Manifesto: «Anche la scuola privata è pubblica»
Mariastella Gelmini, intervistata dal settimanale Tempi , dà voce alla filosofia che sta dietro alla sua riforma: dare in gestione parte della scuola pubblica ai privati
«Anche la scuola privata è pubblica»
Andrea Gangemi
ROMA
«La scuola è sempre pubblica, sia quando è gestita dallo Stato sia quando non lo è». Il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, intervistata dal settimanale Tempi , dà voce alla filosofia che sta dietro alla sua riforma: dare in gestione parte della scuola pubblica ai privati. Anche se la ministra richiama un principio sacrosanto: «Di conseguenza - continua - credo che noi dobbiamo adoperarci per elevare la qualità media della scuola, sia essa statale o non statale. E soprattutto dobbiamo rendere concreto e attuare il principio costituzionale della libertà di scelta in capo alle famiglie». È un fatto però che il suo decreto 137 non piace molto a genitori, studenti e men che meno agli insegnanti che ieri, mentre si avviava l'iter parlamentare, hanno partecipato a varie iniziative di protesta. A Roma, i Verdi con Grazia Francescato hanno manifestato davanti al ministero di Viale Trastevere mentre Rifondazione comunista e il Coordinamento insegnanti e genitori hanno organizzato un sit-in davanti alla Camera nel corso del quale il segretario Paolo Ferrero ha comunicato l'adesione del partito «alle manifestazioni organizzate il 27 settembre dalla Flc-Cgil in varie città d'Italia ». Da Palazzo Montecitorio esce Maria Coscia, responsabile scuola del Pd: «Tutte le associazioni si sono pronunciate contro il maestro unico», dice riferendosi all'audizione tenutasi ieri in commissione Cultura della Camera. Sono stati sentiti anche i rappresentanti delle Provincie italiane, Angela Cortese e Andrea Ferrazzo, secondo i quali le ripercussioni maggiori della riforma si avranno dal taglio del tempo scuola «i cui costi in termini di servizi aggiuntivi per i bambini ricadranno prima sulle famiglie e poi sugli enti locali. Riteniamo di avere pieno titolo - hanno aggiunto - per chiedere la discussione in conferenza unificata dell'articolo 4, quello sul maestro unico e sul tempo scuola». Dello stesso avviso anche l'Associazione dei comuni italiani che chiede «rassicurazioni sul mantenimento ed incremento del tempo pieno». Oggi le proteste cominciano anche in Sicilia con la manifestazione regionale organizzata nel primo giorno di scuola dai sindacati (Flc Cgil, Cisl e Uil scuola e Snals-Confsal) contro i tagli che, secondo i loro calcoli, potrebbero compromettere 960 posti quest'anno, e addirittura 15 mila entro 3-5 anni. In movimento anche gli studenti medi. Dopo l'Uds, è la volta di tre associazioni che lanciano insieme una serie di iniziative: la Rete degli studenti, il Sindacato degli studenti e l'Isim inizieranno venerdì, esponendo striscioni e bloccando la didattica per la prima ora di lezione in molte città italiane. Intanto preparano la manifestazione nazionale per sabato 4 ottobre. E perfino il Pd «promette battaglia in Parlamento