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Manifesto-Berlusconi adesso trovi i soldi"

Berlusconi adesso trovi i soldi" Centinaia di migliaia di impiegati pubblici invadono Roma. Sono medici, professori, dipendenti comunali: basta con i tagli al welfare, subito il rinnovo del contratt...

22/05/2004
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il manifesto

Berlusconi adesso trovi i soldi"
Centinaia di migliaia di impiegati pubblici invadono Roma. Sono medici, professori, dipendenti comunali: basta con i tagli al welfare, subito il rinnovo del contratto. Cgil, Cisl e Uil non lasciano tregua al governo. Epifani: "Se l'esecutivo non ci darà garanzie, continueremo con le mobilitazioni"
PAOLO ANDRUCCIOLI
ROMA
Ancora in piazza San Giovanni, tra le bandiere e i palloncini colorati con le scritte di Cgil, Cisl, Uil e la musica. Ancora per il contratto dei pubblici dipendenti, ma questa volta anche per la difesa del welfare, delle pensioni, della sanità pubblica, della scuola, diritto universale. Il nesso tra il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, dei dipendenti delle università e dei centri di ricerca, in tutto oltre tre milioni di lavoratori e la battaglia contro lo smantellamento dello stato sociale è stato evidente ieri durante lo sciopero generale proclamato dai sindacati confederali. Un nesso che era emerso dai dati dell'Istat di pochi giorni fa (la spesa privata delle famiglie per i servizi è raddoppiata in dieci anni) e un nesso che è rispuntato ieri durante il corteo, rappresentato negli slogan e sui cartelli, ma anche durante i comizi sotto la storica basilica. "Questa non è la nostra ultima carica - ha detto dal palco Carlo Podda, segretario della funzione pubblica della Cgil - se non otterremo quello che vogliamo, troveremo altre forme di lotta". Il leggero velo di preoccupazione sui visi dei sindacalisti per una manifestazione che era iniziata con un po' di ritardo a causa degli intoppi di treni e pullman, e che sembrava inizialmente meno partecipata delle previsioni della vigilia, si è sciolto all'inizio del comizio, quando la piazza si è cominciata a riempire, gli applausi sono cresciuti, a tempo con il tono e il ritmo dei comizi dei sindacalisti sul palco. Grandissima comunque l'adesione allo sciopero: la media si attesta sull'80%, anche se quella di ieri era sicuramente una delle manifestazioni più difficili dell'ultimo periodo. Solo per il rinnovo del biennio dei dipendenti pubblici siamo già all'ottavo sciopero.

"Se pensano di poterci fiaccare - ha detto il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta - si sbagliano di grosso: ci saranno altre cento, mille iniziative, non si rendono ancora conto del potenziale di mobilitazione che abbiamo. Faremo ricorso a tutta la nostra fantasia". Stesso discorso dal segretario della Uil, Luigi Angeletti che ha polemizzato ancora una volta contro la demagogia di una governo che riduce le tasse per premiare i ricchi, altro che manovra equa per rilanciare i consumi come continua a dire il ministro dell'economia.

Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani ha attaccato apertamente il governo e in particolare la terna dei ministri: Tremonti, Maroni e la Moratti. Se per i contratti firmati ci sono voluti dai sei agli otto scioperi, varie manifestazioni e un accordo di base iniziale - ha detto Epifani - che cosa ci aspetta ora, che non abbiamo neppure un segno di volontà per arrivare all'accordo? "In realtà - ha detto dal palco il segretario della Cgil - siamo in presenza di una chiusura tombale". Epifani è cosciente che un segno dal governo è arrivato: la convocazione al tavolo di trattativa per il pubblico impiego. Osservare bene però la data: 3 giugno, ovvero dieci giorni prima delle elezioni, punto di attenzione di tutta la società politica italiana. I soldi per il rinnovo del contratto non ci sono, la differenza tra le richieste dei sindacati (8%) e quello che "offre" il governo è enorme. Conclusione dei tre segretari generali: la convocazione è solo una mossa elettorale. Naturalmente i sindacalisti andranno a vedere, faranno il loro mestiere, ma è molto improbabile che il governo si presenti al tavolo con delle proposte concrete. A meno che qualcuno dentro il governo non voglia ripetere la mossa del 2002 del vicepresidente del consiglio Fini. Ma con quali soldi?

Il fatto più incredibile, che ieri è stato sottolineato in tutti i comizi dei segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, è che si voglia barattare il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici con la riduzione delle tasse. "E' davvero incredibile e soprendente - ha detto Epifani - che ci sia un ministro che ammette con candore che non ci sono i soldi per il contratto perché dovranno essere utilizzati per la riforma fiscale. Ma come si fa a utilizzare un simile argomento? Un ministro non può dire simili cose, anzi un ministro non dovrebbe neppure pensarle". Il no a una qualsiasi forma di baratto e di scambio tra la riduzione delle tasse e il blocco del contratto dei pubblici dipendenti è dunque una posizione netta e chiara di tutti i sindacati. A questo gioco non si andrà neppure a guardare. Così come si respinge al mittente quello che il governo vorrebbe far diventare un luogo comune: il disprezzo per il lavoro dei pubblici dipendenti, per il lavoro degli statali. Siccome il governo liberista berlusconiano dà valore zero al welfare, è ovvio che dia lo stesso valore al lavoro di tutti i dipendenti pubblici. Cgil, Cisl, Uil respingono il discorso del fisco come rapina al cittadino e nello stesso tempo lo stereotipo del pubblico dipendente parassita. Sono due veleni che minacciano la convivenza civile, hanno detto ieri Epifani, Pezzotta e Angeletti.

I dipendenti pubblici sono oltre tre milioni e duecento mila, ha ricordato ieri il centro studi degli artigiani di Mestre (Cgia). Uno su sette lavora in Lombardia, la percentuale più alta di dipendenti pubblici sul totale degli occupati si trova in Calabria, mentre l'incidenza più alta, in rapporto al totale dei residenti in età lavorativa, si riscontra in Trentino. Tutta questa gente, hanno ricordato ieri dal palco di San Giovanni, tiene in piedi l'intero sistema pubblico italiano. Vedremo come si presenterà il governo all'incontro del 3 giugno.


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