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Manifesto: Aprono le scuole, si estende la protesta dei precari

ROMA «Assedio sonoro» al ministero e solidarietà dagli studenti

15/09/2009
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il manifesto

Francesco Piccioni
Una protesta capillare. Ieri non c'è stata città italiana che non abbia visto i precari protagonisti dell'apertura dell'anno scolastico. Anche all'interno di ogni singola città le iniziative si sono moltiplicate su cento momenti diversi. Segno che un movimento non solo esiste, ma ha sia un corpo sostanzioso che duttilità d'azione. Non è poco, se si pensa che fin qui è stato davvero «autorganizzato», ovvero non dipendente da nessun sindacato o partito, e articolato su una serie di coordinamenti territoriali; anche se, naturalmente, organizzazioni storiche come la Flc Cgil, i Cobas e gli altri sindacati di base hanno immediatamente fatto sentire la propria presenza, con iniziative in parte indipendenti in parte coincidenti.
Se ieri è stata Napoli il capoluogo politico, con la contestazione al ministro, a Roma si è vista la capacità di articolazione in tutta la sua ampiezza. L'epicentro è rimasto il ministero, dove oltre ai precari «attendati» nel giardinetto di fronte - e che hanno stabilito un solido rapporto con alcuni senzatetto che vivono lì da tempo - c'è stata una successione di manifestazioni. Un presidio della Cgil, un «assedio sonoro» condotto dai Cobas con camion e altoparlanti, poi un sit-in pomeridiano dei sindacati di base e infine un'assemblea del coordinamento precari.
La mattina, un gruppo di docenti era entrato nel liceo Virgilio, dov'era in corso la presentazione delle nuove classi, e hanno appeso uno striscione con «Tagli alla scuola, una truffa per tutti». Preside imbarazzatissimo, studenti solidali e pronti a scendere in piazza insieme. Un'indicazione importante, in vista della manifestazione nazionale che si terrà a Roma il 3 ottobre. I Cobas hanno invece volantinato davanti ad alcune scuole elementari e medie, coinvolgendo i genitori sul tema delle classi sovraffollate e degli altri disservizi provocati dai tagli.
Anche in Molise l'apertura è stata contrassegnata dalle proteste di precari e genitori. A Isernia molte scuole comunali sono rimaste chiuse per inagibilità post-terremoto; in altre si sono moltiplicati i doppi turni. Un Comitato dei genitori non ha perciò mandato i figli a scuola. In Calabria, è stata Catanzaro la città dove si sono dati appuntamento docenti e Ata della regione. A Bologna i precari che stazionavano sotto l'Ufficio scolastico provinciale hanno a un certo punto contestato le delegazioni sindacati che entravano per discutere di un possibile accordo con la Regione (dare lo stipendio anche di luglio e agosto a chi aveva concluso la supplenza il 30 giugno). «Un accordo - spiegava Edmondo Febbrari, portavoce del coordinamento - che riguarda solo il 10% delle persone, per poi mandarci tutti a casa comunque».
A Milano molto è girato intorno all'ex provveditorato di via Ripamonti, dove si sono presentati i sindacati. E' proseguito invece il «presidio permanente» di piazza 24 aprile, mentre al liceo Parini i precari hanno manifestato indossando maschere bianco e bavagli. Nelle Marche una decina di docenti si è incatenata davanti all'Ufficio regionale di Ancona, ricevendo la solidarietà del presidente dell'assemblea regionale, del sindaco e dell'assessore provinciale all'istruzione. Scene simili in Veneto, a cominciare da Venezia, dove la protesta ha indossato le vesti intime, ossia le mutande. Forse per questo, non si è capito, la direttrice dell'ufficio scolastico regionale ha pensato bene di aggiungere un tocco di ridicolo alla tragicità della situazione: ha invitato tutti gli studenti a non scambiarsi «baci e carezze nei corridoi» perché c'è l'influenza nell'aria.
Impossibile dar conto degli episodi verificatisi in ogni città, comunque. Il movimento dei precari, come avevamo già scritto, continua a crescere in dimensioni e maturità di scelte. Ora che la scuola ha riaperto i battenti si potrà misurare la solidarietà del personale di ruolo (comunque alle prese con classi sovradimensionate, turni demenziali, problemi di sicurezza per scarsità di personale, orari di insegnamento «elasticizzati» anche sopra le 18 ore, ecc) e degli studenti. Al 3 ottobre, in fondo, non mancano molti giorni.


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