Meglio tardi che mai, visto che già dall'anno scorso le domande di iscrizione presentate per i propri figli da extracomunitari clandestini o in attesa di rinnovo del permesso di soggiorno venivano accettate con la «riserva» di poter essere respinte qualora i genitori non riuscissero a regolarizzare la propria posizione. E già allora alcuni consiglieri comunali come l'indipendente eletta nelle liste del Prc Patrizia Quartieri, che fa parte di Rete Scuole, avevano posto il problema e interrogato invano la sindaca. Ora da quest'anno, secondo la circolare della giunta pubblicata sul sito del comune di Milano che riguarda le 170 scuole d'infanzia comunali (più avanti ne sarà emessa una simile specifica per i nidi), la richiesta di iscrizione non sarà più accettata «con riserva». Ma solo nel caso le famiglie riescano a ottenere «il permesso entro la data del 29 febbraio 2008», altrimenti la domanda non verrà formalizzata. «Vedrete che non cambierà nulla, abbiamo posto per tutti», si affretta a ribattere l'assessore all'educazione Mariolina Moioli, che un anno fa condusse la guerra contro la scuola araba e poi la trattativa con i rom di via Triboniano per il riconoscimento dei «Patti di legalità». Ma subito dopo Moioli ci ripensa e risponde piccata alla ministra Bindi: «Da che pulpito viene la predica», dice chiedendo al governo di intervenire sugli stranieri «al fine di garantire dignità e sicurezza per tutti».
Il punto è proprio questo: «Qui ormai si parla di immigrati solo in contesto di legalità e sicurezza - accusa Quartieri - Moratti cavalca l'onda xenofoba e la Lega come abbiamo visto domenica scorsa con l'adesione alla manifestazione». Nelle materne comunali di Milano il 23% sono bambini stranieri. Purtroppo, spiega Quartieri, le statali sono pochissime e non c'è alcun interesse ad incrementare quelle comunali, piuttosto si finanziano i privati. Il ministero di Fioroni si dice preoccupato che la circolare porti ad una disequilibrata distribuzione di alunni immigrati, spinti verso le scuole statali o paritarie. Per il ministro Paolo Ferrero invece l'iniziativa è semplicemente «razzista», «peggio di quella del sindaco di Cittadella». «La logica è la stessa - dice - si vuole emarginare e rendere invisibili i clandestini». E questa volta si punta direttamente sui bambini.