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Manifesto-Atenei a porte chiuse?

CRUI Atenei a porte chiuse? I rettori contro la finanziaria: "Università al collasso" MATTEO BARTOCCI Che l'università italiana non sia quella del paese di Bengodi, lo sanno in molti, soprattutt...

11/10/2003
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il manifesto

CRUI
Atenei a porte chiuse?
I rettori contro la finanziaria: "Università al collasso"
MATTEO BARTOCCI
Che l'università italiana non sia quella del paese di Bengodi, lo sanno in molti, soprattutto gli studenti che la frequentano tra mille difficoltà. Affitti alle stelle, professori latitanti, strutture fatiscenti, caos organizzativo e didattica spesso poco formativa. Ma l'allarme sul degrado degli atenei italiani lo lanciano per l'ennesima volta anche i Magnifici che le università presiedono. La Conferenza dei rettori ha esaminato ieri la legge finanziaria preparata dal governo e ha espresso la sua "valutazione fortemente critica". Anzi, avvisano i rettori, c'è "il rischio che l'Università italiana non sia più in grado di rispondere ai propri compiti istituzionali". Tanto da veder "aumentare irrimediabilmente il divario con l'Europa". Altro che "Processo di Bologna" e lauree valide su tutto il continente. Dal 2004 si rischiano atenei a porte chiuse.

Questo degrado intollerabile non è nuovo. Da quando i rettori si dimisero in massa in segno di protesta - al tempo della finanziaria precedente - nulla è cambiato, dice la Crui. Se possibile la situazione è peggiorata, visto che nessun provvedimento di rilievo è stato adottato finora dal ministro Moratti. Solo due settimane fa il Miur aveva promesso lo stanziamento di un miliardo di euro per le università italiane. Scoperte le carte, di questo finanziamento se ne trova un decimo, 110 milioni in più per il fondo ordinario.

Anche qui si ripete quel paradosso già vissuto dagli enti di ricerca in cui da un lato si ammette a gran voce che la ricerca scientifica è il fattore principale di sviluppo per un paese moderno basato sull'"economia della conoscenza", dall'altro si procede a disorganiche riforme a costo zero senza stanziare un solo euro in più (caso Cnr docet).

Anche nella ricerca, come per le università del resto, vigerà anche per il 2004 il blocco delle assunzioni, seppure con delle deroghe limitate. Si rende così impossibile quel ringiovanimento dei docenti e dei ricercatori che invece è ormai una vera emergenza nazionale, fattore che più di altri concorre alla tanto vituperata, a parole, "fuga dei cervelli". Si parla, tra l'altro, di oltre 1300 persone che hanno regolarmente vinto il concorso per ricercatore (gli agognati 1000 euro al mese).

La Crui ha poi criticato anche gli scarsi stanziamenti per la ricerca. In sostanza quasi il 100% dei fondi ordinari che arrivano alle università viene speso per il personale e per le strutture. Ma oltre il 60% della ricerca italiana è fatta nelle università. Eliminare queste conoscenze o pretendere che in una fase di recessione come l'attuale il solo mercato investa "negli scienziati" non offre nessuna via d'uscita. Anzi, il governo sembra contraddire se stesso, non privilegiando nella TecnoTremonti gli atenei rispetto agli altri enti.

Altro punto dolente, è quello dell'edilizia. Nel 2004 infatti si ridurrà il finanziamento per l'edilizia universitaria di 150 milioni di euro. Dovranno cadere anche i tetti delle università prima che ci si renda conto della situazione? Sarà in grado lo stato di investire nell'università e nella ricerca, considerandoli come strumenti strategici per lo sviluppo del paese? Anche di questo si discuterà lunedì prossimo a Roma, dalle 10, nell'aula magna dell'università La Sapienza, dove l'Osservatorio sulla ricerca ha organizzato una giornata di confronto a tutto campo con interventi illustri e l'adesione di oltre 2000 persone.


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