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Manifesto-An sfida Moratti E poi ci ripensa

An sfida Moratti E poi ci ripensa La scuola scuote di nuovo la maggioranza. A rompere le righe ieri è stata l'esponente di Alleanza nazionale Angela Napoli, relatrice della riforma morattiana in co...

15/01/2004
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il manifesto

An sfida Moratti E poi ci ripensa
La scuola scuote di nuovo la maggioranza. A rompere le righe ieri è stata l'esponente di Alleanza nazionale Angela Napoli, relatrice della riforma morattiana in commissione. Le sue dimissioni mattutine rientrano nel pomeriggio, ma lo scontro nel governo resta
CINZIA GUBBINI
ROMA
Ore 12,00: la deputata di Alleanza nazionale Angela Napoli, relatrice del primo decreto attuativo della riforma Moratti, si dimette. Moratti "lede le prerogative del parlamento", spiega. "Mi è parso di cogliere che nella circolare sulle iscrizioni emanata ieri, così come è stata riferita da giornali e televisioni, siano state fatte delle scelte rispetto alla quali non saranno apportabili modifiche alla bozza di decreto", è la durissima dichiarazione che lascia tutti a bocca aperta, anche se l'accenno a telegiornali e televisioni non fa ben sperare visto che la circolare ce l'avevano tutti in mano. E infatti, ore 17, Napoli ritira le dimissioni "avendo chiarito con Letizia Moratti il contenuto della circolare sulle iscrizioni per l'anno scolastico 2004-2005 e avendo preso atto che la stessa non pregiudica il parlamento". Bene, gli esponenti della maggioranza - ogni tanto - si parlano. Male, perché viene spontaneo chiedersi cosa ci sia dietro, soprattutto in vista della manifestazione nazionale di sabato a Roma che di quel decreto chiede il ritiro. Le dimissioni di Napoli erano state accolte da plausi e giubilo, tutti lodavano l' "atto coraggioso", mentre l'opposizione - Ds in testa - chiedeva le dimissioni del ministro e il ritiro del decreto. Perché che una parte della maggioranza - soprattutto l'Udc, ma anche Alleanza nazionale - sia contraria al decreto in approvazione e in generale alla riforma della scuola non è una novità, anche se finora nessuno ha mosso un dito. Ai cattolici non piace l'anticipo scolastico, ma neanche lo stravolgimento della scuola elementare, oggetto prioritario del decreto in discussione alle commissioni cultura di camera e senato. A partire dalla distruzione del tempo pieno, passando per la diminuzione del monte ore, per finire con l'imposizione del maestro prevalente o "tutor" nel vocabolario morattiano. Tanto che ieri il responsabile scuola dello scudocrociato, Beniamino Brocca, parlava di "grave malessere nel mondo dell'istruzione", e giudicando le dimissioni di Napoli "un atto coerente", chiedeva che il decreto venisse "riscritto" poiché aleggia "il sospetto di illegittimità".

Ma anche Alleanza nazionale scalpita e non apprezza il tempo pieno in salsa morattiana, soprattutto da quando è bersaglio di veri e propri movimenti popolari nella scuola - in alcuni dei quali pesca elettoralmente. An, e tra loro in particolare il senatore Valditara componente della commissione cultura, ci teneva tanto ad apparire paladina della difesa del tempo pieno - ovviamente accontentandosi di difendere giusto giusto le 40 ore, ma magari riuscendo a infilare un emendamento che chiedesse la riduzione di quelle spropositate 10 ore per la mensa in favore dell'orario "opzionale". E Moratti se ne esce con una lettera che rassicura tutti, e in più con una circolare che mette nero su bianco che già tutto è stato deciso. Non si fa. Aggiungiamo che Angela Napoi è un ex dirigente scolastico, per nulla a digiuno del "fare scuola", molto insofferente - dicono - nei confronti della riforma, soprattutto da quando in commissione cultura alla camera sono sfilati tutti i principali sindacati e moltissime associazioni per dire che quel decreto va ritirato. Ed ecco che l'annuncio delle dimissioni poteva sembrare credibile.

Ma poi è intervenuto "qualcosa". Una pressione dall'alto, o più probabilmente uno scambio sotto banco. Molti pensano, infatti, che Moratti abbia dato semaforo verde alla legge sullo status giuridico dei docenti, di cui Napoli è prima firmataria. Insomma, bassi mercanteggi mentre il mondo della scuola promette di dare battaglia al decreto e - con un'adesione molto ampia di forze - manifesterà sabato per le vie della capitale. La lettera inviata l'altroieri da Moratti "alle famiglie" per rassicurarle sul mantenimento del tempo pieno, non ha convinto nessuno. "Basta leggere la circolare - dice Piero Bernocchi dei Cobas - in cui si dice che il tempo pieno è composto da un tempo scuola obbligatorio, uno aggiuntivo e dal "servizio della mensa". Ecco lo spezzettamento, ecco la negazione del tempo pieno, e i genitori lo sanno".

Se la lettera ha il sapore di un estermo atto di difesa del ministro di fronte all'insorgere delle scuole, rimane sul piatto la famosa circolare sulle iscrizioni. Checché ne dica il ministro, quella circolare anticipa illegittimamente l'iscrizione a cinque anni e mezzo alla scuola elementare e prefigura una scuola che ancora non c'è, elemento che si coglie particolarmente nelle scuole medie dove si prevede un tempo scuola inferiore di tre ore rispetto all'attuale. Ieri, dopo il dietrofront di Napoli, la maggioranza si è sbracciata per difendere la circolare, a partire dai presidenti delle commissioni cultura di camera e sanato (Adornato e Asciutti, entrambi Forza italia). Anche il ministero di viale Trastevere in una nota ha voluto ribadire che la circolare è "un atto dovuto" e che "non introduce in alcun modo anticipazioni rispetto al nuovo quadro normativo all'esame degli organi competenti e in via di definizione". Su quest'ultimo punto, risponde sarcastico il segretario della Cgil scuola, Enrico Panini, che censura la "sceneggiata" andata in onda ieri e chiede: "A quando un chiarimento per informarci che gli elefanti volano?".


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